4 Ottobre 2025

Regali riciclati, un trend che fa bene

Una ricerca commissionata da eBay.L'accumulo di oggetti inutilizzati nelle nostre case non è solo una questione di spazio, ma rappresenta una significativa dispersione di valore economico.

4 Ottobre 2025

Regali riciclati, un trend che fa bene

Una ricerca commissionata da eBay.L'accumulo di oggetti inutilizzati nelle nostre case non è solo una questione di spazio, ma rappresenta una significativa dispersione di valore economico.

4 Ottobre 2025

Regali riciclati, un trend che fa bene

Una ricerca commissionata da eBay.L'accumulo di oggetti inutilizzati nelle nostre case non è solo una questione di spazio, ma rappresenta una significativa dispersione di valore economico.

Ogni casa è un potenziale scrigno di valore: oggetti dimenticati, regali mai usati, beni custoditi per abitudine più che per reale utilità. L’accumulo non è solo una questione di spazio: rappresenta anche una dispersione di valore economico. Comprendere i motivi per cui accumuliamo oggetti inutili e imparare a sbloccare queste decisioni significa trasformare un peso in un’opportunità di guadagno, risparmio e sostenibilità. Rivendere l’usato in buono stato su eBay è una pratica ormai comune, ma alla base di scelte di vendita o accumulo ci sono delle motivazioni precise. Da 30 anni, eBay innova il commercio globale e connette milioni di venditori e acquirenti in più di 190 mercati in tutto il mondo, creando notevoli opportunità per tutti. La nostra offerta di prodotti, supportata da una piattaforma di vendita semplice ed efficace, è la più completa e la più rilevante con circa 2.4 miliardi di inserzioni live a livello globale.

Ciò che è spazzatura per qualcuno, per altri è un tesoro. eBay, la principale piattaforma online di re-sell adotta il simpatico slogan “Ricordati di monetizzare le feste”. Infatti il periodo dal 26 dicembre in poi, ovvero i giorni immediatamente successivi allo scambio di regali natalizio, è quello di maggior traffico sul sito di compravendita.
I quattro identikit tipo del reseller italiano secondo la ricerca commissionata da eBay: vanno dal genitore svuota-tutto alle fashioniste circolari, che promuovono un riutilizzo di capi d’abbigliamento iconici. Ci sono poi quelli affamati di profitto ma anche gli appassionati di tecnologia.

LA RICERCA

In media ogni consumatore ha 36 oggetti che non si usano più: spiccano scarpe, giocattoli, oggetti decorativi come soprammobili e ceramiche, e ancora smartphone, videogiochi e tantissimi oggetti da collezione, dai fumetti ai francobolli fino alle carte Pokémon. Tutti articoli che sembrano aver perso valore ma che, se rivenduti, possono tramutarsi in guadagni concreti, più spazio in casa e un approccio più consapevole al consumo.

Per questo, vendere online oggetti di seconda mano è una pratica sempre più diffusa: più del 60% degli italiani ha venduto un articolo inutilizzato nell’ultimo anno. Con guadagni fino a €2002 per oltre 2 persone su 3, a conferma che la rivendita online può rappresentare una forma di microeconomia intelligente che ottimizza le risorse personali e promuove abitudini finanziarie più consapevoli tra le famiglie italiane, contribuendo a implementare l’economia circolare.

Questo è il quadro che emerge dalla ricerca “I “tesori” nascosti nelle case italiane: da oggetti inutilizzati a opportunità inaspettate”, condotta da Ipsos per eBay, marketplace globale e pioniere dell’e-commerce peer-to- peer (C2C) in Italia da 30 anni, che fotografa trend, motivazioni e stili di vita degli italiani nel rapporto con gli oggetti usati e il loro potenziale valore nella vendita online.

Gli appassionati del vintage sono principalmente dai millennial ad andare indietro. Il pupazzo Uan, gloria televisiva degli anni 80, può avere lo stesso appeal di Nike ormai fuori mercato. Immancabile l’apparecchio telefonico che ci ricorda l’infanzia.

L’impatto economico dei regali non graditi

Un esempio emblematico di questa dispersione è quello dei regali indesiderati. L’economista Joel Waldfogel, con il suo studio sulla cosiddetta “perdita secca del Natale”, ha stimato che fino al 30% del valore dei doni si disperde, quando questi non corrispondono alle preferenze di chi li riceve. Questa perdita di valore, che deriva dalla difficoltà di chi dona di indovinare i gusti altrui, non si limita al periodo natalizio, ma è un fenomeno ricorrente in tutte le occasioni in cui gli oggetti non incontrano i bisogni reali delle persone. La conseguenza è l’accumulo di beni inutilizzati, alimentato da meccanismi psicologici che rendono difficile separarsene.

