Ciao Alessandro: hai scentolato la bandiera del cognome Quasimodo con immenso onore. Si è spento stamani a Milano, Alessandro Quasimodo, grande attore e regista, da tempo malato. Ecco, questa è la frase di rito, che annuncia la morte di un uomo importante, dal cognome famoso nel mondo.
Succede, quando sei figlio del premio “Nobel per la letteratura”, lo straordinario poeta Salvatore Quasimodo. Dopo, esiste il mio rapporto con Alessandro. Da giornalista, ho conosciuto tanti figli d’arte, quasi tutti, ingabbiati tra le sbarre dorate, dell’essere nati nel posto giusto che non ti sei meritato.
Ebbene, per quanto riguarda il figlio del Poeta, mai ho rilevato che quel cognome, lettera per lettera, è stato lucidato con la cultura, con la bravura, con la personalità di quest’anima speciale. L’ho conosciuto oltre dieci anni fa per un’intervista (qui una nostra prima chiacchierata per The Way Magazine). Ne rimase entusiasta, e dal rapporto formale, si scivolò in un’amicizia sincera.
Dopo, mi onorò di apporre la sua prestigiosa firma, alla prefazione del mio libro “Storie di amori e disamori – dalla A alla Z e ritorno”, di cui fu acuto critico, presentandolo con me, al cospetto di un folto pubblico milanese.



Se srotolo il libro dei ricordi, mi rivedo seduta nel salone di casa sua, quasi ai piedi, in religioso silenzio, mentre racconta un’incredibile esistenza, che dondola tra l’abbraccio mancato di un padre colosso della letteratura italiana, che non ha tempo per comprargli un gelato, oppure portarlo a giocare ai giardini pubblici, e la madre Maria Cumani, ballerina, attrice, poetessa, che raddoppia l’amore, per colmare quelle carenze dilanianti.
Alessandro, anche negli ultimi tempi, dopo una caduta che ha segnato il punto di non ritorno, era rimasto bellissimo.
Su tutto, spiccavano in un volto importante, quegli occhi azzurri color del mare di una Sicilia tanto amata, dove coltivava la memoria di cotanto Padre, nei luoghi quasimodiani. Sovrana, la dedizione verso il “Parco Letterario Salvatore Quasimodo” di Roccalumera.
Il mio cellulare, è zeppo di foto e video, in cui mi legge poesie, non solo del genitore, monologhi teatrali, brani di varia umanità.
Alessandro, era un attore strepitoso: la misteriosa e profonda voce, ha risuonato nei teatri più prestigiosi in Italia e all’estero, lavorando anche al cinema, con registi famosi.
Ricordo la grande generosità: l’essere sempre disponibile, a diffondere il messaggio dei Quasimodo, nelle scuole di ogni ordine e grado.
Nel liceo artistico “Umberto Boccioni”, dove insegno italiano e storia, venne a presentare la raccolta poetica “Lontana da gesti inutili”, dell’adorata genitrice, Maria Cumani. Alla fine, nella biblioteca stipata all’inverosimile, gli studenti gli tributarono una standing ovation con diversi minuti di applausi.
Fu indimenticabile.
Quando a Maggio spiegavo Quasimodo, era un appuntamento fisso collegarsi online con la classe di turno, leggendo e commentando poesie: aveva una vera passione per “Il Veliero”, dedicata a lui e alla madre. Amava dire “era un nostro momento familiare, che è diventato pubblico, ma resta il mio.”
Ogni tanto, sempre stretta da mille impegni, lo chiamavo “posso venire questo pomeriggio a trovarti?” Rispondeva “ti aspetto”.
Stavamo ore in leggera e quieta penombra.
Si consumava un percorso emotivo: respirare tra quelle pareti tanta gloria, carezzare una cartolina, guardare una foto, ammirare un dipinto, era una carezza sul cuore, ed un grato dono.
Poi, la sua rude saggezza, con cui lapidario, mi dava un consiglio senza mai sbagliare, così acuto e centrato al focus di qualunque problema.
All’inaugurazione del “Wall of dolls” di Messina, da me curato, aveva inviato un prezioso messaggio di auguri e lotta contro la violenza di genere, ricordando che la mia città natale, aveva cullato tanto della vita della sua famiglia.
Alessandro Quasimodo non è stato un figlio d’arte: è stato un artista dalla stratosferica cultura, figlio di un genio poetico d’Italia.
Tengo a sottolinearlo: lo merita in ogni gesto, in ogni azione, in ogni ricorrenza in cui, mai, ha sfigurato davanti a così sommo esempio.
So che l’amato figlio Mario Cei, di cui Alessandro esternava, non solo l’affetto, ma la stima dovuta ad un attore sensibile e talentuoso, da oggi in poi, riceve il testimone dei Quasimodo, da coltivare per l’Italia intera.
Ciao Alessandro, già il palcoscenico azzurro ed etereo, ti attende per una rappresentazione dove, invece della parola fine, si scrive ETERNO.