Quando nel 1978 la Sony incominciò a produrre walkman con musicassette (egemonia durata fino al 2010) si gridò alla rivoluzione. La musica sempre appresso. Nell’ultimo anno, in piena era digitale e complice la pandemia, si è assistiti a un incremento di podcast del valore del 108%, con circa 1,8 milioni di titoli su Spotify. Cosa sta succedendo? Ci stiamo appassionando di nuovo all’audio? ClubHouse, il nuovo social media fondato sull’ascolto, e l’esplosione dei PodCast possono indicare delle evoluzioni.
Spotify e Tinder hanno dato poco i dati che svelano come si cercano sempre più consigli su appuntamenti e relazioni in formato audio.
Spotify ha registrato un aumento del 49% degli ascoltatori di podcast a tema amoroso a livello globale rispetto all’anno scorso, mentre Tinder ha scoperto che l’aggiunta di una canzone (Anthem) migliora l’esperienza di swiping, generando maggiori possibilità di match.
Riccardo Poli, autore di Radio 24 a cultore della radio, ci aiuta a capire i perché di questo rinascimento dell’audio: “Ci sono due motivi per capire la rinascita di interesse per questa forma di comunicazione. Il PodCast nasce nel 2004, quindi esiste da tempo, ma il mercato italiano se ne è accorto ora. Negli USA è un modo di fruire contenuti affermato da una vita. L’audio è semplice nella produzione, col PodCast puoi immediatamente comunicare. E non dimentichiamo che il cervello evolutivamente è legato all’oralità più che all’esperienza visiva. In pandemia parlavamo tutti di suoni: la città ha cambiato suono, non immagine. Infatti tutti ci ricordiamo delle sirene”.
Il Covid e le restrizioni sociali hanno dato una grande mano alla rimonta dell’audio. Il video ha bisogno di essere supportato da esperienze all’aperto, dalle novità, dalle location che non si sono viste prima. Ma quando si sta in casa? “Tutti si sono trovati a casa costretti – racconta Poli – e col microfono a disposizione si sono creati una marea di contenuti, non sempre degni di nota, per usare un eufemismo. Le grandi aziende editoriali si sono buttate a capofitto e così anche Diletta Leotta e simili hanno prodotto il loro PodCast. Che non funziona se non si sa costruire una narrazione, uno storytelling che proponga un immaginario per il pubblico. Non abbiamo bisogno di celebrity che semplicemente…parlano“.
La stessa radio ha ripreso il suo ruolo centrale nei meccanismi di informazione. Riccardo Poli sottolinea che “la voce è il veicolo più vero, il modo di leggere cambia a seconda dell’umore, la parola esce fuori in maniera incontrollata, il tono di voce che si sente parla di noi“.
Magari in un programma di intrattenimento giornaliero è difficile smascherare le sensazioni degli speaker, ma Poli evidenzia che ciò che arriva al cuore dell’ascoltatore è altro: “Vero che ora c’è tanto rumore. C’è quasi una svalutazione delle offerte, la cosa che salva è quello che fa emergere un’opinione, in fondo, l’ascolto è come leggere un libro. La radio verità è quella che riesce a trasformare l’elemento di negatività in un’opportunità per la narrazione. Per i PodCast consiglio Broncio, I Problemi di Jonathan Zenti, Fabrizio Mele curatore di Alessandro Barbero, ascolti che muovono il cervello. Questo succede quando ci sono prodotti sostenuti da scrittura notevole, ci deve essere un’idea, ma non deve essere rigida. E poi si vince la scommessa quando si scorge la capacità di esporsi della persona che parla, il non aver paura di svelarsi”.
“I podcast sono la rivoluzione digitale” – afferma Virginia Valsecchi di Sirene Records– “i fruitori maggiori sono i ragazzi tra i 18 e i 35 anni e noi, come realtà giovane, vogliamo sviluppare e produrre contenuti originali di vario genere. Il nostro obiettivo è quello di dare voce alle storie e sottolineare il potere delle parole attraverso una squadra di professionisti in grado di tradurre in “ascolto” le immagini di un storia che ha una narrazione precisa”.
L’intento di Sirene Records è quello di creare dei podcast fictional italiani, un’operazione mai fatta in Italia che vede in “SBAGLIATA” il primo progetto della casa di produzione. Racconta la vita di Emma, una trentenne estremamente confusa interpretata da Pilar Fogliati. L’idea nasce da Virginia Valsecchi e da Daniela delle Foglie, ed è prodotto da Virginia Valsecchi e Dario Martelli per Sirene Records. Il podcast si sviluppa in 6 episodi da 25 minuti l’uno ed è disponibile dal 12 febbraio su Spotify, Apple Podcast, Spreaker.
Non lontano da questo trend, ma perfettamente in sintonia, è il successo di ClubHouse, il Social Network audio. Disponibile solo su invito e su Apple, non si può registrare, non si può “scaricare” e offre un senso di esclusività che sta creando smania di appartenenza. In Italia è boom da gennaio 2021, e già c’è chi si ritrova a essere star. Il web marketing raccontato da Marco Montemagno (Monty) raccoglie quasi 100mila utenti.
