Arriva in Italia la compagnia francese La Vie Brève, diretta da Jeanne Candel, con la sua nuova creazione, Baùbo – De l’art de n’être pas mort.
Creato il 30 e 31 gennaio 2023 al Tandem ScèneNationale Arras-Douai – Théâtre d’Arras, Baùbo – come spiega anche il sottotitolo – vuol essere un inno alla vita, al desiderio che eccita l’istinto vitale, alla passione in tutte le sue forme.
Baùbo, infatti, era – nella mitologia greca – una sacerdotessa orfica legata al mito della dea della terra Demetra. Raffigurata semplicemente come una vagina con le gambe, è lei che suggerisce alla dea di andare nell’Ade a riscattare la figlia Persefone, rapita dal dio Plutone. È lei che il revisionismo cristiano ha completamente cancellato dalle raffigurazioni artistiche classiche e rimosso dalla memoria perché ritenuta oscena. In realtà, la sua importanza andava molto oltre il semplice riferimento sessuale: il calore ch’ella irradia è esso stesso fonte di vita e di vitalità, una sfera che riguarda l’umano molto da vicino e che ci dice molto di una cultura che era volta all’esaltazione di tutto ciò che di piacevole e positivo il mondo terreno offre. Da questo mito, dalle opere di Heinrich Schütz e da altri materiali, Candel e il direttore musicale Pierre-Antoine Badarouxcompongono una “passione per l’oggi” dove musica e teatro si intrecciano, nell’esaltazione di questi motivi.
La logica dello spettacolo è quella illogica del sogno. I vari momenti che lo compongono, come i movimenti di una sinfonia (la musica, del resto, è qui molto presente) appaiono eterogenei tra loro e di diverse matrici: la riflessione filosofica è seguita da un numero quasi da cabaret, seguito a sua volta dall’esecuzione di brani di musica barocca; così come scene parlate si alternano a scene cantate e a scene più prettamente fisiche. Si ha comunque la sensazione di assistere ad una riflessione che è anche una celebrazione dei sensi. Tuttavia, è inutile cercare una coerenza organica nel dipanarsi del racconto: il gusto che ne deriva si basa tutto sulle sensazioni che se ne ricevono e sul lasciarsi trasportare dal vortice di ciò che succede in scena.
Al centro della quale, troviamo Pierre-Antoine Badaroux, Félicie Bazelaire, Jeanne Candel, Richard Comte, Pauline Huruguen, Apolline Kirklar, Pauline Leroy, Hortense Monsaingeon e Thibault Perriard, in qualità di autori, attori e musicisti, perno su cui si basa la compagnia La Vie Brève, fondata da Jeanne Candel nel 2009 a Parigi: un ensemble in cui attori, musicisti, registi, scenografi, costumisti, tecnici, si incontrano regolarmente per periodi di ricerca e creazione, secondo il principio compositivo della scrittura collettiva. Questa scrittura polifonica è particolarmente incentrata sul rapporto tra musica e teatro. La domanda essenziale che ci si pone durante le prove è come la musica e il teatro possono intrecciare la loro azione in contemporanea, creando uno spazio profondo attraverso forze attrattive e oppositive. I processi di ricerca sperimentabili diventano molto vari, fuori da ogni dogma o schema precostituito, attingendo a materiali e riferimenti pittorici, cinematografici, scientifici o filosofici.
In scena al Teatro Bellini di Napoli fino a domenica 13 aprile, lo spettacolo è frutto di una coproduzione ThéâtreNational Populaire, Villeurbanne; Tandem, scènenationale Arras-Douai; Théâtre Dijon Bourgogne, CDN; Comédie de Colmar – CDN Grand Est Alsace;; NEST Théâtre – CDN de Thionville -Grand Est; ThéâtreGaronne, scène européenne – Toulouse; in collaborazione col Festival dei Due Mondi di Spoleto.
Testo a cura di Davide D’Antonio