Le Corbusier più intimo e in versione inedita: in mostra a Berna al Zentrum Paul Klee il maestro del modernismo ha ammaliato visitatori tra testimonianze trasversali del suo genio creativo. Nell’esposizione Le Corbusier. The Order of Things, si è vista arte, architettura e pensiero in una visione tridimensionale del genio creativo.


Non è stata una semplice retrospettiva, ma un viaggio immersivo nella fucina mentale dell’architetto-artista, tra schizzi, modelli, collage, oggetti e fotografie inedite. Al centro, un’idea fondante: l’ordine come principio universale, estetico, politico e spirituale.
Per Le Corbusier, l’ordine non era una questione stilistica, ma un progetto antropologico. Era convinto che solo attraverso l’armonia tra forma, funzione e proporzione si potesse migliorare la qualità della vita. Nei disegni del Modulor, nei manifesti urbanistici come il Plan Voisin (1925), e persino negli oggetti trovati sulla spiaggia che usava come ispirazione poetica, ogni elemento si innesta in una rete ordinatrice.
Lungo tre assi tematici e cronologici — arte, architettura, ricerca — si è visto come il disegno è stato per Le Corbusier un atto di pensiero. Come rivelano gli acquerelli inediti del suo viaggio del 1911 nei Balcani e a Pompei (Untitled – Forum in Pompeji, 1911), testimonianza della sua precoce fascinazione per la geometria delle rovine antiche. Seguono dipinti puristi realizzati con Amédée Ozenfant, tra cui Guitare verticale (1920 ca.), e opere astratte degli anni Cinquanta come Nature morte au siphon (1928) e collage post-cubisti che ricordano la vicinanza a Léger e Miró.





Il cuore dell’esposizione architettonica è stato dedicato ai grandi progetti realizzati e non: l’Unité d’Habitation di Marsiglia, la città di Chandigarh (India), la cappella di Ronchamp, La Tourette, fino ai piani utopici per Parigi. Bozzetti, modelli, disegni assonometrici (come la Maison Cook, 1926) e una videoinstallazione dell’artista Kay Walkowiak ci offrono una “promenade architecturale” tra le visioni del maestro e la loro attualità.
La sezione più intima è stata dedicata all’Atelier de la recherche patiente, dove prendono forma idee, disegni, raccolte di oggetti trovati — objets à réaction poétique — cartoline annotate, fotografie. Per la prima volta in Svizzera, viene esposta la sua collezione di cartoline, che ci fa entrare nel suo universo visivo personale. È anche la sezione che mostra Le Corbusier in azione, con i celebri lecture drawings realizzati in diretta durante le sue conferenze internazionali: tracciati rapidi, concettuali, che condensano l’energia di una visione.
Osservando l’opera di Le Corbusier (che diceva ‘essere moderni non è una moda, è uno stato’) si capisce come il XX secolo abbia immaginato un mondo nuovo, partendo dal modo in cui lo si abita. Il pregio dell’allestimento, curato da Martin Waldmeier in collaborazione con la Fondation Le Corbusier, è l’equilibrio: tra celebrazione e analisi, tra suggestione estetica e densità concettuale.




Report a cura di Gianni Foraboschi