28 Giugno 2025

Ied Unfold, la mostra di moda degli studenti a Milano

Un'esposizione corale dove l'abito è dispositivo di pensiero. I concept delle collezioni dei diplomandi in Fashion Design visitabile il 27 giugno ore 14-18 e 28 giugno ore 11-18 Milano, via Pompeo Leoni 3.

28 Giugno 2025

Ied Unfold, la mostra di moda degli studenti a Milano

Un'esposizione corale dove l'abito è dispositivo di pensiero. I concept delle collezioni dei diplomandi in Fashion Design visitabile il 27 giugno ore 14-18 e 28 giugno ore 11-18 Milano, via Pompeo Leoni 3.

28 Giugno 2025

Ied Unfold, la mostra di moda degli studenti a Milano

Un'esposizione corale dove l'abito è dispositivo di pensiero. I concept delle collezioni dei diplomandi in Fashion Design visitabile il 27 giugno ore 14-18 e 28 giugno ore 11-18 Milano, via Pompeo Leoni 3.

Tanti creativi emergenti riuniti in un’unica emozionante esposizione di moda. La creatività potenziata dalla giovane età degli studenti di una importante istituzione a Milano, oltre a essere un invito a contemplare la pratica del pensiero che si materializza attraverso l’abito, è un’esplosione di idee. L‘istituto Europeo di Design presenta Unfold: la sede della Scuola di Moda IED Milano si trasforma in palazzo espositivo accogliendo il pubblico tra linguaggi plurali, prospettive inquiete e riflessioni visive e sensoriali che prendono forma nelle collezioni di tesi degli studenti e delle studentesse al termine del loro percorso in Fashion Design (apertura fino a oggi, 28 giugno 2025 a via Pompeo Leoni, 3 zona viale Toscana).
In mostra 55 opere: sono i progetti dei designer che hanno risposto spontaneamente a una call della Scuola, pronti ad aprirsi ai visitatori e a comporre frammenti di un racconto corale, intreccio di memoria, immaginazione e ricerca. Un mix di forme, segni, oggetti e soggetti.
A questa “autoselezione” di progetti si aggiunge una macro area espositiva nello Spazio Teatro della sede di via Pompeo Leoni 3, che accoglie ancora più outfit e suggestioni da altri diplomandi della Scuola di Moda, in mostra grazie al contributo di un partner di eccellenza, Hans Boodt Mannequins, azienda leader a livello globale nel settore dei manichini.

Articolata in cinque sezioni tematiche che seguono coordinate di spazio e di tempo – Astratto, Echo, Synthesis, Organico, Onirico – Unfold si configura come una topografia di sguardi, in cui ogni opera è un passaggio, ogni segno una domanda. Nelle sale allestite, il pubblico incontra anche due progetti editoriali didattici, paralleli alla mostra – i magazine Unbound e Unqualified: raccolgono tracce, narrazioni e intonazioni del presente, espandendo il tempo e lo spazio della mostra. “Più che un fine, l’abito diventa un dispositivo di pensiero: l’abito è forma che resiste, che mette in relazione, che interpreta – commenta Umberto Sannino, Head of Fashion School IED Milano -. Unfold è un gesto collettivo che si apre, si trasforma e invita a leggere l’estetica come spazio vivo di riflessione e urgenza“.



A sottolineare l’approccio e lo sguardo corale di Unfold è un grande arazzo, che il visitatore può ammirare sulla facciata della sede della Scuola: è frutto di un lavoro collettivo tra designer e visitatori nel corso della mostra Tools, tenutasi all’ADI Design Museum lo scorso maggio. Un manifesto tessile che racchiude il passaggio di idee, mani e visioni.

Il logo di UnFold la mostra di moda allo IED di Milano e la proposta “Elusive” di Luisa Mojoli. La collezione si chiama appropriatamente “IDentity”.
Linda Ricci attinge all’universo delle streghe. Skyler Bertone invece si rifà a un paesaggio svuotato, chiamando la sua collezione Phoenix.


I DESIGNER E LE SEZIONI DI UNFOLD


ASTRATTO
La soglia tra mondo e visione del mondo. Un luogo in cui l’invisibile prende forma attraverso corpi, volumi ed archetipi. La sezione – con le opere di Eleonora Bigolin, Li Chien, Alan D’Isola, Brie Orlando, Andrea Putzu con Rosamaria Simonetti, Linda Ricci, Aurora Perinelli – raccoglie visioni che nascono da luoghi invisibili, emotivi, interiori. I designer qui si muovono lungo un confine sottile tra memoria e invenzione, tra realtà e allucinazione. Le loro collezioni sono narrazioni astratte, simboliche, talvolta surreali. Ogni progetto prende forma da una spinta personale e profonda: una perdita, una fuga, una memoria familiare, un sentimento taciuto. Da questi vissuti nascono figure effimere, chimere, corpi in trasformazione, simboli di fragilità, resistenza o trascendenza. In questo “altrove”, i materiali sono vivi, ruvidi. Si strappano, si ossidano e si compongono di elementi trovati, riciclati, vissuti. I tessuti si fanno imperfetti, carichi di senso. Sono pelle, memoria, urlo, immaginazione.

