Gli anni Ottanta sono passati, ma non sono ancora stati definitivamente sepolti. L’ultimo brandello ancora in vita è stato abbattuto da una sentenza di qualche giorno fa del Consiglio di Stato. Che ha sancito che i barconi ormeggiati lungo il Naviglio Pavese, a Milano, risalenti proprio alla metà del decennio del Drive In e dei paninari, di Wild Boys e del Walkman, delle sorprese del Mulino Bianco e delle Polaroid, dovranno essere rimossi.
La decisione della suprema corte è perentoria. “Lo spazio acqueo occupato dal barcone costituisce un bene demaniale economicamente contendibile, il quale può essere dato in concessione ai privati, a scopi imprenditoriali, solo all’esito di una procedura comparativa a evidenza pubblica“. Come dire: il Comune tramite gara può farci quello che vuole, ma per adesso voi sloggiate.
Così i togati, con un colpo di spugna, o meglio di penna e carta bollata, hanno cancellato l’ultima reliquia degli anni in cui tutto si poteva. L’apparenza dilagava, le carriere volavano e il denaro circolava, soprattutto nella Milano da bere. Nel terzo millennio non c’è più il duello tra RAI e reti del Biscione, le partite di pallone sono state diluite anche al sabato e al lunedì, il panino di Burghy è stato digerito prima dalla grande M e poi è stato soppiantato dalle hamburgerie tanto fighe che vanno oggi.
All’ombra della Madonnina sono rimasti i barconi, quelli che – finché possono – osservano malinconici la movida su e giù da via Ascanio Sforza. Contrariamente al flusso del naviglio pavese che è invece stabile nel tempo, sempre centripeto, che porta fuori verso la bassa, e fa già quasi assaporare sapori rivieraschi. Le chiatte sono sopravvissute al tempo che scorre, con lo scafo un po’ arrugginito e abbarbicate al loro sapore alquanto demodé.
Cosa resterà di questi anni Ottanta? Forse solo i risvoltini, asciugati e assottigliati rispetto a quelli di un tempo. Sinché una sentenza non li farà affondare nel naviglio dell’oblio.