Luana Salvatore, direttrice di RioCarnival attenta alle tendenze musicali, ci racconta così la sua esperienza sulla nuova piattaforma: “Ottimo layout, poche funzionalità ma si lavora bene organizzando le room tematiche. Per me sta diventanto fonte di informazione primaria che gioca con l’effetto sorpresa, non sai chi interviene e puoi intervenire e quindi è anche piacevole. C’è maggiore educazione, l’interfaccia complessiva porta ad un livello più alto di conversazione. Credo che a catturare sia la voce, perché richiede attenzione, per attirare bisogna necessariamente creare contenuti. Ci sono limiti per quelli che sono provocatori o esibizionisti, e si lascia più spazio a chi ha contenuti“.
Luana è entusiasta anche per il valore sociale che questo cambio sta significando: “ClubHouse mi ricorda una social radio indipendente dove tutti possono partecipare e dire la propria. È molto più sensoriale, il tono della voce, il piacere di ascoltare gli altri, sono aspetti affascinanti. Mi sembra un ambiente più rilassato rispetto a un video, non deve essere sempre una forzatura come in video. Sembra una tutela in opposizione all’ondata di video call che facciamo tutti ormai per lavoro”.
Pensate a un impegno che confina con lo svago e che non richiede tutti i sensi connessi? Questo è ClubHouse. Ha vantaggi rispetto al video, si può ascoltare ovunque non si ha il disagio di dover essere presentabile. Dice Luana Salvatore sulle peculiarità della app: “Non devi stare incollato con gli occhi, devi mettere il social in modalità on e puoi organizzare altro, trascrivere dati, puoi uscire, usarlo mentre fai altro. Ho notato che chiunque si è collegato, dalla celebrità allo speaker, si è lasciato andare a confidenze che non emergono altrove, perché non si può registrare, può esserci solo il passaparola, non c’è prova evidente di quello che avviene come agli altri social. Infatti mi sono divertita a sentire aspetti intimi o gossip leggeri su personaggi nell’ambito musicale. Si stanno anche creando dei palinsesti come le radio, in maniera molto più indipendente, anche rispetto alle web radio perché non c’è una tassa da pagare, con Clubhouse al momento è tutto gratuito. Molti infatti dicono che è un’evoluzione delle webradio. Senza contare che molte persone si stanno mettendo in mostra con la musica che hanno realizzato, si fanno ascoltare le canzoni ed è possibile avere una audience di produttori e musicisti, potenzialmente da tutto il mondo. Detto questo, le frivolezze sono ovunque ma almeno qui il contenuto ha preso il sopravvento”.
La voce ha un colore, dà delle indicazioni su una persona, aiuta a capire chi è lo speaker. Sarà anche per questo che i nuovi cellulari smartphone di fascia alta come Iphone non hanno più il jack audio. Bluetooth funziona meglio (il successo di assistenti vocali come Alexa è una testimonianza) ma la ragione è prevalentemente commerciale per fare acquistare gli AirPods.
Il PodCast di Molini Pasini apre anche uno squarcio sulla valenza commerciale di questo mezzo. In azienda dicono: “Simili alla radio ma senza la sua fretta, simili ad un audiolibro ma senza la sua rigidità, i podcast sono contenuti audio da ascoltare quando si fa altro, quando la mente può sognare mentre le mani si danno da fare, mentre i piedi camminano e il pensiero può correre altrove. Le sei puntate della prima serie che abbiamo sviluppato, hanno esplorato l’universo dell’arte bianca, raccontando le tipicità regionali e dando voce a tutti coloro che costruiscono valore sull’artigianalità tipica italiana”.
«Ancora una volta ho voluto scommettere su una novità e ho provato a capire come renderla funzionale al nostro lavoro di comunicazione della farina e dei suoi valori. – Spiega Gianluca Pasini, amministratore di Molino Pasini. Partecipare alla realizzazione di questo podcast ha sicuramente arricchito la nostra capacità di comprensione di un mondo digitale che sta cambiando, dove le persone hanno sempre più bisogno di contenuti che vadano in profondità, e hanno perso interesse a navigare in superficie. Il podcast è lo strumento perfetto per offrire approfondimento, sempre in forma di intrattenimento e sempre con il prodotto al centro. La farina diventa audio e racconto, e si spiega ai suoi fruitori in un ambito sempre più diffuso e contemporaneo».
Ripartita anche Radio GAMeC, in concomitanza con la mostra Ti Bergamo – Una comunità. Il progetto – nato in piena emergenza sanitaria e riconosciuto dall’UNESCO come una delle migliori iniziative museali al mondo nate durante il lockdown – dal 17 ottobre 2020 ha ricominciato l’avventura in FM su Radio Popolare grazie alla collaborazione con PopUp.
Ogni sabato dalle 14.30 alle 16.00 Alberto Nigro e Andrea Frateff-Gianni, storici conduttori di Pop Up Live, diventano portatori di parole che uniscono le comunità: Radio GAMeC approda di volta in volta in un luogo diverso, trasmettendo in diretta sulle frequenze di Radio Popolare.
Con uno studio mobile a bordo di un camper attraverseranno Bergamo e provincia per raccontarne le comunità, condividendo ancora una volta con il pubblico testimonianze dal territorio e storie da tutto il mondo.
Interviste a cura di Christian D’Antonio. Ricerche aggiuntive a cura di Luana Salvatore