7 Dicembre 2021

Macbeth 2021, la discesa agli inferi del potere al Teatro alla Scala

L'opera di Giuseppe Verdi diretto dal Maestro Riccardo Chailly con la regia di Davide Livermore. Le scenografie sono state disegnate da Giò Forma, Gianluca Falaschi firma i costumi e D-Wok i video, mentre le luci sono di Antonio Castro.

7 Dicembre 2021

Macbeth 2021, la discesa agli inferi del potere al Teatro alla Scala

L'opera di Giuseppe Verdi diretto dal Maestro Riccardo Chailly con la regia di Davide Livermore. Le scenografie sono state disegnate da Giò Forma, Gianluca Falaschi firma i costumi e D-Wok i video, mentre le luci sono di Antonio Castro.

7 Dicembre 2021

Macbeth 2021, la discesa agli inferi del potere al Teatro alla Scala

L'opera di Giuseppe Verdi diretto dal Maestro Riccardo Chailly con la regia di Davide Livermore. Le scenografie sono state disegnate da Giò Forma, Gianluca Falaschi firma i costumi e D-Wok i video, mentre le luci sono di Antonio Castro.

Riccardo Chailly apre la Stagione 2021/2022 con il capolavoro della giovinezza di Verdi, Macbeth che sta andando in scena ora al TEatro alla Scala di Milano.

L’opera più attesa dell’anno nel mondo lirico, con la regia di Davide Livermore e Luca Salsi, Anna Netrebko, Francesco Meli e Ildar Abdrazakov protagonisti, sta riscuotendo molti consensi.


Il protagonista Luca Salsi arriva al suo quarto 7 dicembre con Riccardo Chailly dopo Andrea Chénier, Tosca e la serata “… a riveder le stelle”. Artista tra i più affermati a livello internazionale, in particolare nel repertorio verdiano, il baritono parmigiano ha conquistato il pubblico scaligero anche in Ernani e nel corso della Stagione 2021/2022 tornerà come Renato in Un ballo in maschera, sempre diretto dal Chailly. Tra i successi più recenti Tosca a Firenze e Salisburgo, Macbeth a Chicago e Vienna (dove sarà ripreso nel gennaio 2022), Rigoletto a Londra e Venezia e Tosca a Monaco, mentre tra i prossimi impegni spiccano Otello a Monaco e Nabucco a Madrid.

Alla sua quinta Inaugurazione scaligera (quarta con Riccardo Chailly), Anna Netrebko ha appena registrato con l’Orchestra della Scala diretta dal Maestro l’album di arie in italiano e in tedesco “Amata dalle tenebre” per Deutsche Grammophon. Alla Scala il più celebre soprano del nostro tempo ha debuttato nel 1998 con un concerto della Filarmonica diretto da Valery Gergiev; sempre Gergiev la dirige due anni più tardi in Guerra e Pace di Prokof’ev. Torna quindi come Donna Anna in Don Giovanni diretto da Daniel Barenboim il 7 dicembre 2011, come Mimì ne La Bohème diretta da Daniele Rustioni nel 2012, Giovanna d’Arco per il 7 dicembre 2015 diretta da Riccardo Chailly, come Violetta ne La traviata diretta da Nello Santi nel 2017, e ancora con Riccardo Chailly come Maddalena di Coigny in Andrea Chénier il 7 dicembre 2018 e come Tosca il 7 dicembre 2019. Anna Netrebko ha interpretato un vastissimo repertorio in tutti i teatri del mondo con i direttori e i registi più prestigiosi: tra i prossimi impegni Aida al San Carlo, il ritorno alla Scala con Adriana Lecouvreur (dal 4 marzo), Macbeth a Zurigo e Berlino e ad aprile un concerto con i Berliner Philharmoniker e Kirill Petrenko.
Macbeth è proposto da Rai Cultura in diretta in esclusiva su Rai1 a partire dalle 17.45. Lo spettacolo, con la regia televisiva di Arnalda Canali, è trasmesso in diretta anche su Radio3, su Rai1 HD canale 501 e su RaiPlay, dove potrà essere visto per 15 giorni dopo la Prima.

