Nel giorno di John Travolta a Roma ‘La febbre del sabato sera’ si spostò al martedì sera, si potrebbe dire per l’arrivo dell’icona del cinema hollywoodiano alla Festa del Cinema di Roma.
Travolta è in promozione in Italia non solo per incontrare i suoi fans ma anche per presentare il suo ultimo film: ‘The Fanatic’, un’interpretazione che stranamente non è stata ancora visionata per il semplice motivo che il nuovo lungometraggio sarà mostrato in anteprima domenica 27 ottobre, giorno finale per questa quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma.
L’incontro con l’attore italo-americano, originario della Sicilia per parte di nonno paterno, è durato un’ora e passa trascorso tra la visione di nove clip che hanno accompagnato i presenti nella sala Sinopoli, nel mondo di John Travolta composto dai suoi film più famosi e più iconici, come: La febbre del sabato sera, Grease, Blow Out, Face Off, The Fanatic, Pulp Fiction, La sottile linea rossa.
Al solo sentire le musiche dei Bee Gees la sala si è letteralmente trasformata in una discoteca, questo perché più passa il tempo, più nell’immaginario collettivo Travolta sarà sempre Tony Manero.
Ma come ha ricordato lo stesso attore durante la conferenza stampa: “Sicuramente è il pubblico quello che mi ha aiutato e che mi ha consentito di essere sempre diverso: chi avrebbe potuto immaginare di vestire i panni di una donna o del Presidente degli Stati Uniti o un cinico avvocato? Non mi sono mai pentito di essere solo un interprete piuttosto un creatore, di essere la musa per qualcun altro”.
Quello stesso pubblico che gli ha tributato un sentito e caloroso applauso quando è stato premiato per il ruolo ricoperto proprio nella sua ultima fatica cinematografica. Lui, John, ha ringraziato nuovamente il pubblico per l’affetto che continuamente nutre nei suoi confronti. Un pubblico, è bene sottolinearlo, anche molto giovane; persone che sono nate anche a distanza di anni dall’esplosione de “La febbre del sabato sera” e che a Roma sono state in fila per ore pur di vederlo.
Durante l’incontro sono emersi dettagli, curiosità forse, poco conosciute della carriera della star americana: per esempio un suo gran rifiuto determinò una lunga pausa del regista Terence Malick, ritrovato poi nel film bellico “La sottile linea rossa”. Questo rifiuto, quasi ironicamente, è collegato ad altri due rifiuti di progetti illustri.
“Terence Malick è una persona al 100 per cento più sensibile che abbia mai conosciuto nella mia vita, nel senso che lui percepisce, è sensibile con tutto il suo corpo. Quando purtroppo rifiutai il suo film, ‘I giorni del cielo’ per il quale mi aveva scelto come attore protagonista, il motivo era di carattere contrattuale. Lui era convinto che fossi adatto per quel ruolo; successivamente mi avevano raccontato che non aveva lavorato per ben diciassette anni proprio a causa del mio rifiuto, quando lo incontrai anni dopo e gli chiesi lui mi confermò tutto. Con quel rifiuto gli avevo spezzato il cuore, perché trovava inconcepibile che Hollywood non gli aveva permesso di avere me nel suo film”.
Dopo ‘I giorni del cielo’, del 1979, Travolta, in questo incontro con il pubblico, ha ammesso, scherzandoci un po’ su, di aver rifiutato altri due film: ‘Ufficiale e Gentiluomo’ e ‘Chicago’. In tutti e tre i casi i ruoli sono andati a Richard Gere.
La sua fortuna, comunque, la si deve proprio a quel Tony Manero e, se vogliamo dirla proprio con parole sue, per la passione del ballo, la sua passione, e per il quale afferma: “Non ho mai avuto il problema di chiedere ai registi di inserire una scena di ballo nel film” . Gliela scrivevano direttamente, evidentemente.
Anche in questo non si nasconde e narra al pubblico in sala come dal 1977 è diventato una vera icona mondiale per puro caso: “Anche questa è un’interessante storia: avevo fatto il provino per ‘Jesus Christ Superstar’ ma mi considerarono troppo giovane per quel ruolo, ovvero quello di Gesù’; il produttore Robert Stigwood, che era un pezzo grosso scrisse, su un pezzo di carta: ‘questo ragazzo è troppo giovane per questo ruolo ma tenetelo d’occhio perché diventerà qualcosa di veramente grande”.
E John Travolta è diventato veramente qualcosa di grande, qualcosa che non si dimenticherà negli anni a seguire un’icona transgenerazionale, figlio d’arte, visto che sua madre era un’attrice e regista ed alcuni suoi componenti della famiglia erano artisti.
Alla fine della serata dedicata a Travolta a Roma gli viene consegnato il premio speciale, quello di miglior attore per la perfomance in ‘The Fanatic’. Che suona come anticamera a una celebrazione per tutta la sua carriera, che è lungi dal fermarsi.
Testo a cura di Vincenzo Pepe – Inviato The Way Magazine alla Festa del Cinema di Roma