Dal Tour d’addio alle arene alla Induction nella Rock & Roll Hall of Fame, è (nuovamente) il momento d’oro di Cyndi Lauper. La cantante americana che sin dagli anni 80 ha popolato le fantasie dei teen-ager e lo spirito di protesta delle giovani donne, è tuttora (e forse più degli esordi) una ‘tutrice’ del girl power globale.
In questo 2025 la diva si è lanciata in un Farewell Tour che lo scorso febbraio ha toccato anche UK ed Europa per 11 date, inteso a dare sì un addio alle grandi manovre e fatiche sovrumane delle grandi tournée mondiali, ma non ai live in generale né alla musica. Cyndi Lauper, cantante, attivista, autrice, compositrice e icona incontestata della cultura pop americana, 72 anni il prossimo 22 giugno, ha infatti dichiarato in varie interviste che lo show nasce dalla volontà di ringraziare il pubblico che in tanti anni l’ha sostenuta e amata, facendolo ora che si sente ancora in grande forma e con il vigore necessario per regalare loro uno ‘show di addio’ nel suo stile. E gli anni di carriera sono davvero tanti, dall’esordio esplosivo nel 1983 con la hit Girls Just Want To Have Fun, che con l’album She’s so Unusual la catapultò alla ribalta della scena pop-rock in tutto il mondo, conferendo un inconfondibile imprinting allo stile video-musicale dell’allora nascente MTV. Per un momento, Cyndi fu messa dai media in rivalità con un altro astro nascente del pop americano, Madonna.

Lauper ha detto: “Sono onorata di essere in compagnia di così tante delle mie eroine: Aretha, Tina, Chaka, Joni, Wanda, solo per citarne alcune. Le donne hanno dato un contributo così importante alla musica e al rock and roll e una vittoria per una di noi è una vittoria per tutte noi. Grazie ai membri votanti della Rock & Roll Hall of Fame per questo onore. E grazie ai miei fan per avermi supportato durante tutta la mia carriera. Non potrei fare nulla di tutto questo senza di voi”.
Seguirono altri successi indimenticabili, incisi a lettere fiammeggianti nella storia della musica, da Time After Time, incensata anche da una cover senza tempo di Miles Davis, alla partecipazione iconica di Cyndi Lauper al brano We Are The World, e fino a True Colors e Change of Heart, del 1986, e I Drove All Night, del 1989. Tutte hit incise nella memoria collettiva insieme ai suoi look da ribelle punk con una passione per il vintage e i thrift store, e ai capelli in technicolor (non c’è colore o taglio bizzarro che non sia passato per quelle ciocche, dal rosso fuoco al giallo e arancio, al biondo platino con ciuffo nero sul davanti al rosa, verde e blu turchese…).
Questo Farewell Tour è quindi costruito e pensato per dare un addio come si deve, offrendo una grande festa per i fan e il pubblico unendo tutte le hit di Cyndi Lauper in un tripudio di musica, effetti di luci, grandi schermi con una regia di notevole impatto che mixa segmenti video e diretta live dal palco con grande maestria, e un dispiego di tecnologia e artisti di produzione cui la rivista americana Lighting and Sound America ha dedicato un lungo articolo e la copertina del numero di gennaio 2025. Un tour che, come spiega lei nei concerti, chiude un capitolo nella sua vita e ne apre uno nuovo, spiegando come non dobbiamo lasciare che la nostra storia sia raccontata da un solo evento, poiché in un lungo percorso come il suo, creativo, artistico e di crescita e conquiste personali e professionali, c’è spazio per tanti capitoli diversi, fatti di grandi successi e trionfi ma anche di fallimenti e di ripartenze, che tracciano storie di resilienza e perseveranza che alla fine lasciano un segno profondo e incisivo nell’immaginario collettivo del costume e della società.

LA SCALETTA DEL CONCERTO (CHE NON PASSA DALL’ITALIA)
Ricca è dunque scaletta dei concerti (chi scrive ha avuto il piacere di seguire tre tappe del tour europeo, tra Praga e Germania) per proporre un programma che si apre con She Bop, scandalosa ode all’auto-erotismo femminile contenuta nell’album di esordio, e prosegue regalando la canzone tema del film I Goonies, seguita dalla cover di When you were mine di Prince, incedendo quindi in I Drove All Night e nella splendida Who Let in The Rain dall’ottimo Hat Full of Stars del 1993. Non manca un’incursione nel country e rock-a-billy per Funnel Of Love di Wanda Jackson, per entrare poi in un segmento più intimistico con Sally’s Pigeons, che parla della morte di un’amica d’infanzia per le conseguenze di un aborto clandestino, e la potente I’m Gonna Be Strong. Si torna quindi con una serie mozzafiato di hit e rock, con Sisters of Avalon, Change of Heart, Money Changes Everything, concentrati di pura energia deflagrante con Cyndi che si muove senza sosta, salta da una parte all’altra del palco e si rotola per terra senza smettere di cantare. Sì, a quasi 72 anni, una vera forza della natura che lascia esterrefatti. Chi non ha avuto modo di vederla agli inizi della sua carriera, per ragioni anagrafiche o altri motivi, immagini cosa fosse a 30 anni… Apoteosi verso il finale per Time After Time, accompagnata dal pubblico che accende le luci dei telefonini trasformando le grandi arene che ospitano questo tour in un cielo stellato; e poi True Colors, cui è dedicato un secondo palco più piccolo in mezzo alla platea dove il brano è accompagnato da una scenografia semplice quanto emozionante, con un lungo drappo multicolore tenuto da Cyndi che si libra sopra di lei grazie a una speciale installazione artistica. Tra Time After Time immersa nel firmamento e l’intima True Colors, diventa davvero difficile trattenere i singhiozzi. Chiude con una sferzata incontenibile di energia la celeberrima Girls Just Want to Have Fun, con un’installazione video dedicata all’artista giapponese Yayoi Kusama, esempio di perseveranza creativa in un tripudio di grandi pois rossi su sfondo bianco che tingono anche gli abiti di scena di Cyndi e dei suoi musicisti (per più della metà donne).
