8 Aprile 2025
COMPARAZIONI INTERNAZIONALI

L’Italia nel panorama europeo del gioco: leader o fanalino di coda?

8 Aprile 2025
COMPARAZIONI INTERNAZIONALI

L’Italia nel panorama europeo del gioco: leader o fanalino di coda?

8 Aprile 2025
COMPARAZIONI INTERNAZIONALI

L’Italia nel panorama europeo del gioco: leader o fanalino di coda?

Nel corso dell’ultimo decennio, il settore del gioco in Europa ha subito una trasformazione radicale: dalla progressiva regolamentazione del gioco online alla normalizzazione del gioco responsabile come parametro misurabile di sostenibilità di sistema. All’interno di questa cornice, il posizionamento dell’Italia solleva interrogativi legittimi. È un protagonista strutturato in grado di orientare dinamiche continentali o un inseguitore privo di una visione integrata e di lungo termine?

Uno degli errori più frequenti tra i non addetti ai lavori è confondere regolamentazione con restrizione. L’Italia, con la sua AAMS, è stata tra i primi Paesi europei a dotarsi di un impianto normativo strutturato per il gioco con vincita in denaro. Sin dal decreto Bersani del 2006 fino al processo di assegnazione delle concessioni online del 2018, lo Stato italiano ha adottato un approccio concessionario che, seppur ancorato a una logica di controllo centralizzato, ha garantito continuità e monitoraggio degli operatori.

Tuttavia, rispetto a mercati come quello danese o svedese, che hanno snellito l’accesso degli operatori legali, l’Italia mostra una rigidità procedurale che rischia di rallentare l’innovazione. Il blocco all’apertura di nuove concessioni, ad esempio, ha cristallizzato il mercato in una fase in cui altri Paesi ridefiniscono regole più flessibili, pur mantenendo rigide le misure su trasparenza, KYC (Know Your Customer), antiriciclaggio e gioco patologico.

Gli esperti utilizzano parametri chiave per valutare la maturità di un sistema regolatorio: tasso di canalizzazione (ovvero percentuale di gioco su piattaforme legali), indice di compliance tecnica degli operatori e parametri di trasparenza. L’Italia si mantiene sopra l’85% di canalizzazione, un valore rilevante, ma minacciato da politiche restrittive sulla pubblicità, che tendono a spingere i giocatori più esperti su circuiti non autorizzati.

Volume di gioco e dinamiche di mercato

Guardando al valore economico aggregato, l’Italia è seconda in Europa per volume di raccolta nel settore del gioco regolamentato nei migliori casino online, dietro solo al Regno Unito. Nel 2023 il comparto ha mosso circa 136 miliardi di euro in termini di raccolta lorda, con oltre 20 miliardi provenienti dal solo gioco online. All’apparenza, numeri da leader.

Ma l’illusione ottica della raccolta grezza va smascherata. Gli analisti valutano la reale penetrazione del settore attraverso la GGR (Gross Gaming Revenue), ossia la differenza tra raccolta e vincite pagate. Qui l’Italia si posiziona nelle prime tre, ma con una concentrazione molto elevata su pochi prodotti: slot e scommesse sportive assorbono oltre il 70% della GGR. Al confronto, mercati come Germania e Paesi Bassi mostrano una maggiore diversificazione su verticale casinò, lotterie digitali e skill games.

Questa mancanza di profondità non è casuale, ma è specchio di una cultura di gioco ancora radicata nella fisicità del canale retail. Solo il 22% della spesa passa dall’online, rispetto a medie sopra il 30% nei mercati nordeuropei. Le cause includono limiti infrastrutturali, gap educativi digitali e vincoli procedurali nell’onboarding digitale del giocatore.

Innovazione tecnologica e user experience

Nel competitivo scenario europeo, l’innovazione non è un’opzione, ma un requisito minimo per sedersi al tavolo dei protagonisti. L’Italia, sotto questo profilo, bilancia eccellenze isolate con una disponibilità media tecnologica ancora non omogenea.

Mentre alcuni operatori concessionari italiani fanno uso di motori di recommendation basati su algoritmi predittivi, realtà aumentata nei game room virtuali e tecnologie di behavioral analytics per il controllo del rischio, l’adozione non è estesa a tutto il settore. In paesi come Malta o Estonia, invece, l’interoperabilità tra sistemi gestionali, KYC automatizzati e Pay-N-Play è lo standard. Ciò permette user journey più fluidi, onboarding in meno di 90 secondi e sessioni di gioco tracciate in tempo reale a garanzia della tutela del giocatore.

L’approccio italiano premia ancora l’intermediazione fisica e scoraggia soluzioni frictionless che potrebbero aumentare il tasso di legalità e l’esperienza dell’utente. Peraltro, la rigidità nelle comunicazioni promozionali, in particolare il divieto di advertising introdotto dal Decreto Dignità, ha di fatto arrestato lo sviluppo del brand di molti operatori regolari.

L’assenza di un sandbox regolamentare italiano rappresenta un ulteriore ostacolo all’introduzione controllata di innovazioni su scala industriale. Un’occasione mancata per testare tecnologie ad alto impatto su segmenti emergenti come il mobile-only gaming o il social gambling in ambienti gamificati.

Gioco responsabile e sostenibilità del sistema

Nell’analisi della maturità di sistema, il parametro del gioco responsabile pesa quanto l’efficienza economica o la copertura tecnologica. E qui l’Italia mostra segnali ambivalenti. Da un lato, il Registro Unico delle Autoesclusioni ha rappresentato un salto di qualità nel monitoraggio centralizzato dei comportamenti a rischio. Dall’altro, la mancanza di un osservatorio sistemico indipendente limita l’elaborazione di modelli predittivi su base statistica.

In confronto, iniziative come GamCare nel Regno Unito o Spillemyndigheden in Danimarca operano non solo come watchdogs regolatori, ma anche come hub di ricerca applicata. Si basano su metriche come il Loss Limit Setting, Frequency Pattern Analysis e Stress Exposure Ratio. L’Italia, invece, si muove ancora con strumenti normativi più lineari e meno modellizzati.

Uno degli strumenti oggi considerati best practice a livello europeo è l’integrazione di machine learning nei sistemi antifrode e anti-comportamenti compulsivi. Solo una parte degli operatori italiani implementa AI nei propri algoritmi di engagement management, mentre la maggioranza lavora su sistemi parametrici vecchio stampo, basati su soglie statiche per tempo e spesa.

Mettere davvero al centro la sostenibilità del gioco in Italia richiede un salto culturale e progettuale: definire KPI misurabili a livello pubblico, integrarsi con il sistema sanitario per la prevenzione e, soprattutto, non confondere il gioco responsabile con il semplice divieto.

Conclusione: un gigante dai piedi d’argilla?

Numeri alla mano, l’Italia rimane una delle potenze europee nel gioco regolamentato. Ma il suo modello evidenzia crepe nei pilastri evolutivi: innovazione tecnologica, elasticità normativa e centralità dell’utente. Le fondamenta ci sono: una struttura normativa chiara, una rete distributiva capillare, un’alta canalizzazione nel gioco legale.

Eppure, senza correggere la rotta lungo i vettori globali: digitalizzazione, personalizzazione, sostenibilità,il rischio è quello di restare un gigante dai piedi d’argilla. L’Italia ha tutte le carte in regola per essere leader, ma deve imparare a giocarle fino in fondo, abbandonando approcci difensivi e riscoprendo una sana competitività culturale e sistemica. Senza questo salto, lo specchio europeo rischia di restituire un’immagine sfocata, più simile a un fanalino di coda che a una guida riconosciuta.

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