Imprenditore coraggioso o semplice appassionato e irrinunciabile sognatore? Mirco Arrò è certamente un artigiano che si fa notare. Alla recente edizione milanese di Lineapelle Designers ha incantato stampa e buyer con un’idea semplice e rivoluzionaria: lavorare il pellame con le sue mani per realizzare linee di pezzi unici di accessori.

Che piacciono molto, specialmente a un pubblico di compratori esteri innamorati del fatto-a-mano in Italia. Proprio come Mirco, che ci racconta: “Si possono spendere soldi per i blasonati accessori dei marchi delle multinazionali dello stile, e lo capisco. Ma un manufatto unico, anche personalizzato, non ha uguali”. In più, aggiungiamo noi, la sua linea 1932 Co., è fatta con cura unica nel suo laboratorio di Torino, utilizzando solo pellame proveniente dal florido mercato fiorentino.
Mirco Arrò oggi è a capo di un atelier di ideazione e realizzazione di prodotti unici realizzati artigianalmente in Italia con materiali del passato. Sono prodotti esclusivi e durevoli ispirati al passato, con recupero di materiali, tecniche e lavorazioni di una volta. Ci racconta: “1932 nasce da una viscerale passione e da una profonda nostalgia per un passato ricco di storia, tradizioni, costumi e di una bellezza che oggi rischia di essere sempre più dimenticata. Un mondo lontano, povero di cose ma ricco d’umanità, che ha suscitato in me il desidero di avviare un progetto capace di lasciare un segno nella nostra epoca, tramandando i valori di un tempo. Dopo diversi anni in cui ho lavorato come calzolaio, prima in una storica bottega fiorentina, poi a Venezia in una prestigiosa casa di moda francese, sentivo sempre di più la necessità di creare qualcosa di mio, che rispecchiasse tutti i valori in cui ho sempre creduto. Ho iniziato a sfogliare riviste d’epoca, libri di fotografia e frequentare mercati dell’antiquariato, cercando fonti d’ispirazione. Inizialmente mi affascinava il mondo dell’arredamento domestico, in particolare quello inerente alla cucina, fulcro dell’abitazione in cui la famiglia si riuniva per i pasti, dove tutti sostavano davanti al focolare, un luogo d’intensa socialità, d’incontro tra generazioni e di trasmissione del sapere. Casualmente parlai di questa idea con un mio ex professore, anche lui come me mosso da simili interessi e sensibilità, tanto che da subito decise di aiutarmi a sviluppare il progetto, diventandone parte integrante, occupandosi principalmente della parte grafica”.






A 33 anni questo artigiano torinese merita tutti gli encomi possibili: è una testimonianza che la cura dell’oggetto, la passione per la moda e la volontà di tramandare un filone che non deve arrestarsi, è possibile.
“1932 non è solo un brand, ma soprattutto uno stile di vita – ci racconta – che ha come obiettivo quello di preservare le tradizioni dei nostri antenati, dai materiali alle tecniche di lavorazione, elementi fondamentali per garantire la durata dei prodotti nel tempo. Ritornare quindi alle origini, portando con sé valori, tecniche e conoscenze che oggi sono sempre più destinati a scomparire. La mia missione attraversa la storia e cerca di trasmettere nei prodotti quell’identità antica fatta di sacrifico e passione, per creare oggetti unici pensati per resistere nel tempo”.