Uno spaccato della Germania del Novecento ha preso possesso del centro culturale più importante di Spagna. La mostra Michael Schmidt. Photographs 1965–2014, visitabile fino al 28 febbraio 2022 (terzo piano del Sabatini building) è promossa da Stiftung für Fotografie und Medienkunst mit Archiv Michael Schmidt, in collaborazione col Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid.
Si tratta della prima retrospettiva di Michael Schmidt (Berlino, 1945–2014) dalla morte del fotografo. Il lavoro di Schmidt ha seguito l’evoluzione della società contemporanea, intrecciando istantanee del paesaggio urbano e dei suoi abitanti, in una carriera che ha attraversato cinque decenni e ha fatto di lui, con Bernd e Hilla Becher, una delle figure più influenti della fotografia del dopoguerra in Germania.
Schmidt è stato uno dei primi fotografi in Germania a sintetizzare la visione d’autore in pubblicazioni e mostre, con un rigore inconfondibile che indaga sul ruolo dell’individuo nella società, il potere esercitato da sistemi politici e le condizioni e le relazioni personali.
Nato alla fine della seconda guerra mondiale a Berlino Est, Schmidt fuggì con la sua famiglia a Berlino Ovest nel 1955, dove avrebbe fotografato i quartieri della città in uno stile sobrio radicato nella tradizione documentaristica americana. Autodidatta, iniziò a fotografare nel 1965, quattro anni dopo l’erezione del muro di Berlino, e nel 1976 partecipò alla fondazione del Werkstatt für Photographie (laboratorio fotografico), parte del centro di educazione degli adulti Volkshochschule de Kreuzberg, che è diventato un forum di scambio di pratiche e conoscenze tra i fotografi europei.
Le sue serie più famose sono Berlin-Kreuzberg (1969-1973) e Berlin-Wedding (1976-1978), insieme a Berlin nach 45 (Berlin After ’45, realizzato nel 1980 ma non pubblicato fino al 2005). In Waffenruhe (che è ormai un suo libro classico che raccoglie scatti tra il 1985 e 1987) Schmidt ha utilizzato il medium della fotografia come strumento di espressione soggettiva, dando vita allo psicodramma di una città ancora divisa, Berlino, al culmine della Guerra Fredda, e facendo parte di una generazione “senza futuro” di tedeschi. L’immediatezza espressionista di Waffenruhe ha portato al progetto più denso, complesso e stimolante, Ein-heit (U-ni-ty) [1989-1994], esposto al MoMA di New York nella prima mostra dedicata all’artista da decenni.
Lo sguardo attento del fotografo si è allontanato dalla città di Berlino in serie come Frauen (Women, 1997-1999) e Irgendwo (Somewhere, 2001-2004), sulla campagna tedesca, prima di virare verso preoccupazioni più globali nel suo ultimo progetto: Lebensmittel (Foodstuff, 2006–2010) [letteralmente, “mezzi per vivere”), ottenendo riconoscimenti internazionali e portandolo in giro per l’Europa a fotografare l’industria alimentare.
Schmidt si è avvicinato alle sue serie fotografiche prendendo in considerazione il mezzo in cui sarebbero state presentate, considerandole nel loro insieme attraverso installazioni per spazi espositivi, o in minuziosi fotolibri a cui ha contribuito con la sua minuziosa visione artistica. Questa mostra di Madrid presenta circa trecentocinquanta ritratti, paesaggi, nature morte e paesaggi urbani, esponendo, insieme a materiale d’archivio, un insieme del lavoro del fotografo.
Foto della mostra allestita a Madrid presso Museo Reina Sofía: Guy Hofman / The Way Magazine