Interpreti delle parti principali sono Luca Salsi, Anna Netrebko, Francesco Meli e Ildar Abdrazakov; la serata schiera anche altri artisti prestigiosi, Iván Ayón Rivas e Chiara Isotton come Malcolm e Dama di Lady Macbeth.

Il Coro del Teatro alla Scala è diretto dal Maestro Alberto Malazzi, mentre le coreografie sono state concepite da Daniel Ezralow.

L’opera si esegue per la prima volta alla Scala secondo l’edizione critica curata da David Lawton per Ricordi. L’edizione scelta è quella del 1865, ma nel IV atto è inserita la morte di Macbeth (“Mal per me che m’affidai”) dalla versione del 1847.

Il settantesimo 7 dicembre scaligero (fu Victor de Sabata a spostare l’Inaugurazione dal 26 dicembre al giorno di Sant’Ambrogio nel 1951) assume un particolare rilievo per la città dopo l’edizione senza pubblico imposta dalla pandemia nel 2020.   

Frutto del lavoro della squadra artistica guidata da Davide Livermore nella quarta Inaugurazione di Stagione consecutiva, l’allestimento di Macbeth si presenta anche scenicamente come esito e compendio di un percorso al cui centro è il significato del potere, con i suoi spazi monumentali, i suoi simboli, il suo impatto sulle vite dei singoli ma anche con la sua fragilità e il suo inevitabile tramonto. Il trono di Attila, il sadismo annidato nelle stanze fastose di Tosca, lo sgretolarsi dei palazzi rappresentato con impressionante premonizione da Livermore nella Casa Bianca in fiamme, che faceva da sfondo al Credo di Iago nella serata “… a riveder le stelle” poche settimane prima dell’assalto al Campidoglio, si ritrovano in Macbeth in un nuovo contesto. Abbandonato il filtro della rappresentazione in costume, l’allestimento ci parla delle città del nostro tempo, santuari della ricchezza e del dominio eppure fragili ed esposte a oscure minacce. Città le cui prospettive si moltiplicano e si riflettono come nel film Inception (Christopher Nolan, 2010), immagini di un inconscio tortuoso, di un io smarrito.   

Le scene di Giò Forma ci mostrano uno skyline che rimanda a quello delle grandi città americane, New York o Chicago, con il loro panorama di grattacieli. Negli interni troviamo la stessa dimensione metropolitana, arricchita di riferimenti ai classici dell’architettura novecentesca, da Frank Lloyd Wright a Ludwig Mies van der Rohe. Tra questi spicca un preciso riferimento a Milano con un omaggio a Piero Portaluppi, che ha segnato il panorama urbano milanese con edifici come il Palazzo della società Buonarroti-Carpaccio-Giotto in Porta Venezia e Villa Necchi Campiglio. Nel 1926 Portaluppi disegnò “Tre case nuove strambe”, progetto mai realizzato per l’edifico S.T.T.S. in corso Sempione: nel secondo disegno la facciata è occupata da un colossale labirinto. Questo labirinto torna in diverse dimensioni – architettoniche o decorative – e con molteplici funzioni come Leitmotiv dell’allestimento: affettuoso omaggio alla città e metafora dei tortuosi percorsi della mente dei protagonisti. Nelle sfarzose sale del palazzo di Macbeth e Lady si accumulano i simboli del potere, di cui fanno parte ricche collezioni d’arte, spesso con allusioni e omaggi ad artisti reali. Tra questi campeggia la statua di una pantera in cui si riflette la natura ferina di Lady.

Milano non è solo nell’architettura ma anche nella moda: Gianluca Falaschi evita ogni citazione testuale ma ripercorre gusti e tendenze della creatività milanese degli ultimi decenni disegnando creazioni eleganti e lussuose per la corte in netto contrasto con la monocromia della folla, vestita di abiti diversi per foggia e tonalità su una stessa tinta di base.

Crediti fotografici: Brescia e Amisano © Teatro alla Scala

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