Sembrano degli affreschi iperrealistici sognanti quelli di Sandy Skoglund, artista newyorkese la cui mostra “Visioni ibride” è stata prorogata fino al 31 marzo 2019 a Torino presso Camera, Centro Italiano per la Fotografia.
In immagine di apertura vediamo “Revenge of the goldfish” (1981. Courtesy: Paci contemporary gallery (Brescia – Porto Cervo, IT) che è un eccelso esempio di cosa fa l’artista con la sua visione estetica.
Sandy Skoglund (1946), in questa mostra curata da Germano Celant, si presenta al pubblico italiano con una retrospettiva che abbraccia vari decenni di lavoro e da cui si evince che anche se i gusti sono attraversati con veemente carica espressiva dalla sua opera, lo stile è sempre molto riconoscibile.
La mostra riunisce lavori che vanno dagli esordi nei primi anni Settanta all’ancora inedita opera “Winter”, alla quale l’artista ha lavorato per oltre dieci anni. Sarà proprio questa immagine – accompagnata da alcune delle sculture create per l’installazione da cui è stata tratta la fotografia – il fulcro dell’esposizione: una spettacolare anteprima mondiale che conferma una volta di più l’unicità della sua ricerca e del suo linguaggio, formatisi in pieno clima concettuale per evolversi in un immaginario sospeso tra sogno e realtà, di straordinaria potenza evocativa.
La mostra permette dunque di seguire questo percorso attraverso oltre cento fotografie, quasi tutti di grande formato, e sculture. Si va dalle prime serie fotografiche prodotte a metà anni Settanta, dove già emergono i temi caratteristici dell’interno domestico e della sua trasformazione in luogo di apparizioni tra comico e inquietante, fino alle grandi composizioni dei primi anni Ottanta, che hanno dato all’artista fama internazionale.