Si tratta di due ore con musica, luci, video, cambi di costumi di scena (creati da giovani artisti emergenti come Christian Siriano e Geoffrey Mac) e tanta interazione col pubblico. Celebri sono i suoi intermezzi dove racconta aneddoti della sua storia o i preziosi minuti di attenzione tra una canzone e l’altra che la cantante usa soprattutto per perorare la causa dei diritti umani, della comunità LGBTQ+. “Everyone wants to have FUNdamental rights” Cyndi rappa e scandisce in un galvanizzante sing along con il pubblico sul finire di Girls. E nell’America trumpiana del 2025 non è poco.
FAN FAMOSI
Tanti sono stati anche gli ospiti a sorpresa che in diverse date hanno raggiunto Cyndi sul palco, da Sam Smith in un Madison Square Garden sold-out (New York, dove Cyndi gioca in casa) a Rufus Wainwright (messo letteralmente in ginocchio durante Money con lei appoggiata sopra di lui mentre insieme si abbandonano nella parte finale) e Chaka Khan (una Time After Time tanto improvvisata e probabilmente nemmeno provata quanto alla fine meravigliosa, magica e vibrante), a Boy George e Peaches per Londra e Berlino, o KD Lang che l’ha raggiunta nel back-stage per abbracciarla e renderle omaggio nella data di Sydney.
PREMI E ONORI
Una breve pausa prima della seconda parte americana di questo festoso Farewell Tour che darà verosimilmente modo a Cyndi di preparare il debutto off-broadway del nuovo musical tratto da Working Girl, Una donna in carriera in Italia, film simbolo degli anni 80, adattamento per il quale ha lavorato a tutte le musiche. Si tratta della seconda incursione di Cyndi Lauper a Broadway, dopo il successo clamoroso di Kinky Boots, il musical che nel 2013 ha fatto incetta di premi ai Tony Awards e agli Oliver Awards, facendo di Cyndi la prima donna nella storia a vincere un Tony come autrice unica delle musiche. Portandola così a un passo dall’EGOT, ristretta cerchia di artisti che hanno conquistato Emmy, Grammy, Oscar e Tony (a Cyndi manca solo l’Oscar). Nel mentre, durante la puntata di American Idol dello scorso 27 aprile è stata annunciata l’Induction ufficiale di Cyndi Lauper nella Rock & Roll Hall of Fame, tanto sostenuta e lungamente auspicata dai numerosi fan in tutto il mondo, altro importante riconoscimento che sarà celebrato con un grande evento a Los Angeles il prossimo autunno. Riconoscimento che arriva tempestivo, nel mezzo di questo Farewell Tour che sta lasciando deliziate scie di fedeli fan e nuovi entusiasti in ogni angolo del mondo, e a breve distanza dal documentario sulla sua vita realizzato da Alison Ellwood e presentato l’anno scorso, Let the Canary Sing, disponibile su Paramount+ e accompagnato da una Collection dallo stesso titolo realizzata anche in vinile ( e in CD per il Giappone). Altra curiosità, esiste un Cyndi Lauper Museum a Orlando, in Florida, con pagina Facebook dedicata, che ospita la più grande collezione dell’artista curata da uno dei suoi fan più attivi, non ufficiale ma comunque linkato al suo website.
Tutto concorre a fare l’apoteosi celebrativa di una carriera unica e iconica, di una personalità sfaccettata e senza compromessi, fattasi sempre voce dei più deboli e degli outsider, appassionata sostenitrice della musica in tutte le sue forme e dei nuovi artisti e artiste emergenti, tante delle quali la indicano come fonte d’ispirazione, da Pink, Lady Gaga e Nicky Minai, a Beth Ditto, Billie Eilish e Chappel Roan. E, non da ultimo, una delle più grandi, miracolose, duttili e potenti voci nella storia della musica di tutti i tempi.
Testo e recensione del live show a cura di Marco Zambelli per The Way Magazine
Foto live: Taylor Hill/Getty Images for Live Nation
Credits foto con Rufus Wainwright: Brian Richard