21 Gennaio 2024

“I corpi di Elizabeth” in prima all’Elfo di Milano

Fino all'11 febbraio 2024 l'opera, inedita in Italia, di Ella Hickson (1985), autrice britannica già applauditissima e premiata in patria. Vista per noi da Fabrizio Lopresti.

21 Gennaio 2024

“I corpi di Elizabeth” in prima all’Elfo di Milano

Fino all'11 febbraio 2024 l'opera, inedita in Italia, di Ella Hickson (1985), autrice britannica già applauditissima e premiata in patria. Vista per noi da Fabrizio Lopresti.

21 Gennaio 2024

“I corpi di Elizabeth” in prima all’Elfo di Milano

Fino all'11 febbraio 2024 l'opera, inedita in Italia, di Ella Hickson (1985), autrice britannica già applauditissima e premiata in patria. Vista per noi da Fabrizio Lopresti.

Sala Fassbinder del Teatro dell’Elfo-Puccini di Milano. “E’ piena” penso, mentre mi guardo in giro. Lo faccio spesso. Guardo i volti di chi viene a teatro ed è in attesa che inizi lo spettacolo. Giovani, non più giovani, diversamente giovani, direi parecchio anziani, giovanissimi, mezza età. Dal Teatro non “si scappa”, credo sia l’unico contenitore a unire tutti gli esseri umani. Guardo i loro sorrisi, le rughe, gli occhi appassionati e vissuti di chi sa che da lì a breve succederà qualcosa che hanno desiderato accadesse. E se lo figurano, almeno in parte. E lo aspettano, quasi meravigliati ed impazienti, quel qualcosa. Come se dicessero: “sono all’Elfo e oggi il Teatro mi porterà altrove”.  Lo vedo, lo constato.

Si, leggo il labiale di qualcuno che lo sta dicendo.

Finalmente è buio in sala e caliamo in una atmosfera Timburtoniana – quell’atmosfera teatrale che amo di più insieme a quella rievocata dalla commedia dell’Arte – e appare colei che è l’attrice più timburtoniana del Teatro Italiano: Elena Russo Arman, accompagnata dalla giovane e brava Maria Caggianelli Villani.

“I corpi di Elisabeth” di Hella Hickson con la traduzione di Elena Capuani e la regia di Cristina Crippa e Elio De Capitani, racconta la vita della regina Elisabetta I, l’unica donna non sposata a governare l’Inghilterra, dove per ben quarantaquattro anni regnò sul paese con astuzia, seduzione e intelligenza, così recitano le note di regia. Ed io aggiungerei anche con carnale libidine, temperanza e una piccola dose di cattiveria che le servì a sopravvivere e tenere saldo il regno e che competerebbe, e perdoniamo, ad una donna – sola, libera, sagace – dell’epoca.

Con la nuova produzione della stagione 2023/24, I corpi di Elizabeth (in originale Swive [Elizabeth]) è un’opera, inedita in Italia, di Ella Hickson (1985), autrice britannica già applauditissima e premiata in patria. Cuore del suo testo è la carnalità di Elizabeth I, il suo corpo, o meglio i suoi corpi, come sottolinea il titolo italiano, scelto dai registi con la traduttrice Monica Capuani: “un corpo politico con cui la regina d’Inghilterra costruisce il proprio potere e uno sensuale privato. In un’ambientazione ‘storica’ e al tempo stesso ‘pop’ (basti pensare ai tanti film e alle serie di successo dedicate alla vita di questa sovrana) si muovono personaggi radicalmente contemporanei. A renderli così attuali è la scrittura rapida e tagliente della Hickson e la sua capacità di indagare una rete di relazioni di potere intrisa di desiderio. Ed è la regia a quattro mania riuscire a illuminare in profondità i contrasti tra maschile e femminile, quelli di ieri come quelli di oggi”.

L’operazione sembra riuscita, si direbbe. E lo è sul serio. Gli altri attori circondano la Arman, rendendola pedina di una scacchiera, quella scacchiera della vita, di una vita immane e pericolosa come quella di una Regina, pedine attente e irrispettose che solo gli attori di talento sanno fare, che spostano, tramano, copulano, seducono, svelano porzioni di vita, confondono e chiarificano tutto come fosse una fiaba a lieto fine ma che lieta non è.  

