Tra presenza e assenza, tra visibile e invisibile, tra stupore e titubanza si presentano i lavori di Fabrizio Corneli. Sono corpi illuminati e illuminanti, sono teatro delle ombre e ribalta della luce. Infatti, per Fabrizio Corneli il soggetto dell’opera è la luce stessa. Ma questa non può esistere senza il suo complementare, l’oscurità. La mostra allestita al meraviglioso Spazio Borgogno in zona Navigli a Milano si chiama Monadi e Menadi, titolo suggestivo che ben sintetizza la sua indagine.
Nel gioco del vedere proposto da Corneli, il doppio, la coppia è un carattere che ricorre da sempre. È la luce che crea l’opera ma è l’ombra che fa apparire le sue figure tratte da un immaginario che spazia dall’antica Grecia alla contemporaneità. Le immagini che si formano sui muri hanno l’assenza della proiezione che però si origina da corpi di solidi geometrici presenti nello spazio. Le immagini vacillanti che le diverse lampade fanno sorgere sono il frutto della ferma fisicità di elementi e teorie. Corneli scompone, frammenta in misteriosi punti quell’immagine che il pubblico vede unitamente e nella sua completezza. Nel suo caso lo sguardo dell’artista è contrario a quello dell’osservatore.