Dal teatro alla serialità televisiva, per l’attore, cantante e musicista Mario Zinno è un anno davvero ricco di impegni. Lo abbiamo visto a teatro in Masaniello di Tato Russo, nel ruolo di Frà Savino (lo stesso interpretato anche nell’edizione del 2005) con la regia originale di Tato ripresa da Maurizio Sansone e nella recente nell’edizione dello spettacolo Masaniello di Armando Pugliese ed Elvio Porta andato in scena nel Cortile d’Onore di Palazzo Reale Napoli – con la regia di Pugliese, ripresa da Bruno Garofalo, nel ruolo dell’eletto del popolo Naclerio. Mario Zinno è tra i coprotagonisti di Pesci Piccoli, la serie dei The Jackal prodotta da Amazon Prime Video.
Il suo ruolo nella comedy – amata ed apprezzata dal pubblico televisivo -è quello di Alfredo, un timido programmatore, tenero, eternamente inadeguato e in sottrazione col mondo, che ritrova in questo gruppo di lavoro sgangherato una ragione per evadere la sua vita mite, forse un po’ anonima e profondamente consuetudinaria. Alfredo ama intensamente i suoi colleghi, la sua vera famiglia, nonostante sia la vittima prescelta e sacrificale dell’intera agenzia, soprattutto di Frù, al quale non si oppone minimamente.
«Dopo quasi 30 anni di teatro – racconta Zinno – sentivo forte l’esigenza di cimentarmi in qualcosa di diverso, di innovativo. Dopo qualche giorno ero sul set di Pesci Piccoli nei panni di Alfredo. L’intuizione di sottoporre il mio profilo per questo progetto al visionario e talentuoso regista Francesco Ebbasta, è di Adele Gallo e Max Pacifico, casting director della serie. Sarò sincero, il mondo Jackal mi ha sempre incuriosito, spesso vedevo i loro video e pensavo che nell’oceano dei prodotti social, i loro contenuti fossero effettivamente qualcosa che andasse oltre un semplice prodotto commerciale, che fotografasse precisamente la società con una capacità critica e di sintesi assolutamente geniale. Quando si è presentata quindi questa opportunità, l’ho presa al volo».

Pesci Piccoli è diventata una serie di culto: com’è stato entrare nell’universo folle e geniale dei The Jackal?
«Ho trascorso quasi l’intera vita professionale in teatro, dividendomi tra prosa e musical con diverse incursioni al cinema e in televisione. Approdare al mondo The Jackal, un mondo che gira a una velocità supersonica, fatto di ricerca di trend, brain-storming, sperimentazione ai massimi livelli è stato un modo per scoprire, dall’interno, il mondo del web e dei social. Una realtà che si afferma sempre più in continuità, a mio avviso, con le arti del passato, come nuova arte d’avanguardia nel mondo dell’intrattenimento che sa leggere e riflettere nitidamente la contemporaneità».
Il tuo personaggio Alfredo è vittima di bullismo da parte di Frù ma è anche il cuore emotivo del gruppo. Come hai costruito questo equilibrio?
«Alfredo è un buono, un romantico, pronto a emozionarsi anche per la semplice vittoria del concorso ‘il Pesce d’Oro’, ideato da Fru come attività interna di team building o ascoltando un monologo di Ciro che ripropone l’intera sceneggiatura di Titanic. È la vittima sacrificale dell’intero gruppo, una specie di pungiballumano. Ma accetta senza sacrificio questo ruolo per amore del gruppo, la sua famiglia. L’amore è comunque ricambiato da tutti attraverso piccoli gesti, intese e occhi buoni che accomunano tutti gli occupanti dell’ufficio della Three of us, anche di Fru. Ho dato vita a questo personaggio ispirandomi alla bontà e alla capacità di saper accogliere di mio padre. L’istinto mi ha portato ‘naturalmente’ verso quella direzione. Ma l’ho capito soltanto riguardandomi in questa seconda stagione, dove ne accadono di tutti i colori. Devo dire che il geniale Francesco Ebbasta, regista e sceneggiatore della serie, ha lasciato ampio spazio alla costruzione del personaggio, così da creare legami, sfumature e criticità introspettive libere da qualsiasi sovrastruttura».
Nell’episodio 4 sei vittima di Tonio Cartonio versione dark…Raccontaci cos’ è successo dietro le quinte!
