Ci sono tempi in cui gli eventi sembrano travolgerci in tutti i sensi, passando da “un grande lustro ad un tempo di oblio”, ci confessa al telefono Marcantonio Bibbiani, l’artista pisano di padre senese, che da poco si è trasferito a La Rotta, una piccola frazione di Pontedera, dopo l’abbandono della casa paterna a Cascina.

Continua a raccontare: “Attrezzature e opere si erano già trasferite lì da Montelupo Fiorentino, dove ho avuto il primo vero strutturato atelier, mantenuto per una dozzina di anni”. Gli chiediamo delle sue opere sfrontate e poetiche, dinamiche e inattese, dissacranti e provocatoriamente realistiche; nel solco di quelle che solo i grandi artisti sanno creare, plasmando l’argilla e fondendo il bronzo, disegnando di getto seguendo l’indole o meditando attentamente, dopo aver aperto il cuore e ascoltato i moti dell’animo! Come Marcantonio sottolinea: “per conoscere un artista bisogna prima conoscerne la biografia, per interpretarne l’opera tutta e ogni suo singolo elemento.


Così all’inizio, quando ero quasi alla fine della Facoltà di Architettura presso l’Università di Firenze, ho iniziato a frequentare le botteghe d’incisione calcografica (acqueforti) di alcuni artisti pisani. Dopo la laurea e la professione inerente per un decennio, ho portato avanti entrambe le cose, poi la terracotta e la ceramica e l’abbandono definitivo dell’architettura. Ho trascorso un lungo periodo dedicato alla creta. Con la malattia di mia madre e il lock-down, l’avventura del bronzo e la comodità delle fusioni a Pietrasanta e la cera come materia di mezzo del bronzo. Qui, nel nuovo atelier posso riprendere tutto quanto. Dimenticavo l’esperienza ingenua ma genuina con la scrittura e, negli esordi la produzione di chine e tempere, su disegni anche applicabili a stoffe e decori in ceramica in parte riprodotti. Nell’immediato, proseguo il ciclo di bronzetti sugli Arcani Maggiori dei Tarocchi. Sono a metà del percorso. Le tematiche delle mie mostre personali sono dettate da fasi emotive più che da scelte razionali, esplorando l’ampia scala dei sentimenti”.







Le sue sculture di contenute o medie dimensioni, dalle calcografie alle maioliche, dall’argilla bianca agli smalti, dalla terracotta invetriata o ingobbiata, ai bronzetti, dalle cere alle fusioni in argento o auree e coralli tradiscono e raccontano piccole, singolari cronache private o stigmatizzano grandi storie corali: da “La Casa Rosada” ad “Antinoo”, da “The Flag” a “L’Appeso”, dal “Mercenario” a “Cristo spaccato” al “Cristo vuoto” a “O Surdato nnamurato”. Mostrano tutte il disincanto amaro e allo stesso tempo giocoso ed ironico che forse rappresenta una delle cifre più alte dell’arte di Marcantonio Bibbiani. Le cromie delicate ed a tratti brillanti conservano quella sobrietà nel dosaggio dei colori che trova la sua genesi nella sagacia e nella perizia d’artista. Un’opera molto interessante è “La Tovaglia” eseguita tra il 2008 e l’anno successivo. Abbiamo chiesto all’artista di spiegarcene la genesi: “tutta maiolica, compreso forchetta, coltello, bottiglia Ferrarelle, etc… Il periodo in cui l’arte non mi dava da mangiare, con un gesto violento, sbaraglio l’apparecchiatura, un gesto che ha richiesto 1 anno intero di lavoro.
Spettacolare il modo con cui ho risolto l’avvitamento delle mani tagliate a metà; sorprendente il fuori baricentro dell’attacco delle mani. Queste ultime sono fatte modellando alveolati a nido d’ape per dare resistenza e leggerezza, come per gli avambracci così sporgenti”. Le sue opere sono state esposte da Roma a Berlino, da Firenze a Pietrasanta, da Mantova a Pisa, da Assisi a Montelupo Fiorentino. Marcantonio sorride al telefono con quella schiettezza tutta toscana e svincola quando gli chiediamo dei numerosi riconoscimenti e premi ricevuti nel corso degli anni. Ma ci racconta dei premi più belli:” a Benevento ad esempio, per l’opera “Amore senza barriere” vincitrice, interpretando amore e sessualità nei portatori di handicap”.


In foto in alto: desiderio e sessualità degli handicap vincitore del premio Benevento 2013, foto di Rudy Pessina. THE GOLDEN GATE, omaggio comunità gay San Francisco, I mandato Trunpiano (opera politica dunque) 2015 circa, presentato Artepadova Fiere 2016 Terracotta smalti bronzo e nastri multicolor.
In foto in basso: THE FLAH, bronzetto con bandiera in tela e tempera a stucco bianca) multiplo di 5 numerati + 2 pda, ne è rimasto un numerato.

Gli ultimi premi? Il “premio Gronchi” nel 2024 e il “Fiorino d’argento” nello stesso anno. Quando gli abbiamo proposto di voler visitare l’atelier e la sua dimora, per un momento ha esitato; ci ha confessato che era intento a rinfrescare gli ambienti e dare un nuovo esprit e un ordine giusto al “disordine d’artista”. Ha imbiancato pareti e sistemato le opere, coadiuvato dai suoi amici Simona e Roberto che hanno spostato opere e tavoli e piedistalli, fino a quando lo spazio è divenuto ancora una volta una galleria d’arte dove Marcantonio elabora e compone, plasma e modella con quella disciplina indomabile che ha ereditato dalla secolare tradizione delle terre in cui è nato e si è formato. Qui riceve amici, committenti e studiosi che dalla vociante città della Torre Pendente, salgono in collina verso il piccolo borgo tranquillo dove l’artista ha deciso di stabilirsi. Gli chiediamo quale sia l’opera perfetta: “vorrei realizzare un’opera “grande” in bronzo. Ho già realizzato opere eccezionali in terracotta, forzando questa materia al massimo, fino quasi a romperla, conoscendone perfettamente ogni segreto; opere impossibili da realizzare e comunque realizzate, senza cliché e senza uno stile che fosse immediatamente riconosciuto o sia riconoscibile dal mercato, senza una paternità a priori. In definitiva, opere libere, un prodotto di nicchia per veri cultori dell’arte”. Manterremo la promessa fatta all’artista, ora che tutto è sistemato: prima del gran caldo d’estate, andremo a trovarlo. Ammireremo de visu le opere consacrate da tempo e quelle in fieri per il nuovo rinascimento della sua arte.
Testo a cura di Teobaldo Fortunato, foto gentilmente concesse dall’artista Marcantonio Bibbiani. La foto di Marcantonio Bibbiani “caravaggesco” è di Rudy Pessina