Sappiamo tutti della trasformazione urbanistica e architettonica che ha rilanciato Tirana in questi ultimi anni. L‘Albania si presenta quindi all’imminente Biennale di Architettura di Venezia con un vigore rinnovato e tanta voglia di far conoscere la propria sperimentazione. “HAPËSIRA ZERO SPACE” è il progetto che rappresenta per la quinta volta il padiglione dell’Albania alla Mostra Internazionale dell’Architettura – La Biennale di Venezia. Il padiglione albanese è curato da Elton Koritari, curatore d’arte e co-fondatore di EJAlbum.
Autori del progetto sono Dorian Tytymçe e Forian Pollo, architetti e co-fondatori di Varka Arkitekturë, Jurtin Hajro, architetto, fondatore di commonsense.studio ed Enri Leka, designer, fondatore di Fablab Tirana.
IL TEMA – Freespace è il tema assegnato alla Biennale Architettura 2018 dalle Curatrici Yvone Farrell e Shelley McNamara, secondo le quali, Freespace può essere uno spazio di opportunità, uno spazio democratico, non programmato e libero per utilizzi non ancora definiti.
Tra le persone e gli edifici avviene uno scambio, anche se non intenzionale o non progettato, pertanto anche molto tempo dopo l’uscita di scena dell’architetto gli edifici stessi trovano nuove modalità di condivisione, coinvolgendo le persone nel corso del tempo.
In tal senso, il tema viene pienamente interpretato dal progetto nella liberazione dello spazio a livello zero, proponendo Tirana come città esemplare per la frequenza degli interscambi tra tutti i cittadini. La caffetteria, il calzolaio, il barbiere, il sarto, il macellaio, disposti lungo tutto il livello zero della città, esprimono un dinamismo complesso, nel quale la città risponde pienamente ai ritmi e alle necessità di ogni suo abitante. Si tratta di un cosmo che è risultato di un’iniziale caotica evoluzione spontanea degli spazi urbanistici di Tirana, nel quale lo spazio pubblico è diventato come un social media “reale”.
La partecipazione attiva e il senso di appartenenza plasma lo stile di vita della comunità, offrendo continue opportunità. A Tirana oggigiorno, la vita accade in “luoghi” nei quali è possibile trovare ogni tipo di attività, pubbliche e private, dentro il perimetro della città.
Ogni quartiere di Tirana alimenta lo Spazio Zero garantendo la certezza e ampliando la frequenza delle interazioni sociali, pur nella dimensione umana del classico negozio di quartiere, presente a tutti i livelli di servizio, in ogni parte della città. I piccoli negozi di vicinato, generati da spontanee e libere iniziative personali o collettive degli abitanti, hanno progressivamente trasformato aree, precedentemente private, in spazio pubblico.
Liberi da pianificazioni esterne che interferissero sull’identità cittadina per ricalcare un prestabilito stile urbano, gli abitanti hanno semplicemente modellato autonomamente lo stile di vita più vicino alle esigenze di tutti, creando l’essenza della vera ed indiscutibile personalità della città. Tirana asseconda con naturalezza il costante cambiamento delle dinamiche che questo stile di vita richiede. I cittadini di Tirana progettano le loro vite nella sicurezza del piano terra della città, dove interagiscono liberamente tra loro, strettamente legati ad un territorio nel quale le risorse spaziali sono coerenti con la generosità della natura.
Il titolo del progetto, “Zero Space”, è collegato al piano terra di Tirana, considerato nel suo ruolo sociale capace di aver commisurato la città a dimensione d’uomo. Lo Spazio Zero di Tirana è esposto in un’installazione multi-livello e multi-sensoriale composta da elementi che mirano ad includere i sensi e guidano il visitatore in un viaggio immersivo nello spazio libero e nell’essenza della città. Il pubblico è quindi coinvolto in suoni, sfumature, mancanza di percezione dei confini, ma allo stesso tempo è libero di modificare la configurazione visiva del padiglione. Intenzionalmente o no, diventa uno spettatore ma anche il protagonista interattivo della forma della città, diventandone un turista, o ancor più un cittadino. Come gli “occhi sulla strada”, che J. Jacobs immagina essere scena di tutti i giorni, nel padiglione vengono esposte, come pixel urbani galleggianti individualmente, fotografie che creano un unico recital collettivo della città.
Questa installazione interpreta positivamente un fenomeno che nasce come sociale ma si trasforma in energia.
La mostra sarà aperta al pubblico da sabato 26 maggio a domenica 25 novembre 2018 all’Arsenale di Venezia.