«È stata un’esperienza incredibile vivere quei giorni di set, un set che vedevamo costruire giorno dopo giorno. Pian piano l’abbiamo visto riempirsi di colori, di alberi, d’attrezzeria, le prove di trucco e parrucco, le prove costumi, e man mano cresceva l’adrenalina di voler girare quell’episodio. La Melevisione è un fenomeno televisivo successivo alla mia generazione, ma che ben conoscevo, così come conoscevo la figura di Tonio Cartonio, ovvero Danilo Bertazzi. Che fossi vittima di Tonio Cartonio lo scoprii il primo giorno di set. Fu la prima cosa che mi disse Francesco, il nostro regista, ancor prima di salutarmi: “Sarai ammazzato da TonioCartonio!”. Ci siamo divertiti tantissimo a girare quella scena, preceduta da alcune frasi cantate. Insomma follia pura. Il successo di questo quarto episodio è clamoroso. Dopo l’uscita della serie inviai un messaggio a Danilo: “È stato per me un’onore essere ammazzato da te”. Rispose dopo pochi secondi: “Finalmente un personaggio cattivo nella mia storia!”».
Dopo anni di musical e teatro d’autore, cos’ha significato per te calarti nei tempi comici della serialità TV?
«Sono un divoratore seriale di Serie TV da spettatore. Quando le storie sono ben scritte e ben girate è un dolore arrivare alla fine, vorresti non finissero mai. Era un mio desiderio poter far parte di una serie televisiva, con un bel personaggio ricorrente che avesse possibilità, grazie alla lunga tenitura, di poter essere ben raccontato. Ed è arrivato! La recitazione è un’arte complessa e dalle mille sfaccettature che si adatta ai diversi contesti in cui viene praticata, ma i codici, per fortuna, restano gli stessi. Quelli che sono assolutamente diversi, rispetto al teatro, sono i ‘tempi’ e le velocità di un set. Molto spesso non c’è possibilità di provare la scena prima di girarla, quindi giusto due parole da parte del regista e si va davanti alla macchina da presa. Chiaramente in una serialità, dove mantieni per tante puntate lo stesso ruolo sei più facilitato in quanto ragioni continuamente da personaggio e le soluzioni che adotti sono quasi sempre efficaci. E poi, lavorare con dei colleghi, bravi ed esperti come tutti gli attori del cast di Pesci Piccoli, è stata un’opportunità di scambio e di crescita continua».
Usi i social? Ti diverti a vedere come i fan reagiscono alle scene più assurde di Pesci Piccoli?
«Non sono un ‘postatore’ seriale, però mi diverte scrollare e trascorrere del tempo sui social, ed è divertente leggere i commenti sotto le varie pagine dedicate alla serie che dimostrano il grande affetto dei fans per i nostri personaggi, con suggerimenti, richiesta di girare subito una terza stagione, ecc.. Addirittura ci richiedono di trasformare in gioco, in carte, i personaggi della quarta puntata dedicata alla Melevisione; Gnomino Alfredo pare abbia diversi fans».
C’è qualcosa che ti diverte o ti irrita nel mondo della comunicazione online, che la serie secondo te prende di mira bene?
«Uno degli argomenti principali con cui la serie si confronta é sicuramente quello dell’intelligenza artificiale, approfondito a più riprese nei vari episodi, in particolare nel sesto. È un argomento talmente ampio e ancora così pieno di sfumature che diverte, attrae, irrita e atterrisce al tempo stesso. Mi attrae in quanto consente di creare e produrre cose che fino a pochi decenni fa erano impensabili, ad esempio potremmo avere un nuovo album musicale dei Beatles senza i Beatles. Se ci riflettiamo, é qualcosa di surreale e rivoluzionario ma al tempo stesso inquietante. Mi domando: possiamo parlare dei Beatles senza Beatles? Inoltre é importante chiedersi: c’é davvero la possibilità che le macchine prendano il sopravvento sulle persone, o forse basterebbe staccare la spina per affrontare questa nuova realtà, così come avviene nel sesto episodio?».
Estate 2025: sei in tour con La porta dei baci. Che tipo di pubblico vorresti coinvolgere con questo spettacolo?