Il Paese che Elisabetta I (regna 1558-1603) eredita dai suoi fratelli – il malaticcio re-bambino di Edoardo VI (regno 1537-1553) e Maria I (regno 1553-1558) detta La Sanguinaria per aver fatto giustiziare almeno trecento oppositori protestanti, incluso l’arcivescovo di Canterbury Thomas Cranmer, è un Paese demoralizzato ed economicamente distrutto, politicamente debole e internamente lacerato da sanguinose guerre civili e furiose persecuzioni religiose scatenate a turno dal fratellastro e dalla sorellastra. Il turno di Elisabetta arriva nel 1558, quando Maria muore senza lasciare eredi; una volta sul trono e circondatasi di personaggi fidatissimi come William Cecil, I’ barone Burghley e suo figlio Robert Cecil, Elisabetta è libera di dedicarsi a ciò che le riesce meglio: glorificare la propria persona. E lo fa con un gusto e splendore. Il suo lungo regno è generalmente riconosciuto come l’età d’oro della storia e della cultura inglese.

Questo racconto avviene attraverso i “corpi” di Elisabeth, i vari personaggi che la Arman incarna e scarna quasi a morsi, fondendosi con i propri amanti come Lord Robert Dudley interpretato dal bravo Enzo Curcurù, incisivo e languido, con il fido consigliere Cecil – Cristian Gianmarini – dalla voce penetrante e implacabile e dall’altro corpo generoso e verginale, non meno seducente, dalla già citata Maria Caggianelli Villani.

La regia della coppia De capitani- Crippa ci svela tutto quello che questo testo dovrebbe svelare allo spettatore: gli snodi, le seduzioni, gli intrighi politici, trasmettendo agli attori la visione accurata del testo,  le scene di Carlo Sala e i costumi di Ferdinando Bruni sono  – più che scene e costumi – vere e proprie iniezioni fatte da siringhe colme di epoca elisabettiana, che saggiamente inoculati arrivano a riempirti gli occhi di leggera meraviglia. E la meraviglia sta proprio nell’essenzialità scarna delle scene, illuminate prontamente e dai luccichii dei costumi che sembrano glorificare la vita dei Tudor, ma ne segnano la fine da lì a breve.

17 gennaio > 11 febbraio | sala Fassbinder 

Teatro Elfo Puccini di Milano

di Ella Hicksontraduzione Monica Capuaniregia Cristina Crippa e Elio De Capitanicon Elena Russo Arman (Catherine Parr, Mary Tudor, Elizabeth Regina)Maria Caggianelli Villani (Elizabeth Principessa, Katherine Grey, lavandaia)Enzo Curcurù (Seymour, Dudley)Cristian Gianmarini (Cecil) scene Carlo Salacostumi Ferdinando Bruniluci Giacomo Marettelli Priorellisuono Gianfranco Turcoproduzione Teatro dell’Elfo, Teatro Stabile del Venetoprima nazionale 

Lo spettacolo sarà in tour nel 2024 a:9 > 12 maggio, Teatro Goldoni, Venezia15 > 19 maggio, Teatro Verdi, Padova 

 Teatro Elfo Puccini, sala Fassbinder, corso Buenos Aires 33, MilanoOrari spettacolo: martedì ore 21 | mercoledì e giovedì ore 20 | venerdì ore 20.30 sabato 19.30 | domenica ore 16.30Prezzi: intero € 34 / <25 anni € 15 / >65 anni € 18 / online da € 16,50Biglietteria: tel. 02.0066.0606 – biglietteria@elfo.org – whatsapp 333.20.49021

FOTO Laila Pozzo

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Fabrizio Lopresti

Fabrizio Lopresti, autore, giornalista e regista, nonché attore della famosa sitcom “Sensualità a Corte”. Viaggiatore di cultura, per la rubrica culturale di The Way Magazine tratta di tutto quello che potrà nutrire l’anima. Festival, rassegne, cinema, mostre, libri, viaggi interspaziali e musicali. Tutto in prima persona, vivendo quel momento per raccontarlo ai lettori. “Perché la cultura sociale ci aiuta a vivere meglio, ci aiuta a diventare persone migliori”, dice.
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