Il design mondiale si muove tra artigianalità e larga scala in modo ambivalente. Provare a spiegare perché gli americani con le grandi catene guadagnino più mercato dei gloriosi marchi europei è impresa ardua.
Abbiamo anzitutto capito che “size matters”. Secondo il rapporto di Altagamma Bain Design Market Monitor 2016, le grandi insegne retailer, specialmente quelli USA, crescono di più (ma con redditività minore) rispetto ai design brand in gran parte italiani ed europei. Una bella fetta di quei 32 miliardi di fatturato che il comparto ha generato nel mondo nel 2015 è tutta loro.
Significa che il mercato fa crescere più velocemente le aziende grandi, perché hanno pronta capacità di raggiungere mercati lontani in rapida espansione.
Il design di alta gamma (+4% sul 2014) vede gli italiani protagonisti (circa 200) con una quota del 30% nella spartizione mondiale. Fatturano 50 milioni l’anno e si trovano a questo punto a un bivio. Che passa anche da decisioni di fusioni o quotazione in borsa.
Claudio Luti, presidente di Kartell e vice presidente di Altagamma, spinge molto sul fare ricerca. Dice, giustamente, che “il ruolo del design è quello di guida verso una proposta sempre nuova e culturalmente avanzata, che si trasforma in oggetto grazie alla tecnologia e alla ricerca delle nostre imprese”. E rilancia sull’importanza della relazione indissolubile tra designer e imprenditore.
Servono però competenze nuove. E quindi rilancio della formazione tecnica, perché le tecnologie avanzate per rendere realtà le idee devono arrivare da professionisti formati, come dice l’architetto Antonio Citterio: “Facciamo come in Germania e Svizzera, dove hanno attribuito il giusto valore alla formazione tecnica a supporto del design”.
Ricordiamocene, quando assisteremo all’ennesimo nuovo lancio di prodotto sbalorditivo: senza la tecnica e una strategia di commercio globale, l’idea non va da nessuna parte.
Per info sul rapporto qui
Commenti e opinioni
Il mercato del design premia chi vende (e vede) “in grande”
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Il design mondiale si muove tra artigianalità e larga scala in modo ambivalente. Provare a spiegare perché gli americani con le grandi catene guadagnino più mercato dei gloriosi marchi europei è impresa ardua.
Abbiamo anzitutto capito che “size matters”. Secondo il rapporto di Altagamma Bain Design Market Monitor 2016, le grandi insegne retailer, specialmente quelli USA, crescono di più (ma con redditività minore) rispetto ai design brand in gran parte italiani ed europei. Una bella fetta di quei 32 miliardi di fatturato che il comparto ha generato nel mondo nel 2015 è tutta loro.
Significa che il mercato fa crescere più velocemente le aziende grandi, perché hanno pronta capacità di raggiungere mercati lontani in rapida espansione.
Il design di alta gamma (+4% sul 2014) vede gli italiani protagonisti (circa 200) con una quota del 30% nella spartizione mondiale. Fatturano 50 milioni l’anno e si trovano a questo punto a un bivio. Che passa anche da decisioni di fusioni o quotazione in borsa.
Claudio Luti, presidente di Kartell e vice presidente di Altagamma, spinge molto sul fare ricerca. Dice, giustamente, che “il ruolo del design è quello di guida verso una proposta sempre nuova e culturalmente avanzata, che si trasforma in oggetto grazie alla tecnologia e alla ricerca delle nostre imprese”. E rilancia sull’importanza della relazione indissolubile tra designer e imprenditore.
Servono però competenze nuove. E quindi rilancio della formazione tecnica, perché le tecnologie avanzate per rendere realtà le idee devono arrivare da professionisti formati, come dice l’architetto Antonio Citterio: “Facciamo come in Germania e Svizzera, dove hanno attribuito il giusto valore alla formazione tecnica a supporto del design”.
Ricordiamocene, quando assisteremo all’ennesimo nuovo lancio di prodotto sbalorditivo: senza la tecnica e una strategia di commercio globale, l’idea non va da nessuna parte.
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Christian D'Antonio
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