“Mentre il mio mondo continua a urlare / respiro ancora”: nasce all’ombra del lockdown “Addicted to Different Monsters”, undicesimo disco solista di Fabrizio Fedele, chitarrista e compositore tra i più autorevoli della scena indipendente italiana e ambasciatore di quell’“electric modal jazz” per lui coniato un paio di anni fa dall’edizione maltese del prestigioso Times.
Il disco è stato registrato tra il Cellar Studio napoletano dello stesso Fedele e gli Orange Dot Studios delle Shetland ed esce a due anni di distanza dal progetto/live “ON AIR: live session” e a un anno da “13 Petites Compositions”, disco di composizioni chitarristiche.
Endorser ufficiale degli amplificatori DV Mark, dei Montanino Custom Pedals e delle DS Custom Guitars del liutaio Davide Sorrentino, Fabrizio Fedele ha concepito, scritto e realizzato il suo disco durante quello che molti musicisti hanno ribattezzato “Rockdown”, periodo tra la primavera e l’estate in cui il coronavirus ha fatto da sfondo alle vite dei cittadini del mondo intero.
Otto le tracce del disco – dalla acuminata “Sad Like Grasshopper” all’avvolgente preghiera laica “A New Dawn” – in un tragitto sonoro in bilico tra la dedica d’amore (“Waltz For Bimba”), i riferimenti alla “Au Lait” di Pat Metheny in “She Lies Heavy” e il garbato omaggio alla beatlesiana “Blackbird” firmata da Paul McCartney del 1968 in “Once Were Cockroach”.
Le percussioni di Renzo Spiteri e gli strumenti a fiato di Pino Ciccarelli emergono in alcune tracce dell’album. Come in buona parte dei dischi di Fedele, anche “Addicted To Different Monsters” ha una texture ampia, internazionale: non a caso, l’album è stato pubblicato dall’etichetta francese Elison Musique. Diretta da Renato Gambuli, la label d’Oltralpe aveva originariamente programmato un live-tour del disco in differenti città della Francia, poi rinviato per via del coronavirus.
La densità della materia sonora e musicale di Fedele conferma una qualità compositiva profonda, intensa; il chitarrista napoletano propone una ‘sua’ musica, riconoscibile e pervasiva, e non ricalca mai i suoi passi. È forse questo l’elemento-chiave della produzione di Fedele: la ricerca costante, quasi ostinata, mai priva di pura creatività formale e compositiva.
Recensione a cura di Michelangelo Iossa