12 Maggio 2025

Stefano Dominella: “Ho vissuto quattro epoche della moda”

Gli inizi con Luchino Visconti e Valentino. Il sodalizio con Guillermo Mariotto per Gattinoni. E l’ultimo colpo: coordinare la mostra sull’Italia in moda per l’Expo Osaka 2025.

12 Maggio 2025

Stefano Dominella: “Ho vissuto quattro epoche della moda”

Gli inizi con Luchino Visconti e Valentino. Il sodalizio con Guillermo Mariotto per Gattinoni. E l’ultimo colpo: coordinare la mostra sull’Italia in moda per l’Expo Osaka 2025.

12 Maggio 2025

Stefano Dominella: “Ho vissuto quattro epoche della moda”

Gli inizi con Luchino Visconti e Valentino. Il sodalizio con Guillermo Mariotto per Gattinoni. E l’ultimo colpo: coordinare la mostra sull’Italia in moda per l’Expo Osaka 2025.

Possiede una bella e profonda voce baritonale, da attore teatrale, il presidente della gloriosa Maison di moda Gattinoni Stefano Dominella, e curiosamente, proprio il recitare, ha rivestito le ambizioni giovanili. Il mio primo incontro avviene a Messina al “Me Fashion Award” di Patrizia Casale, dove ha partecipato con due superbe sfilate. Mi appare subito come un uomo dai mille talenti, che declina in una conversazione fluida, piena di parole che camminando da lontano, per restare in tema di abiti, hanno tessuto e cucito una vita importante, che merita di essere fermata sulla pagina bianca: creativo, docente, imprenditore, protagonista eclettico, dispiega con successo le tante abilità.

Stefano Dominella è stato anche promotore e presidente per anni di AltaRoma. In foto è con lo stilista Guillermo Mariotto.

Quali sono le tue origini?

Sono nato ad Ancona, ma i miei si trasferiscono presto a Roma, che ritengo la città d’adozione. A diciassette anni arriviamo a Milano, dove frequento l’ultimo anno dell’istituto di Design “Marangoni”. 

Avevi già intuito che il lavoro futuro sarebbe stato nella moda?

Assolutamente, no! A scuola mi annoio a morte, e non percepisco gli stimoli giusti: da sempre ascolto vibrazioni segrete, che suggeriscono e confortano sulla strada da praticare. Dietro il banco mi sento in gabbia, invece avverto la sirena del palcoscenico, risuonare forte e chiara. Volevo fare l’attore, e per essere precisi, desideravo ricoprire ruoli nel teatro brillante.

Da Milano, rientri nella capitale.

Ritorno a Roma e frequento lo “Studio Fersen di Arti Sceniche”. La passione, posseduta all’età in cui qualunque sogno è possibile, mi divora. Poco per volta, si aprono delle porte, ed insieme finestre che mostrano gli orizzonti agognati. Ottengo ingaggi con l’immenso Luchino Visconti, con Mario Ferrero, e tanti altri colossi. Approdo pure in televisione con “Ritratto di donna velata”, e recito al fianco di Daria Nicolodi, Nino Castelnuovo e Massimo Serato. Giriamo per quattro mesi nella suggestione antica di Volterra. Ho tutti i ciak di sera e finivo di girare la notte. Massimo Serato, mi dava un passaggio in auto e invece di incoraggiare le mie fragili speranze, mi riportava con i piedi per terra, descrivendo un ambiente corrotto, evidenziando il lato precario ed insicuro: oggi lavori, e magari domani non firmi alcun contratto. Questo aspetto, da pragmatico che ama pianificare a lungo termine, mi logora: la discontinuità mi affliggeva allora, ed affligge adesso. In aggiunta, nessuno mi prende sul serio come attore di commedie brillanti e musical. I miti del tempo, Garinei e Giovannini, mi scartano.

Stefano Dominella ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti per il suo ruolo nel settore della moda e per le sue capacità imprenditoriali. Gli è stata conferita la Medaglia dell’Amicizia Vietnam-Italia per il suo progetto di avvicinamento della cultura italiana a quella vietnamita dando risalto e valore al Made in Italy. Un altro riconoscimento, sicuramente il più noto ed importante, è l’Onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine “Al merito della Repubblica Italiana” conferitogli dal Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano. Sopra, un modello Gattinoni.

