“In Georgia c’è una giungla conservativa che unisce amore e odio“, dice nel documentario del parigino Jordan Blady l’attore e attivista Matt Shally. Oggi che ricorre la giornata contro la violenza sulle donne, possiamo asserire che questo di “Comfort Zone” è un messaggio fondamentale contro i censori della libertà.
A Tbilisi, ex URSS e non propriamente capitale avanzata del mondo occidentale, essere performer, a volte in drag, a volte semplicemente libero, è una posizione scomoda. Blady è un regista che vive tra Parigi e Los Angeles, laureato alla Tisch School of the Arts della NYU, e con questo corto si è interessato alla queer culture di quella terra lontana, a cavallo dei monti del Caucaso, al confine tra Europa e Asia.
Non è nuovo ad argomenti sorprendenti. Il primo lungometraggio di Jordan, “Softness of Bodies“, che affrontava la cleptomania narcisistica nel mondo della letteratura, è stato presentato in anteprima al Festival di Los Angeles nel settembre 2018.
“Comfort Zone” ha vinto il premio per il miglior lavoro personale non sceneggiato alla pubblicità di Berlino e il vincitore per la migliore fotografia e sceneggiatura a A Shaded View on Fashion Film, con una nomination per il miglior doc al London Fashion Film Festival, e selezioni all’Aesthetica Short Film Festival, al Canadian International Fashion Film Festival e al Fashion Film Festival Milano.
Comfort Zone è l’ultimo cortometraggio del regista che guarda in poco più di sei minuti alla scena nascente delle drag ball attraverso gli occhi dell’attivista e performer protagonista. Shally, con un collaudato meccanismo tell-all intimista avvalorato anche da riprese stile vintage, ci accompagna nel suo viaggio personale di accettazione di sé, prima nei panni della sua alter ego drag aggressiva e emotiva Victoria Slutyna e poi come il suo vero sé, Matt in a Dress. “Mi ha stancato essere una drag quenn, volevo essere un attore”, dice.

Il film evidenzia anche la resilienza della comunità queer georgiana. Nonostante la minaccia e gli attacchi omofobici degli ultimi anni, la comunità LGBTQ + di Tbilisi ha rifiutato di rinunciare a esistere e ad avere una voce e un posto nella società georgiana.
Shally ha curato lo styling delle riprese con Levau Shvelidze.