Lo abbiamo conosciuto nel 2023 come promotore dell’evento romano “VIBR@ZIONI – Itinerari tra cultura, arte e tecnologie digitali per l’inclusione” (di cui vi abbiamo parlato qui). Ma il musicista e creativo a tutto tondo Roberto Mongardini, classe 2000, è molto di più di un semplice pianista. Diffusione grafica e sonica è la sua specialità, lavora da professionista indipendente, autentico ricercatore acustico, artista visuale e compositore specializzato in musica contemporanea, acusmatica, elettroacustica e applicata. Ha ricevuto diverse commissioni e la sua musica è stata eseguita in Italia, Spagna, Ucraina e Svizzera.
Roberto Mongardini ha frequentato i corsi di perfezionamento musicale della Fondazione Campus Musica a Sermoneta nel 2019 con il Maestro Alessandro Solbiati dove vince il concorso ricevendo una commissione dal Festival Pontino.
Nel 2020 viene selezionato per il Concorso di composizione per orchestra d’archi “Alfred Schnittke” in Ucraina, a Leopoli. Ha allargato ulteriormente i suoi orizzonti sonori nel 2022, col diploma in Musica per film presso il Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma, seguito dal critico cinematografico Sergio Bassetti, partecipando a Masterclass di registi e compositori come Giuseppe Tornatore, Daniele Luchetti, Carlo Crivelli e Pivio. Nel 2022 si è iscritto all’Albo del Centro Sperimentale di Cinematografia come Consulente Musicale professionista.
Come hai iniziato la tua attività di creativo e organizzatore indipendente?
Nel 2023 ho ricevuto un finanziamento e sostegno di residenza per il lavoro “Extensio” da parte dell’Istituto Ramon Llull e del governo regionale della Catalogna, in Spagna. Dopo aver vinto il bando del Comune di Roma “Culture in Movimento 2023-2024” mi sono occupato della direzione artistica della rassegna concertistica biennale del progetto “Vibr@zioni” con l’impresa sociale QAcademy srl.
L’innovazione di cui vai più fiero finora?
Tramite le residenze artistiche ho lavorato sulla trasduzione del gesto fisico e sonoro per la manipolazione di algoritmi di autogenerazione per la modellazione di suono e immagini. Attualmente studio Elettronica con il Maestro Michelangelo Lupone all’Accademia Nazionale Santa Cecilia. Per me, bisogna imparare i complessi mezzi che si sono evoluti nel mio campo.
Sei un artista inserito in un sistema di dimensioni globali. C’è un privilegio a essere europei?
Lo studio accademico in Europa è molto intenso, devi saper tutto dall’anno mille ad oggi. La conoscenza della storia dell’accademismo ha giovato nel mio caso dal punto di vista artistico e formale. Ho imparato anche che andare contro le regole significa conoscerle. Sono un compositore che parte da una base di consocenza.
Hai dei precedenti in famiglia in campo musicale?
Ho iniziato a 5 anni perché avevo un legame con mio nonno che non era musicista ma mi ha trasmesso l’amore per la musica. Ogni tanto suonavo la sua spinetta a corrente e ho iniziato a studiare a Roma pianoforte entrando in conservatorio a 12 anni. L’ansia da prestazione delle esecuzioni non faceva per me, ma avevo curiosità per la composizione e per questo mi sono dato a questa strada. Ho lasciato gli studi e poi sono rientrato a 17 anni in Composizione, seguendo il triennio a Roma e biennio finale a Lugano.
Come vede l’estero un giovane compositore italiano?
Come una possibilità. Per il futuro andrò all’estero perché in questo modo mi apro molte strade. Ho frequentato il centro sperimentale di cinematografia ma il campo del cinema è molto chiuso. In questo periodo il mio obiettivo è la ricerca. A giugno 2024 andrò a Olot vicino Barcellona per fare una presentazione di un cortometraggio realizzato con un fotografo che lavora con le termocamere e sensori per racchiudere nelle fotografie degli elementi ultra-sensibili. Lui cattura le immagini e si trasformano in suono. Dura qualche minuto e viene realizzato immagine per immagine.
Come è assistere a una tua performance?
Io sono compositore e da quasi 20 anni studio piano ma in performance se c’è un pianista professionista preferisco far esibire lui. A Roma per Vibrazioni 2024 abbiamo avuto location diffuse, molta affluenza e interesse, grazie anche alla promozione del Comune di Roma.
Il pubblico sarà incuriosito dalla tua giovane età e dalla sperimentazione che fai…
Le persone mi chiedono dettagli tecnici e curiosità. Tutti venivano a farmi domande per capire la magia della nostra proposta, qualcosa che non è abitualmente sperimentabile. Con questi eventi pubblici voglio cambiare lo schema di ascolto: non deve essere passivo, l’obiettivo è portare il pubblico attivo col pensiero, nell’esecuzione. Come quando si va a vedere un’opera contemporanea e si cerca di capire.
Che gusti musicali hai?
Cerco di ascoltare tutto e ogni tipo di ascolto è determinato da come ti senti. Un concerto di musica contemporanea ha bisogno di un contesto giusto. La musica va capita, ci sono dei momenti in cui ci va un suono, altri invece richiedono generi diversi. Alcune volte ascolto anche il rap ma non italiano. Non sono chiuso, mi interesso di tutto, anche nelle forme popolari musicali credo ci sia qualcosa di unico ed è utile conoscerlo. Si possono scoprire delle sperimentazioni anche nella musica pop, ad esempio i Radiohead ci sono riusciti anche se legati a un’industria.
Come ti percepisci artisticamente?
Io sono fuori dal mercato, sto benissimo così, faccio quello che mi interessa. Se invento qualcosa che mi permette di trasformare il mio piano in un’entità diversa sono contento. Allo stesso tempo la mia attività è per me principalmente una soddisfazione, si trasforma in un dialogo con un certo pubblico che auspico sia sempre aperto. Considero sempre che chi ascolta arriva da culture differenti.
C’è un posto dove ti piacerebbe arrivare?
L’Ircam in Francia, un istituto di ricerca nel Centre Pompidou. Si chiama Institut de recherche et coordination acoustique/musique, in quel luogo fanno una ricerca gestuale sul gesto trasformato in suono. Lavorano su tanti programmi che diventano degli standard per i sound designer.