Inizi negli anni settanta presso Mila Schön: cosa porti dentro di quel periodo e cosa hai imparato?

Imbocco una traversa piena di sassi e buche, ma era quella giusta, il cui sbocco si allargherà in una strada ampia e luminosa. Un’amica stilista mi introduce nel suo piccolo atelier, che mi ipnotizza letteralmente! Finisco da stagista da Mila Schōn dove, situazione classica, servo acqua e caffè: l’ufficio stile è un irraggiungibile puntino lontano, e dentro questa palude, resto bloccato e non imparo.

Il tuo destino è Roma, e diventi assistente coordinatore per Valentino: qual è il ricordo più impattante?

Con la giusta sfrontatezza attoriale, mi presento per un colloquio da Valentino, che mi arruola come stagista. Stavolta qui si impara, ma Giancarlo Giammetti scopre che il disegno non è il mio talento, rintracciato nell’innato senso del prodotto, e nella visione manageriale a largo raggio, che istintivamente possiedo. Mi mette da assistente del dottor Bianchi, che seguiva il prêt-à-porter: una nave scuola in cui evidenzio le mie abilità, e le metto a frutto. Mi avvalgo di una bella scrittura, e sono richiesto dall’ufficio stampa dove gli inviti alle sfilate, si scrivevano su carta filigranata e penna stilografica. Percepisco la parte migliore di me, posta ai piedi di una scala che salgo gradino dopo gradino, corroborando la capacità di gestire l’imprevedibilità umorale dello star system.

Negli anni ottanta con Raniero Gattinoni crei la “Raniero Gattinoni” Prêt-à-porter: come trasformi la griffe della madre Fernanda?

L’incontro con Raniero Gattinoni è regalato da un destino benevolo. Realizziamo mini collezioni che ricevono sul mercato riscontri lusinghieri, dunque mi propone il restyling della griffe della madre Fernanda, sita in un atelier in via Sistina, mentre ora siamo di stanza ai Parioli. Forti di un nome bandiera dell’Alta Moda, inventiamo un’inedita narrazione, con un impianto scenografico della collezione, che possiede il corpo di una sceneggiatura, curata da Raniero, che adorava scrivere. Io da regista, faccio muovere gli abiti come corpi parlanti sulla passerella, dove stoffe inerti si animano, raccontando la loro storia. Affermo con certezza che dopo il nostro trionfo, questa nuova visuale della moda, diventa un’esemplare proposta da seguire ed imitare. 

Tu e Raniero diventate gli enfants terribles della moda.

Arriviamo ad avere quattordici licenze: implementiamo talento ed organizzazione in un connubio irresistibile, e niente sembra arrestarci. Invece, il destino lancia un macigno di piombo inscalfibile, su una strada che appariva morbida come il velluto. Raniero si ammala di leucemia, e dice addio alla terra nel 1994. Mi presento a casa di una madre distrutta ed ultra ottantenne, che a dispetto di tutto, diventa mia socia fino alla fine. Con coraggiosa resilienza, riveste il terribile dolore di forza reattiva, e mette a servizio la sua incredibile esperienza. Guillermo Mariotto, già in forze da noi dall’età di 23 anni in qualità di assistente di Raniero per le ultime dieci collezioni, diventa lo stilista. Attualmente, abbiamo la linea storica “Gattinoni”, che gestisce le attività dall’archivio, mentre la contemporanea si chiama “Guillermo Mariotto”, artista che incarna il vero genio creativo, folle e mai banale, in grado sempre di stupire.

Stefano Dominella, l’attrice italiana di fama mondiale Monica Bellucci e Guillermo Mariotto. Lo stilista è anche celebre per essere giurato nel popolare programma tv “Ballando con le stelle”.

Ti capita di scontrarti con Mariotto?

