Aeroporti e reality tv, un connubio che desta curiosità in ogni parte del mondo. Perché fondamentalmente osservare le persone agli aeroporti è più illuminante che sfogliare manuali di antropologia. Fa capire chi sono gli abitanti del mondo di oggi.
Parte oggi lunedì 17 ottobre alle 15.30 su Rete 4 “Hello Goodbye” il docu-reality di Marco Berry che racconta delle emozioni che i passeggeri vivono agli aeroporti. Qualche decennio fa gli scali furono inseriti nella lista dei non-luoghi da sociologi evidentemente miopi. Oggi le aerostazioni sono delle vere città nelle città con economie e socialità tutta loro.

Hello Goodbye racconta il mix di emozioni di chi aspetta, arriva, parte da un aeroporto con la massima ben in mente: “Le migliori storie sono raccontate dalla vita stessa”. Il programma discende da un format olandese in onda da una decina d’anni in patria (dal 2009 in Uk) e che in Italia arriva con 60 storie emblematiche raccolte in due mesi di riprese. Chi arriva e chi parte, storie che esprimono grandissime emozioni, una moltitudine di vite che s’incrociano tra un gate ed un check-in, vedono ragazzi in cerca di fortuna all’estero; persone che si raggiungono o si dividono per sempre; genitori addolorati, ma speranzosi per i figli in partenza per un altro continente; amori che nascono o finiscono; emigranti che tornano nella terra natìa; partenze dolorose o arrivi tanto attesi; addii al celibato; missionari che vorrebbero migliorare il mondo e adulti che provano a cambiar vita, anche se non più così giovani.
Finora ci si è concentrati sui big data e sul profittevole “tempo morto” che si trascorre in aeroporto. Profittevole per le aziende che commercializzano (specie beni di lusso) in queste grandi gallerie dello shopping. In tv si erano viste le storie di Heathrow e Schipol ma ora è il momento dell’Italia. E da noi, è da prevedere, i saluti o i ricongiungimenti sono molto più calorosi e intensi che all’estero. Almeno nella manifestazione, ben chiaro, perché poi lo spaccato veritiero della nostra società ci dice che in fin dei conti le persone sono uguali ovunque esse siano. Specie nelle gioie e paure che si nascondono dietro un ciao o un arrivederci.