La strada, la notte, l’intimità palesata con la nudità in pubblico. Ma non solo. La bellezza del mondo trans, poeticamente ritratta dal fotografo napoletano Luigi Lista, è anche nei pensieri e sogni che si scorgono dietro queste immagini. Lista predilige ambientazioni notturne per la sua raccolta “Queen Bees“, perché le sue api sono regine della notte, vero, ma anche star individuali di un universo fatto di colori dentro il buio. Per 6 anni ha seguito la comunità transgender napoletana per dimostrare l’infinita varietà del concetto di bellezza. “E parlando con loro – racconta il fotografo – la mia presenza è diventata un abbraccio verso euforia, contentezza, vanità e sofferenza. Un progetto che mi ha molto cambiato. Le piccole comunità delle diversità mi hanno sempre interessato. Ora il mio auspicio è che il libro possa fornire aperture”.
È nato tutto per caso, come spesso accade con le operazioni artistiche ben riuscite: “Lavorando nella moda – ricorda Lista – avevo uno shooting in zona Gianturco, periferia attaccata alla zona della stazione dove c’è un giro di incontri notturni. Dalla macchina noto due donne trans stupende solo coperte da pelliccia. Resto folgorato, pensavo stessero scattando una campagna di Westwood o Mugler. Mi avvicino e chiedo di fare delle foto dei primi piani. Una di loro, Nadia, l’ho poi voluta anche ritrarre in casa. Così ho iniziato passeggiate notturne in contesti particolari, la ricerca della bellezza nelle cose straordinarie“.
Essendosi addentrato in un universo inedito, Luigi sapeva che il progetto avrebbe avuto bisogno di rodaggio lento. “Per un paio di anni ho scattato solo la fase preparatoria. È diventata una riflessione sull’identità e il coraggio di mostrarsi. Una fotografia di instrospezione. Cercavo anche io di uscire dalla mentalità di fotografo di moda e ho iniziato a documentarmi e ho preso confidenza”.
Un conto è scattare di notte, chiedere il permesso in strada, vincere la diffidenza. Altra storia è essere invitato in contesti organizzati, dove le trans fanno di tutto per essere notate.
Lista ci racconta: “I concorsi di bellezza sono da sempre la massima espressione del grido di esistenza. Mostrarsi al mondo come un essere umano unico. Ho intuito che la risposta delle trans a questa sordità è mostrarsi con tutta la loro forza, per ricordare al mondo che ogni essere umano è unico”.

Intuibile che una volta guadagnata la fiducia del folto gruppo di trans che popolano le strade periferiche di Napoli, la vicinanza emotiva di Luigi Lista si riversa tutta nelle immagini che ci consegna il libro: “Tutte queste ragazze sono come api, volano scoordinate in una danza incerta, pungono e vanno di fiore in fiore per trovare il loro posto nel mondo“, dice il fotografo 36enne, che da vent’anni a Napoli scatta progetti che gli stanno a cuore e che sono frutto di una meticolosa ricerca.
Certo, Napoli e il suo mondo, spesso sotterraneo aiuta. Luigi è figlio d’arte, non ha seguito la strada dei matrimoni. Ha iniziato a fare tutto per capire quello che non volevo fare. Finché ha trovato la dimensione del racconto più vera che lo rappresenta. “Nella moda ha scattato campagne mondiali per brand grandi – dice oggi – ma mi sento appagato facendo questa opera di osservazione del sommerso. Il titolo ‘Queen Bees’ è nato dopo averci lavorato per sei anni, pensando a degli alveari di api colorate che volano e pungono per trovare il loro posto nel mondo”.



Quando ha iniziato nel 2016 i concorsi di trans non erano molto popolari. Poi è stato il pubblico a voler sempre più portare a galla questi contest, molto peculiari c’è da dire. Dopo un esordio in una sede abbastanza istituzionale (la Mostra d’Oltremare), il carrozzone di aspiranti miss trans si è spostato nei campetti di calcio, in zone periferiche, nei paesi vesuviani o nei dintorni di Poggioreale, famoso per il carcere.
Il libro è anche una testimonianza di cambiamento nell’estetica, ancora poco documentato. Lista racconta: “Di base l’immagine mitologica della trans napoletana si è mescolata con le nuove giovani generazioni di trans. Le trovo diverse oggi perché non esiste più il solo ‘femminiello’, c’è una scena ballroom e la differenza nell’estetica si avverte. Oggi sono più attente alla moda, prima i riferimenti erano quasi esclusivamente le icone di bellezza femminile, generando un’estetica a sé stante. Adesso si guarda a reference diverse, legate alla moda, le cose cool del momento”.
Di base le trans restano molto legate al contesto e alla loro comunità. “Sono abituate a circondarsi di persone che le mettano a loro agio – riferisce il fotografo – . Cercano di uscire dal guscio ma in modalità da esibizione, come può essere quella legata ai concorsi di bellezza. C’è vitalità ma anche sofferenza in quel mondo. Ho conosciuto ragazze che si prostituivano da quando avevano 10 anni, altre laureate e che lavorano nel marketing o in contesti più inseriti. Dipende dal carattere e dal background famigliare di ognuna di loro”. Alcune delle trans ritratte sono piccole celebrità della classica “tombola scostumata”, il gioco di estrazione di numeri con allegorie sboccate. Tutte, assicura, si sono riconosciute nei ritratti e sono orgogliose di aver fatto parte del progetto.


Le foto di Luigi Lista sono tutte in pellicola e quelle in bianco e nero in digitale, scelte dettate dalle condizioni di luce. Sceglierne poche decine da far vedere al mondo, dopo anni di indagine, è stata dura: “Volevo dare un senso al lavoro, ho chiesto un occhio oggettivo ad altri colleghi, perché si sa che a volte è più facile selezionare lavori degli altri. Volevo che dagli scatti emergessela voglia di scendere in profondità, l’abbraccio alle storie della città a cui sono indubbiamente legato. C’è molta Napoli in questo lavoro. A Bologna c’è una scena trans politicamente attiva, a Milano c’è la comunità molto legata alla moda, o almeno influenzata da quell’ambiente. A Napoli c’è benevolenza e inclusione verso qualunque diversità, storicamente. Però al contempo resistono problemi di ignoranza e incomprensione“. E in qualche modo questo lato “cuore” e accettazione si evince dalle foto. Ai concorsi non vanno solo le amiche. Così come a qualsiasi forma di spettacolo e intrattenimento trans. Ci vanno le famiglie, i piccoli, gente di tutte le estrazioni sociali.
Adesso Luigi Lista sta lavorando a un altro progetto che non c’entra molto con ‘Queen Bees’. Avrà come protagoniste persone con gli animali. “Ma il filo è l’introspezione, l’inclusione, un percorso di miglioramento – sottolinea il fotografo – qualcosa che dia spunti per conoscere e approfondire”.