«“La porta dei baci” è uno spettacolo di teatro canzone, genere cuisono particolarmente affezionato. Racconto una storia che da sempre mi ha affascinato: le vicende dei circa 12 milioni di emigrati, provenienti da ogni parte del mondo che, tra il 1892 e il 1954, in cerca di una nuova vita e di fortuna verso il Nuovo Continente, hanno portato con sé generazioni di storia e pratiche culturali che hanno arricchito gli interi Stati Uniti d’America. La ‘porta dei baci’ era l’ingresso per coloro che superavano gli stringenti controlli su Ellis Island, ultimo avamposto prima di toccare la terra ferma, dove i nuovi emigranti ammessi a entrare negli Usa, potevano finalmente riabbracciarsi e ricongiungersi con familiari e amici che vivevano già negli Stati Uniti. Sarà comunque uno spettacolo di intrattenimento, dove la ‘porta’ diventa anche ‘passaggio’ e pretesto per entrare e uscire da una storia all’altra raccontando, attraverso canzoni e monologhi, una generazione e la straordinaria musica che l’ha accompagnata. Sarò affiancato da un polistrumentista con il quale condividerò palco e strumenti. Il debutto è previsto nel mese di Agosto per poi continuare nella stagione invernale. Spero di trovare un pubblico che abbia voglia di lasciarsi coinvolgere, emozionare e trasportare attraverso una riflessione, un ‘viaggio’ in chiave teatralmusicaleche miri ad accendere un faro su uno degli avvenimenti storici più spinosi che ha cambiato per sempre il volto del mondo».
Hai suonato la batteria fin da piccolo, poi pianoforte, flauto…oggi cosa suoni ancora e come entra la musica nel tuo lavoro attoriale?
«Il primo amore è stata la batteria, regalata a 4 anni da mio padre. In realtà era una sua passione. Ricordo che i piedi non arrivavano ai pedali. Crescendo poi divenne la mia ‘amica’ inseparabile e tormento per la famiglia e i vicini. Poi, pian piano, sono passato ad altri strumenti iniziando a frequentare corsi di musica, e la passione è diventata studio attento e sistematico. La musica mi accompagna sempre, in ogni attimo della giornata; anche adesso mentre rispondo alle tue domande ho una mano sul pianoforte».

Nella sua interpretazione di Alfredo, timido, tenero, vittima sacrificale ma cuore pulsante del gruppo, Zinno porta in scena un personaggio che attinge alla commedia dell’arte ma guarda dritto negli occhi lo spettatore contemporaneo, tra ironia e malinconia.
In questa chiacchierata, Mario Zinno racconta il suo ingresso in un mondo narrativo veloce e visionario, la libertà creativa sul set, l’approccio comico alle sfide dell’intelligenza artificiale, e ci accompagna nel suo nuovo viaggio teatrale-musicale con La porta dei baci, un racconto in musica sull’emigrazione e sull’identità. Un’intervista che è un attraversamento tra generi, epoche e passioni, con la consueta grazia di chi vive l’arte come missione e mestiere.
Se potessi portare Alfredo a teatro, in che ruolo lo vedresti? Commedia dell’arte? Pirandello? Qualcosa di completamente folle?
«Credo che Alfredo a teatro sarebbe un perfetto “Zanni” della commedia dell’arte. Un personaggio che si sviluppa dal teatro plautino, assumendo poi nel XVI secolo due sfaccettature: la prima, quella del servo-furbo, la seconda, quella del servo-stolto, dedito alle digressioni burlesche. Credo che Alfredo sia in linea con questo secondo carattere. È grazie ai ‘caratteri’ impacciati e vittime di beffe che il meccanismo comico si innesca diventando spassoso ed efficace: il personaggio di Fru non reggerebbe se non ci fosse un Alfredo! Inoltre, devo ammettere che mi ha sempre incuriosito questa assonanza fra lo Zanni e il mio cognome Zinno, l’ho sempre un po’ veduta come un’eredita artistica antica, una sorta di peccato originale che mi ha condotto a intraprendere la strada del teatro».
Hai un rituale scaramantico prima di salire sul palco o sul set? Un oggetto, un gesto, una frase…
«Solitamente, a teatro, cerco di prestare molta attenzione a quello che faccio la sera della prima replica, per esempio toccare un oggetto di scena o un gesto o movimento particolare, così da poterlo ripetere costantemente ogni sera e in ogni teatro in tour. Sono piccoli e innocui gesti… ho visto fare di peggio! Sul set invece, l’enorme caos che si crea non lascia spazio a nessun pensiero o gesto scaramantico, cerco soltanto un momento, un posto per potermi concentrare prima che si dia l’azione».
Intervista a Mario Zinno a cura di Nicola Garofano
Sulla scia del successo della serie tv, l’attore si appresta a programmare il suo calendario di impegni a partire da quest’estate con lo spettacolo di teatro canzone “La porta dei baci” che lo vedrà in giro in diverse città italiane. Da settembre verranno annunciati anche i nuovi appuntamenti di entrambi gli spettacoli sul Masaniello, oltre ad una collaborazione con il Teatro Diana per l’allestimento di uno spettacolo sulla legalità, e diversi altri impegni che in questo periodo si stanno profilando.