Antonio Syxty da quando ha iniziato a operare a Milano sul finire degli anni 70 ha sperimentato con varie forme di espressione. Teatro, performance, creatore di situazioni, addirittura inventore del fan club intitolato a se stesso quando non era famoso. E ancora, mailing artist, provocatore non da piazza ma da concetto, con il suo movimento Oh! Art che utilizza piani di realtà diversi in varie forme.
Oggi che è stato chiamato a riempire di arte diffusa 40 spazi in tutta Milano per l’operazione Anime Nascoste, organizzata dal curatore Alberto Oliva, Il Giorno e Simona Schiavi Art Gallery, lo abbiamo incontrato per capire… di che arte si tratta.
Antonio come mai hai accettato l’idea di esporre in decine di luoghi diversi nello stesso periodo a Milano?
Mi sembra che l’iniziativa di arte diffusa sia in linea con i tempi. Banksy che va a Gaza e dipinge sul muro è la forma di arte futuribile più forte che si sta manifestando. È bello andare a portare arte visiva nei luoghi deputati ad altro. Io che ho fatto teatro, e non mi reputo un teatrante, ho molto più interesse per questa forma di espressione che per il teatro di oggi. Mi sembra un gesto chiuso, molto borghese.
La finalità del tuo progetto Amazon Papers?
Il primo grande obiettivo fin da quando ho iniziato, passando dall’arte al teatro alla regia, è stata la tematica dell’identità. Come si nasce, come ci si duplica e come si gioca con l’identità, oggi che siamo in epoca di social media, sono degli interrogative centrali, perché hanno riflessi e connessioni con lo stesso comportamento dell’uomo. Amazon più che espediente è un vettore già di suo e mi è servito per abbinare il senso del messaggio all’idea di un collettore di identità che è in tutte le nostre case. Amazon spedisce libri e non solo, in tutto il mondo, è come un’arca, un enorme magazzino dove trovi dalla penna agli oggetti enormi.
Cosa ti ha affascinato dell’estetica dei pacchi di imballaggio che troviamo nelle tue opere?
Non è un suggerimento al riciclo ma a ridare nuova vita a materiale di scarto. Come da un involucro di un libro che viaggia si arriva a un’opera? Da queste buste è stata cancellata l’identità reale dei destinatari e sono diventate lo stesse delle tavole. Ho lavorato su buste di spedizioni, dalle più piccole che diventano icone aperte, senza strapparle di regola, a quelle più grandi che diventano una croce. Per questo alcune opere sono marchiate poi da tratti di pittura a croce bianca, rossa e nera
Come è confrontarsi con questa modalità di espressione?
Per me è stato scoprire il rapporto della pittura materica sopra dello sporco che i pacchi portano con sé, infatti io non sono un pittore, io faccio un gesto. La busta è piena di codici nascosti nell’opera, questo è consono alla mia natura di artista concettuale. È anche parte di un progetto più ampio, che si chiama Money Transfer, in cui da anni mi confronto sull’idea di invio e scambio con una pittura di accumulazione, direi, intendendo utilizzo di materiali diversi.
Esteticamente mi ha ricordato Robert Rauschenberg.
Mi piace Rauschenberg, riconosco che quello che mi ha influenzato di più è Robert Motherwell in questo ciclo, i suoi segni astratti sono sempre presenti in me. E poi ho un riferimento molto forte in Antoni Tàpies.
Avresti mai pensato 30 anni fa che l’identità potesse essere così attuale oggi?
Quell’epoca è stata anticipatrice di molti concetti di oggi. Le identità vere e fasulle su cui la Rete ci porta a confrontarci, tutto perché poi ci ha pensato l’elettricità e la matematica degli algoritmi a trasformare il mondo in un’unica interconnessione. Se non ci fossero stati gli algoritmi dovremmo ancora incontrarci fisicamente per capire chi siamo. Anzi, a pensarci bene nemmeno l’incontro reale dissipa i dubbi in questo caso.
La Mostra Diffusa – Opere di Antonio Syxty nelle Anime nascoste di Milano
Dal 2 giugno all’1 ottobre 2016
Catalogo: Diogene Multimedia
Per info sulle location: www.mostradiffusamilano.it www.animenascoste.it