Da sinistra, Rebecca Fagherazzi, Daniela Garcia Salas-Noack e Carlotta Gadda.
Yasmin Ausmann ha giocato sull’interconnessione (cotone grosso e filati leggeri). Teresa Giannattasio ha esplorato il tema della maturità. Valentina Rovere ha indagato su come il tango argentino è stato vissuto dagli immigrati italiani in sud America.
Simone Penta ha lavorato tessuti metallici di difficile realizzazione. La sua collezione “Techne” è una riflessione su arte e capitalismo. Brie Orlando si è rifatto all’origine greca della sua città, Taranto.


ECHO
Tra ricordo e realtà. In questa sezione – con i progetti di Alessandro Ancona, Yuval Azulay, Beatrice Frighetto, Simone Griffa, Andrea La Grotteria, Gaia Lerose, Riva Karin Migita Ficici, Luca Procopio, Hasiao-Han Su, Kalikivayi Ramana, Aditee Shah, Sara Unali, Serina Wu, Martina Zaramella – riecheggiano riferimenti oggettivi e corrispondenze personali: memorie collettive, paesaggi, momenti fantastici e sogni di liberazione si trasformano in moda. I progetti esplorano il potere evocativo dell’abito come specchio dell’identità, veicolo entusiasta e spazio ironico in cui ritrovarsi. Ogni collezione è un manifesto visivo su ciò che esiste e ciò che ritorna – un’eco emotiva, uno spazio liminale da cui ripartire.

Mattia Lazzerini è partito dalla ribellione punk sul finire degli anni 70 (da qui i jeans a zampa finemente lavorati) e ha tracciato un fil rouge fino ai giorni nostri dove riemerge quel mood nel Japanese Noise.

SYNTHESIS
Nuovi alfabeti visivi per ultra-corpi. La sezione – con i progetti di Skyler Bertone, Ji Hoon Choi, Giorgia Costa, Luca Di Gioia, Florian Hirschy, Ludovica Franchi, Mattia Lazzerini, Elisa Mojoli, Simone Penta, Eleonora Rossi, Ines Reis Santos, Valentina Rovere, Haiqi Zhou, Olivia Zanfagna – esplora l’identità contemporanea come territorio fluido in trasformazione. La materia diventa metafora: tra materiali sperimentali, denim, pellami, riferimenti workwear o gorpcore, queste narrazioni vestimentali compongono soluzioni aperte, non definitive. Il corpo è luogo di realtà, protezione o esposizione.

Luca Togni si rivolge a una donna urbana attiva e fluida. Alan d’Isola di Lambrinia, alle porte di Pavia, ha ispirato le sue creazioni ai ricordi di sua nonna. Un forte progetto di moda identitario.
Kripasri Kalikivayi Ramana ha portato la trasformazione dell’India del sud con la contaminazione contemporanea. Filippo Sansalone invece ha realizzato una collezione colorata ispirata al glam anni 80.

ORGANICO
Materia viva, corpi in divenire. Una sezione in cui il corpo si intreccia con la materia, si disgrega e si ricompone. Le collezioni di Yasmin Ausmann, Gaia Carlomagno, Chiara Cavalieri, Vito Di Marzio, Camilla Dossi, Rebecca Fagherazzi, Carlotta Gadda, Daniela Garcìa Salas, Teresa Giannattasio, Giulia Mignogna, Filippo Sansalone, Giacomo Sica, Luca Togni sono agglomerati sensibili, architetture flessibili di identità, superfici instabili che reagiscono al contatto, al gesto, al suono. L’abito è organismo espanso, iperstrutturato, stratificato tra emozione e costruzione, tra artificio e verità. Le texture diventano ipersensibili, cariche di tracce, tensioni, dissonanze. In questo ecosistema visivo e tattile, ogni progetto esprime una necessità tramite lo studio di silhouette e manipolazioni tessili.

ONIRICO

l luogo dove la realtà si sfalda in sogno e il sogno si fa gesto. In questa sezione – che ospita le collezioni di Sara Briganti, Laura Calabrò, Ilaria Fachin, Margherita Felisi, Giacomo Galluccio, Giovanni Piccirilli, Ana Stoleru – la moda diventa memoria cucita, metamorfosi poetica; una cometa, un rifugio ed una rinascita. I designer esplorano spazi interiori, riti personali, sinfonie. Le loro collezioni sono alchimie emotive: trasformano l’abitudine in rito, la fragilità in forza, l’infanzia in linguaggio, la natura in energia creativa. Sono narrazioni delicate, naturali e potenti, capaci di restituire bellezza al dettaglio imperfetto, di evocare una sinfonia di memorie tattili e visive e di offrire una visione radicalmente ottimista: quella che si riconosce nel gioco, nella cura come strumento per trasformare il presente.

Yuval Azulay da Tel Aviv. Serina Wu ha invece preso spunto dal movimento giapponese Mono-ha, con materiali tecnologici e forme fluide.
Gaia Lerose ha una collezione contro gli stereotipi femminili. Vita organica e città in evoluzione sono alla base della ricerca stilistica di Florian Hirshy.

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