Ci sono grandi romanzi che passano attraverso i tempi, rimangono incollati addosso attraverso tutte le emozioni che trasmettono. Se poi queste emozioni si trasformano in attori, regia, scenografie, stiamo parlando di grande teatro. Ed è quello che è successo al Festival Teatrale di Borgio Verezzi dove I promessi sposi sono andati in scena complici della regia di Giuseppe Argirò, attore di prosa diplomatosi presso l’INDA e laureato con lode in Letteratura Teatrale Italiana all’Università di Roma “La Sapienza” con tesi su “Il teatro prima del teatro in Pier Paolo Pasolini”: regista teatrale dal 1996, ha diretto più di novanta di spettacoli su testi classici e contemporanei.
Se “Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno” ha preso spazio sul proscenio lo si deve a lui e a tutta la compagnia capitanata dal celebre e amatissimo Giuseppe Pambieri insieme a Micol Pambieri, Paolo Triestino, Elisabetta Arosio, Roberto Baldassarri, Ruben Rigillo, Vinicio Argirò e Gaia De Giorgi, produzione curata dal Teatro della Città. “La vera sfida – ci racconta Argirò – non è tanto portare in scena un testo narrativo, quanto preservarne la poetica profonda. Lo spettacolo trasforma la narrazione in un dettato epico, dove la presenza scenica di Giuseppe Pambieri, nei panni di Manzoni stesso, funge da filo conduttore. La sua interpretazione culmina nel momento simbolico della conversione dell’Innominato, in cui la figura dell’autore si fonde idealmente con quella dell’interprete”.

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www.festivalverezzi.it
foto Mino Amandola
La Lombardia e le vicende dei due giovani innamorati, Renzo e Lucia, di Don Abbondio, di Agnese, dell’Innominato, della Monaca di Monza, di Frà Cristoforo, del Griso sono portati per mano dalla figura di Alessandro Manzoni stesso, impersonato da Pambieri nel doppio ruolo dell’Innominato. “Nelle vesti del romanziere organizza la messa in scena del testo, regalando una vita teatrale alle parole del capolavoro manzoniano. La verosimiglianza tra autore e interprete arriverà alla perfetta coincidenza al momento della conversione dell’Innominato, personaggio che risulta essere l’elemento centrale di questa perfetta architettura narrativa”. La piazza del borgo si presta benissimo alla messa in scena, raccolta e con la chiesetta dedicata a San Pietro. Sensazioni che, pur non avendo una macchina del tempo, ci riportano indietro nei secoli, come se fossimo noi per strada ad incontrare i bravi.
Ognuno di noi avrà sicuramente intrecciato alla propria esistenza almeno un passo, una frase, una sequenza del romanzo. Questo matrimonio non s’ha da fare né ora né mai, si usa anche a sproposito, celando la vera crudeltà del significato, ma fa parte del nostro “bestiario italiano”, tante sono le messe in scena, gli sceneggiati, le parodie viste. Ma questa operazione condotta da Argirò ed eseguita dalla compagnia lascia il segno. Sold out per tutte le repliche di Borgio Verezzi, non a caso, il pubblico fatto anche di giovani, si è emozionato, ha applaudito, si è immedesimato. Non poteva esserci migliore risposta.
Il Festival continua Sabato 9, domenica 10 e lunedì 11 agosto – prima nazionale andrà in scena LE FUGGITIVE di Pierre Palmade e Christophe Duthuron / traduzione di Giulia Serafini
con Paola Quattrini e Gaia De Laurentiis, regia, ideazione scenografica e disegno luci di Stefano Artissunch
e il 12 agosto, alle Grotte di Borgio, vedremo PIZZ’N’ZIP & TALES concerto scenico di e con Federica Vecchio e Eleonora Savini. Con la partecipazione straordinaria di Maximilian Nisi, Direttore Artistico del Festival.