Non accade perché, conoscendoci nel profondo, abbiamo l’intelligenza di prevenire a vicenda qualunque situazione di dissidio. Se deve vestire la figlia venticinquenne del re dell’Arabia Saudita, non occorre che suggerisca i suoi ruoli regali, e preventivamente, corregge il tiro dell’outfit, per le necessità istituzionali. Oggi non si può ignorare l’influenza della rete, che ha spazzato via i vecchi concetti di moda: tutti copiano tutto, e si resta aggrappati al marchio, rispolverando e abusando dei propri archivi. Mariotto, al contrario, si contraddistingue nella freschezza e originalità: fuori dalle convenzioni, cuce l’inventiva con l’estro, e fa la differenza.

Hai importanti attività di docenza: com’è il tuo rapporto con i giovani studenti?

Sono coordinatore dei master di moda allo IED di Roma, ed all’ Università “La Sapienza”, insegno “Scienza della moda”. È un rapporto fantastico: ricevo e apprendo dagli studenti, molto più di quello che offro. Sono il mio occhio sul mondo 2.0: resto contemporaneo e curioso di una trasformazione sociale, che la moda non solo deve osservare, ma catturare ed abilmente proporre attraverso le collezioni.

Ti attende in Giappone, ad Osaka, l’Expo dove curi la mostra “L’Italia è di moda”, dal 25 al 31 Maggio, con una selezione di 17 stilisti italiani.

Ho attraversato ben quattro epoche della moda, e ne sono la memoria storica che immetto nel mondo attuale. Sono onorato di portare ad Osaka, il valore dell’Italia, regina del settore, con una mostra dal titolo “L’Italia è di moda”. Ho scelto 17 stilisti, perché questo numero per me è scaramantico: Versace, Missoni, Dolce e Gabbana, Etro, per citarne alcuni. L’exibition sarà di scena dal 25 al 31 Maggio, con una ripresa autunnale, in un enorme spazio corredato da installazioni interattive, contestualizzate nei monumenti simbolo italiani, nella duplice valorizzazione del settore manifatturiero e culturale, proponendo una realtà immersiva e visionaria, senza trascurare l’urgente attenzione all’eco sostenibilità, già attenzionata all’Expo milanese, in una mia mostra epica sull’eleganza del cibo, tema mai trattato e diventato poi un cult, dal successo così clamoroso, da essere in seguito richiesta ed esposta nel mondo, come ad Atlanta, Tokio, New York. 

Come concili la tua attività creativa con quella manageriale?

La mia attività mi fa essere cittadino del mondo: amo viaggiare e, per capire la mole dei miei spostamenti, sono stato 63 volte in Cina, anche se preferisco la cultura nipponica, dove abbiamo ben 14 licenze. All’estero, purtroppo, devo relegare il ruolo di turista a momenti brevi. La parte manageriale è massiccia ed ho ricoperto ruoli impegnativi: dal 1983 al 2012, membro del Consiglio Direttivo della Camera Nazionale della Moda Italiana, e dopo vice Presidente, nel periodo in cui Santo Versace ne era Presidente. Dal 1984 al 1994 Presidente del tessile abbigliamento dell’Unione Industriali di Roma, e quasi in contemporanea, Presidente del Consorzio Moda Roma. 

Se guardi per la strada una donna, cosa ti fa dire che è elegante?

Distinguo tra mille chi è dotato di personalità: la donna elegante, irradia un giusto portamento ed un fascino sicuro, trasformando un abito di poco valore, in prezioso e magico.

Qual è il capo passepartout che si deve avere in guardaroba? 

Il parka: a seconda del peso, costituisce un’ancora di salvezza in ogni stagione. Se confezionato con materiale importante, risulta perfetto anche sopra un abito da sera.

E la vita affettiva?

Non ho molto tempo per il privato. Ho un compagno, Roberto, con cui condivido da dodici anni amore e professione. Si occupa dell’organizzazione logistica delle mostre, che sono un’altra mia grande passione. Con oltre cinquecento capi in archivio, ho desiderato non disperdere il patrimonio storico della Maison Gattinoni, continuando a fare brillare il genio della fondatrice Fernanda, che ha vestito star mondiali, imprigionando sulla stoffa la Roma opulenta delle fortunate stagioni dell’Alta Moda.

