Jacopo Ratini torna alla musica di evasione e con un’immagine ironica e poetica allo stesso tempo, pubblica “Dormire abbracciati”, il suo nuovo singolo che parla di gesti quotidiani apparentemente semplici, che nascono da bisogni molto reconditi. Jacopo ha partecipato a Sanremo nelle Nuove Proposte, ha all’attivo 3 dischi, è ideatore del Salotto Bukowski (un reading-musicale tra teatro e canzone, in cui le poesie di Charles Bukowski s’incontrano a livello tematico con gli artisti che hanno reso grande la canzone d’autore italiana) ed è fondatore dell’etichetta musicale Atmosferica Dischi.
Che valore ha per te il sonno in coppia e il sonno di artista solitario così come tutti lo intendono?
Ho sempre avuto un rapporto particolare con il sonno. Specialmente per quanto riguarda la fase di addormentamento. Da quando ho più o meno ventitré anni faccio molta difficoltà a prendere sonno, tant’è che ho scritto una canzone, contenuta nel mio primo album, che tratta il tema dell’insonnia e che ho intitolato “Dormire la notte”.
Per ciò che riguarda, invece, il dormire in coppia, il mio pensiero credo di averlo riassunto in modo esaustivo nel mio ultimo singolo “Dormire abbracciati”, altra canzone autobiografica. Chiedetemi tutto ma non di dormire una notte intera abbracciati…non ne sarei capace.
Che importanza si attribuisce oggi al riposo sia nella vita privata che professionale?
Negli ultimi anni il riposo, mentale e fisico, è sottovalutato. La società della performance ha creato un paradosso: un’accelerazione estrema sia in ambito lavorativo (overworking) che di pensiero (overthinking); molte persone si sentono in obbligo di riempirsi la vita con tante cose da fare. Sembra così difficile ritagliarsi un momento per stare in pace con se stessi e staccare la spina; come se fermarsi e riposare fosse quasi un senso di colpa e non un regalo da concedere alla propria psiche e al proprio corpo.
Secondo te l’esperienza dei reading ti ha avvicinato a un pubblico diverso?
Sicuramente. L’esperienza de “Il club dei narrautori”, prima, e del “Salotto Bukowski”, successivamente, mi ha fatto conoscere a un pubblico che non aveva mai ascoltato le mie canzoni. E, viceversa, le persone che mi conoscevano solo come cantautore, hanno potuto toccare con mano un altro lato della mia personalità artistica: la poesia, scritta e recitata.

Come passerai l’estate?
Agosto lo passerò tra il mare e la montagna per ricaricare le energie creative, perché a settembre si ricomincia, come sempre, su più fronti artistici contemporaneamente.