Ci ha salutato il giorno della Pasqua dell’Angelo, alle 7.35 a Roma, il 21 aprile 2025, per complicanze di una polmonite bilaterale, il pontefice Jorge Mario Bergoglio, nato il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires.
Ad 88 anni, ormai gravemente malato, è tornato nella casa più giusta per Lui, quella del Dio Padre in Paradiso, dopo averci donato ieri l’ultima benedizione urbi et orbi. Eppure, nonostante scriva da cattolica, mi preme sottolineare i grandi gesti civici che Papa Francesco ha fatto suoi, senza demordere nemmeno quando, fiaccato dalla malattia, immenso nella flebile voce, continuava ad ergersi contro le ingiustizie, con gesti e parole, che i grandi potenti del mondo, impegnati a dilaniarsi in 56 conflitti, hanno calpestato.
Già nella scelta del nome, con il tributo a San Francesco, consegna un messaggio di umiltà, che va dal rifiutare gli orpelli papali, ed il lusso dell’appartamento pontificio, scegliendo come casa l’austera semplicità del convento S.Anna, a ridosso del Vaticano, girando in metropolitana, ed entrando da semplice cliente in un negozio di ottica, per comprare un nuovo paio di occhiali.
Così, sposa la causa dell’umiltà che guarda agli ultimi in modo realmente inclusivo, con lo sguardo pietoso e accudente verso la sofferenza.
Così, avvalora la causa ambientalista di Greta Thunberg, sottolineando l’indifferenza degli adulti a un impatto devastante che, senza porvi rimedio, si riverbera sui figli, e sui figli dei figli, in una pericolosa catena tossica.
Così, nella recente pandemia, la sua famosa frase
nessuno si salva da solo, vola nel vuoto silente ed irreale di piazza San Pietro, regalando il più poderoso messaggio di fratellanza, nell’era della solitudine da Internet 2.0, per giunta aggravata dal momentaneo isolamento.
Così, sul trono di Pietro, brilla lo spirito battagliero ed indomito del Gesuita, che non teme nulla ed imbraccia la forza del Verbo, più potente di ogni arma, donando la sua voce illuminata a chi, da sempre, resta imbavagliato ed inascoltato.
Così, contempla un amore che può sbagliare, finire e ricomporsi in nuove famiglie, e riammette in Chiesa i divorziati e risposati, ed i loro figli. Non solo: nei sinodi del 2015 e 2016, con la semplicità che lo contraddistingue, commenta se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?, accogliendo le unioni civili e le coppie di fatto di omosessuali, diventando paladino contro l’omofobia.
Così, con questo misericordioso Papa, si allarga il fenomeno dei Papaboys, chiaro segnale che, se come scriveva Dante amor con amor si paga, l’affetto attento verso le pratiche giovanili, l’ammonire i politici a creare possibilità di lavoro per i nostri ragazzi, ripaga con un loro grande ritorno alla religione.
Adesso secondo il proverbio morto un Papa se ne fa un altro, il mondo si interroga sul successore. Una curiosità: ci sono due italiani tra i favoriti, i cardinali Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, e Matteo Maria Zuppi, presidente della CEI, ed inviato speciale del Papa in Ucraina.
Foto di apertura: 7 dicembre 2024, l’Aula Paolo VI in Vaticano ha ospitato l’annuale Concerto Con i Poveri evento che vede la partecipazione del compositore e Premio Oscar Hans Zimmer e il Maestro mons. Marco Frisina per una serata di arte, musica e solidarietà. Nell’ultima edizione il Concerto con i Poveri è diventato un evento crocevia di linguaggi e ambiente accogliendo due opere inedite dello street artist sudamericano Carlos Atoche, realizzate in collaborazione con Airlite e Yourban 2030, per portare la creatività dell’arte urbana trasformando il messaggio di solidarietà e sostenibilità in un’esperienza visiva e spirituale, un messaggio di speranza e responsabilità condivisa verso il pianeta. Foto: Papa Francesco-La Casa Comune Airlite Atoche Yourban 2030 courtesy Atoche.