Che valore dai all’amicizia: hai tempo per coltivare le relazioni?

Il mio amico più caro, Maurizio Galante, vive a Parigi ed è uno stilista talentuoso, che ha deciso di operare in autonomia, fuori dai giri istituzionali.

Sei più nostalgico o progettuale?

Non sono nostalgico, perché prevale la voglia ideativa che mi urge dentro. Nel mio ambiente, sono attratto dalle sfilate dei giovani emergenti, così proattivi ed audaci, e mi annoiano quelle cristallizzate di tanti colleghi famosi. Fare moda, significa intrecciare la sua evoluzione e camminare lungo la linea del tempo. Un abito, ingloba il periodo storico in cui è venuto alla luce, ed è un potente indicatore di quei contesti specifici. Quindi, amo ricordare il passato senza rimpianto, e lo esalto come fondamentale testimonianza. Quotidianamente varco la soglia del futuro, con l’immutato e sognante entusiasmo, dell’incompreso attor giovane di belle speranze. 

Read in:

Immagine di Cinzia Alibrandi

Cinzia Alibrandi

Autrice messinese ma milanese di adozione, laureata in Lettere presso l'università "La Sapienza" e diplomata all'"Accademia di arti drammatiche" di Roma. Ha un passato di attrice, specialmente teatrale, con qualche incursione nel cinema. Oggi insegna italiano e storia nel triennio di Architettura del liceo artistico milanese "Boccioni", dove ha ideato, organizzato e curato i "giovedì letterari", aperti sul territorio, per la biblioteca, intervistando autori italiani di spicco nel panorama nazionale. È sei volte edita con 'Anna e i suoi miracoli' - Armando Siciliano editore, 'Petali di Marta' - Ensemble e con 'Torna a casa lettera' - Ensemble, Collana Pongo (di cui è stata inventrice e direttrice editoriale), 'Storie di amori e disamori- dalla A alla Z e ritorno’ - Giulio Perrone Editore, 'La vita é così' - Mondadori/Piemme, scritto con la famosa attrice Dalila Di Lazzaro, e sua biografia, e la biografia scritta con il noto stilista lombardo Martino Midali pubblicata da Cairo ‘La stoffa della mia vita-un intreccio di trama e ordito’, presentata a Milano da Jo Squillo, a Roma da Stefania Sandrelli, a Napoli da Marisa Laurito. Cinzia Alibrandi ha promosso e ha girato in Italia e all'estero (Dublino e Londra) con degli happening legati al lancio dei suoi libri, stabilendo un ponte culturale con noti stilisti (Chiara Boni, Maria Grazia Severi, Martino Midali, Cettina Bucca, Josè Lombardi, Gerardo Orlando, e le siciliane Tina Arena, Milena Bonaccorso, Miluna) ed orafi raffinati (Stroili, Stellina Fabbri, Francois Larnè, Pippo Alvaro). I suoi romanzi hanno la prefazione prestigiosa dell’autore internazionale Andrea G. Pinketts; "Petali di Marta" si avvale della copertina a opera della fotografa di moda Agnes Spaak, sorella dell'attrice Catherine. Ha vinto il 'Premio Sicilia'- sezione Letteratura nel 2014; il Premio 'Orgoglio siciliano' nel 2015 - sezione Letteratura; il Premio Speciale alla Carrera al T.A.R.C. Pagliara 8^ Edizione nel 2019. Ha ideato e ha curato per "Assodigitale"per un biennio una rubrica settimanale molto seguita, "tacco & stacco". È giornalista professionista e collabora in modo fisso con i settimanali ORA, VOI, TUTTO, dove intervista le star, e ha una rubrica fissa in cui scrive di amore e tematiche di coppia nel mensile “LEI STYLE”, e intervista i più grandi pensatori italiani.
Ti potrebbe interessare:

Iscriviti alla newsletter e ai nostri contenuti speciali!

Vuoi farne parte? Con soli pochi step si entra in un mondo “privè” con alert sulle novità e tanti contenuti esclusivi. Registrati subito e accedi ai contenuti “Privè”