Giovanni Guida sta avendo molta attenzione dai media per via della sua illustrazione “E guarirai da tutte le malattie.. ed io, avrò cura di te”. L’opera dell’artista campano, pubblicata anche dal sito web della TRECCANI nell’articolo “L’Europa e la pandemia: parole di presidenti a confronto”, è ispirata al testo del brano “La cura” di Franco Battiato, recentemente dedicato dal cantautore Diodato a tutte le persone che lavorano in prima linea contro il virus.
Come vedete in foto, su uno sfondo di un oscuro cielo è rappresentato Dio che, spalancando le braccia con un gesto solenne e perentorio, smaterializza la struttura molecolare del Covid-19 per impedirne la proliferazione ed evitare così la sua diffusione sull’Europa e sulla terra, raffigurata nel registro inferiore della composizione. L’Onnipotente è colto da un vento impetuoso, simbolo della potenza divina, che gonfia i panneggi del suo mantello: con la mano è pronto a disgregare questa nuova piaga dell’umanità con l’aiuto della corte angelica fluttuante.
Questo gesto genera una nuova vita e ci insegna a sublimare tutte le condizioni negative per trarre da esse un insegnamento. L’opera vuole essere un augurio all’umanità per sconfiggere questa pandemia e riscoprire i limiti dell’uomo e il valore della comunità.
Giovanni Guida nasce ad Acerra (Napoli) il 12 ottobre del 1992. Dopo aver intrapreso gli studi presso il Liceo Artistico Statale di Aversa, si diploma e specializza in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Vive e lavora a Cesa, in provincia di Caserta.
La sua pittura è basata sul valore dinamico del ‘segno’, con linee morbide e sinuose che si intrecciano e si intersecano fra loro, e sulla centralità del gesto, ampio e deciso. Attraverso sovrapposizioni di colori ad olio, striati con la tecnica del grattage (che consiste nel “grattare” con vari strumenti la pittura ancora fresca stesa sulla tela, per fare emergere le cromie delle superfici sottostanti) e del frottage, si prefigge l’obiettivo di risponde ai segni e alle forme inattese creati dalla trama, raschiando via la pittura, quasi squarciando quel “velo di Maya” che copre l’essenza delle cose. Per questo metodo di lavoro, si avvale di strumenti nuovi, sperimentando utensili comuni e oggetti di uso quotidiano, come spugne, stiletti, spazzole in acciaio, e piccoli blocchi metallici.