Perché accumuliamo? Tre trappole comportamentali

L’accumulo di beni non utilizzati è spesso riconducibile a tre principali trappole comportamentali:

1. Endowment effect (effetto dotazione): tendiamo a sopravvalutare ciò che possediamo solo perché è nostro. Il premio Nobel Richard Thaler lo dimostrò con un esperimento diventato classico: chi “possiede” una tazza le attribuisce un valore più alto di chi vorrebbe comprarla. In pratica, ai nostri beni attribuiamo un sovrapprezzo psicologico solo perché sono “nostri”.

2. Avversione alla perdita: la perdita di un bene genera un disagio maggiore rispetto al piacere derivante da un guadagno di pari entità. Questa predisposizione ha radici evolutive: per i primi sapiens perdere risorse poteva, infatti, significare non arrivare a domani. L’“asimmetria” osservata in laboratorio è circa due volte e mezzo, tra il piacere del guadagno e il dolore della perdita. Per questo vendere ciò che possediamo viene vissuto come una rinuncia, e la decisione viene rimandata.

3. Sunk cost fallacy (trappola dei costi irrecuperabili): se abbiamo già speso dei soldi per un oggetto, tendiamo a tenerlo anche se non ha più utilità. L’economia insegna invece che le decisioni dovrebbero essere prese al margine, e il denaro già speso non dovrebbe pesare sulla scelta. Questo vale anche per gli oggetti che riempiono le nostre case.

Oltre ai costi irrecuperabili, è da considerare poi il costo opportunità: ovvero, ciò a cui si rinuncia mantenendo un bene inutilizzato. La detenzione di oggetti di valore, ma non utilizzati, può precludere l’accesso a nuove opportunità e investimenti più allineati alle proprie preferenze e necessità: è il cosiddetto “costo del rimpianto”.

Sbloccare le decisioni: l’architettura della scelta

L’economia comportamentale definisce “decision points” i momenti in cui dobbiamo attivarci per fare qualcosa. Se sono pochi o poco chiari, prevale l’automatismo, mentre se sono numerosi e ben strutturati, stimolano una scelta consapevole.

Nel decluttering funziona allo stesso modo: è opportuno intervenire su questi punti decisionali e strutturarli per favorire l’azione desiderata.

Quando è più facile fare decluttering?

● Traslochi: sono il momento in cui, più di ogni altro, siamo costretti a guardare in faccia ciò che possediamo. Ogni scatolone diventa una scelta: cosa vale la pena portare con sé e cosa no.

● Periodo post-festività e inizio anno: c’è l’effetto fresh start, abbiamo in mente i regali “improbabili” appena ricevuti e i buoni propositi per il futuro. Non a caso, le piattaforme di vendita online registrano picchi di scambi proprio dopo Natale.

● Altri momenti-chiave: l’inizio dell’anno scolastico, compleanni significativi, cambiamenti professionali o l’adozione di nuove abitudini sono tutti trigger che rendono tangibile la necessità di alleggerire gli spazi.

Una strategia efficace consiste nel separare il valore affettivo dall’utilità. Si tratta di conservare pochi oggetti del cuore e lasciare andare il resto, applicando la logica della “reward substitution”: associare al “costo” della separazione da un bene una ricompensa, così da rendere il processo più accettabile.

Il “mercato della nostalgia” e i secondari in continua espansione

Le nostre case sono spesso piene di oggetti che non utilizziamo più e che, senza accorgercene, finiscono dimenticati in scatole, cantine o armadi. Eppure, molti di questi beni non sono solo ingombri, ma veri e propri asset: carte Pokémon, vinili, fumetti, videogiochi vintage, set LEGO fuori produzione e molto altro. I mercati secondari che li riguardano sono in forte espansione, e in alcuni casi questi oggetti si comportano quasi come beni rifugio, con un valore che tende ad apprezzarsi nel tempo. Fare l’inventario dei di ciò che possediamo e valutarne il potenziale di monetizzazione può rivelare opportunità inattese, trasformando l’inutile in valore recuperato.

In conclusione, se si comprendono i meccanismi psicologici dell’accumulo, e come progettare con consapevolezza i momenti decisionali, quella perdita secca del Natale si riduce e si trasforma in valore recuperato. L’oggetto inutilizzato o il regalo indesiderato diventano così un’opportunità di guadagno, risparmio e sostenibilità, contribuendo a qualità della vita e un’economia più circolare.

Oggi a vendere online sono principalmente le fasce di età più giovani, rispetto agli over 45: oltre il 70% di chi ha venduto almeno un oggetto negli ultimi 12 mesi ha tra i 18 e i 44 anni3. La propensione cresce anche tra le persone con un titolo di studio elevato, mentre non ci sono differenze significative tra uomini (63%) e donne (60%) e aree geografiche di provenienza.

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