Si chiama “PUNKINDNESS FOREVER” ed è la capsule collection di Simon Cracker presentata a Milano Fashion Week 2025. I capi pensati dallo stilista conosciuto per la sua irriverenza, hanno sfilato nella nuova location, più underground che mai, Major Virtual Tunnel. Si tratta della prima Milano Modda Donna per il creativo. “La sfilata è un ringraziamento alla mia crew, al sostegno che i ragazz* che ci girano attorno danno ogni volta, e non solo fisicamente. È la prima collezione dopo 5 anni in cui SIMON CRACKER non è più un duo; tutte le esperienze belle e brutte arrivano ad una fine, ma sono seguite da un nuovo inizio, che sarà pieno di opportunità per entrambi. Perché sia io che Filippo Biraghi siamo due “matti”, tanto differenti quanto pieni di creatività, che sentiamo l’esigenza di condividere con il mondo intero. Con l’aiuto di WN lab sta diventando sempre più grande questa famiglia Cracker fatta di persone speciali legate non dal sangue ma dalle idee”.



L’energia reale arriva dalla forza del pensiero comune: questo è il presupposto del fashion show di Simon Cracker che al suo fianco vuole soprattutto condivisione. Si sono visti membri di una comunità sfilare con vestiti che davvero appartengono al mondo comune dello stilista: fatto di persone differenti, con vite opposte, che si riuniscono in questo momento condiviso con tutti.
Scrive: “Ricordi ed esperienze condivise dentro il nostro armadio. La moneta che tutti abbiamo trovato nelle tasche di una giacca vintage. Nel mio caso, le 100 lire che ho trovato una marea di volte nelle giacche che prendevo in prestito da mio nonno quando, a 13 anni, volevo vestirmi da grande. È diventata quindi il pattern delle stampe nei tessuti riciclati utilizzati, sui bottoni maxi e sugli accessori. La divisa scolastica distrutta e ricucita insieme su personalità differenti. La classe Simon Cracker non è fatta di persone di una categoria specifica ma sono tutte differenti generazionalmente, culturalmente ed esteticamente, come i ragazzi in punizione nel film “The Breakfast Club” e abbiamo scelto come mascotte il gatto nero Salem che è diventato il famiglio portafortuna del brand, dipinto a mano sulle camicie, accessori e sulle Maryjane in collaborazione con Dr. Martens.
Questa collezione, oltre alle silhouette femminili che abbiamo creato stropicciando e tingendo seta stampata, si scontra con
le giacche sartoriali moltiplicate per due in volume. I toni ridondanti sono l’arancio terracotta, in cui cui abbiamo immerso parte dei capi, che sono poi usciti in una scia di sfumature diverse dettate dal tessuto differente per ogni pezzo.
La scala di blu marino che ritroviamo come pattern che sostituisce il solito tartan con un quadrettato geometrico su minigonne e balze nei capi spalla”.



Torniamo a parlare con i vestiti, smettendo di urlare e fare casino fisicamente. Utilizziamo il guardaroba per portare avanti i
nostri manifesti.
Il PUNKINDNESS, che per molti è stato solo il tema della nostra prima sfilata alla Milano Fashion Week, fa parte del DNA del
brand e di chi ci lavora. Noi facciamo vestiti, come tanti altri designer, ma in un ambiente che è un rifugio per chi ha vissuto i
veri ambienti tossici della moda.
Nel 2010, quando ho fondato SIMON CRACKER, lavoravo in altri uffici stile e uffici stampa. Ho visto cose orrende e ho voluto
creare un luogo sicuro dove rifugiarmi e accogliere chiunque volesse essere creativo in sicurezza, senza il solito schema fatto
di figure superiori e inferiori e scene umilianti. SIMON CRACKER esiste grazie a chi collabora e crede nei miei stessi valori.
Grazie a: Dr. Martens per la collaborazione sostenibile che continua ad accadere grazie ad Hub e i suoi splendidi ragazzi. WN Lab
per il supporto e l’affetto incredibile di ogni stagione. Teeshare per la seta di scarto stampata. Gaia Segattini per l’affetto e il supporto.
Pasquale e Lucia, il mio braccio destro e sinistro in questa avventura. Maximilian Linz e i suoi ragazzi super. Marina Guidi e il suo
Showroom Garage che mi aiuta ad integrare questo nuovo modo di approcciare i Buyers con i “one of a kind”. Nicholas, il mio
ragazzo, che mi è accanto in ogni ostacolo e in ogni bella avventura. Tutti i ragazzi della Cracker Crew, che continuano a fare casino
stagione dopo stagione. La Camera Nazionale della Moda Italiana, che non si è mai arresa con me e mi ha accompagnato fino a
oggi, credendo nel mio strambo progetto. L’associazione di beneficenza Emmaus di Tipano, che rimarrà sempre il mio partner n.1
nel recupero delle risorse da riciclare dalle aziende tessili. Ai giornalisti che credono in Cracker e gli dedicano anche solo due righe
per raccontare una nuova storia ogni volta. A mamma Susi, nonna Alba e le zie che da Cesena fanno sempre il tifo e aiutano alla
realizzazione del tutto dalla provincia romagnola.”

Il brand Simon Cracker è un progetto di Simone Botte, dove “Crack” è il suono di qualcosa che si rompe ed è il concetto da dove parte tutto: rompere qualcosa che già esiste e dargli una nuova vita.
Nasce nel 2010 da un’idea di Simone Botte, art director, stylist, ricercatore di tessuti e tecniche di stampa, come progetto di abbigliamento upcycled. Dare una seconda possibilità ad abiti ‘abbandonati’, giacenze di tessuti, tutto quello che le persone scartano.
Il designer approccia la moda da un punto di vista divergente: “Mi piacciono le individualità e non gli stereotipi, i valori del brand sono legati ai limiti di mezzi che stimolano la creatività, voglio restituire ai vestiti un valore che non sia meramente economico ma soprattutto comunicativo. La scelta dell’upcycling non è legata ad un’estetica ma ad un obbligo che sento nei confronti del mondo. Attraverso questa tecnica la narrativa cambia in ogni collezione. I vestiti sono senza stagione ne sesso.”
Tra le collaborazioni ad oggi: Dr. Martens, Crocs, Kappa, Australian, Ninja Turtles, Bivio, Ragged Kingdom by
Jamie Reid, Laboratorio Riciclo Pelle, Ansia, Gaia Segattini Knotwear, DaQuy, Thecomplainers.