Quello che impressiona della copertina del 14 dicembre di TIME, il più famoso settimanale del mondo, non è la “X” che cancella la rovina di un anno che è il 2020. Ma il fatto che l’anno da dimenticare per l’umanità è accostato in questo destino editoriale, ad altri anni che solitamente associamo a catastrofi epocali di dimensioni enormi.
E forse il coronavirus, oltre a portarsi via 1.7 milioni di persone, ha costituito una tragedia per i segni che lascerà. Per questo è accostato dal magazine americano che sta per compiere 100 anni, con una grande “X” rossa ad altri quattro peggiori momenti, “nemici” che l’umanità ha dovuto affrontare nella storia della rivista.
TIME ha usato una “X” rossa per cancellare varie cose sulla copertina solo altre quattro volte, infatti. La prima volta fu 75 anni fa, nel 1945, in occasione della morte di Adolf Hitler (e più tardi quell’anno, una “X” nera sopra il sol levante del Giappone segnò la fine della guerra nel Pacifico).
Il secondo uso della “X” è avvenuto nel 2003. Questa volta ha cancellato Saddam Hussein all’inizio della guerra in Iraq. La terza “X” sulla copertina del TIME è avvenuta nel 2006, quando le forze statunitensi hanno ucciso Abu Mousab al-Zarqawi, il leader di al-Qaeda in Iraq. L’uso più recente della “X” è stato nel 2011, per l’uccisione di Osama bin Laden.
Colpisce anche che le storie peggiori che si son meritate la “X” rossa sono tutte concentrate in fatti di guerra che in qualche modo sono legate al tumultuoso scacchiere mediorientale. Quella di Bin Laden nel 2011 è stata “la fine di un’era in qualche modo, ma non la fine della nostra lotta contro il terrorismo“, dicono dal giornale che edita sempre “La persona dell’anno”.
E sicuramente, la X che riportiamo è simbolica e segna la fine di un anno storico, ma non la fine della battaglia per frenare la diffusione di questo virus mortale.
L’impatto del 2020 resta da vedere e sicuramente verrà prestata molta più attenzione a come questo anno storico plasmerà le generazioni future. Certo, lo stiamo lasciando tutti con un sospiro di sollievo, ma anche consapevoli che ci aspetta ancora più incertezza nel 2021. Qualcosa di buono però quest’anno l’ha prodotta: una certa necessità di riflessione. Se digitate “what 2020…” esce subito sui motori di ricerca il suggerimento “ci ha insegnato”.
Soddisfiamo la curiosità elencandovi quello che la “Rete” restituisce in questo senso:
“Riflettiamo su ciò che il 2020 ci ha insegnato. Fai quel salto di fede. Non sprecare la tua vita aspettando il momento giusto. … Trova la felicità nelle cose semplici. … Le azioni contano più delle parole. … I tempi difficili rivelano la verità. … Segui prima le tue passioni. … Rallenta. … C’è sempre un “silver lining” (ottimismo nella disperazione). … Sii te stesso, senza scusarti”.
Commenti e opinioni
Una grande X sul 2020. Cosa ci lascia quest’anno?
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Una grande X sul 2020. Cosa ci lascia quest’anno?
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Una grande X sul 2020. Cosa ci lascia quest’anno?
Quello che impressiona della copertina del 14 dicembre di TIME, il più famoso settimanale del mondo, non è la “X” che cancella la rovina di un anno che è il 2020. Ma il fatto che l’anno da dimenticare per l’umanità è accostato in questo destino editoriale, ad altri anni che solitamente associamo a catastrofi epocali di dimensioni enormi.
E forse il coronavirus, oltre a portarsi via 1.7 milioni di persone, ha costituito una tragedia per i segni che lascerà. Per questo è accostato dal magazine americano che sta per compiere 100 anni, con una grande “X” rossa ad altri quattro peggiori momenti, “nemici” che l’umanità ha dovuto affrontare nella storia della rivista.
TIME ha usato una “X” rossa per cancellare varie cose sulla copertina solo altre quattro volte, infatti. La prima volta fu 75 anni fa, nel 1945, in occasione della morte di Adolf Hitler (e più tardi quell’anno, una “X” nera sopra il sol levante del Giappone segnò la fine della guerra nel Pacifico).
Il secondo uso della “X” è avvenuto nel 2003. Questa volta ha cancellato Saddam Hussein all’inizio della guerra in Iraq. La terza “X” sulla copertina del TIME è avvenuta nel 2006, quando le forze statunitensi hanno ucciso Abu Mousab al-Zarqawi, il leader di al-Qaeda in Iraq. L’uso più recente della “X” è stato nel 2011, per l’uccisione di Osama bin Laden.
Colpisce anche che le storie peggiori che si son meritate la “X” rossa sono tutte concentrate in fatti di guerra che in qualche modo sono legate al tumultuoso scacchiere mediorientale. Quella di Bin Laden nel 2011 è stata “la fine di un’era in qualche modo, ma non la fine della nostra lotta contro il terrorismo“, dicono dal giornale che edita sempre “La persona dell’anno”.
E sicuramente, la X che riportiamo è simbolica e segna la fine di un anno storico, ma non la fine della battaglia per frenare la diffusione di questo virus mortale.
L’impatto del 2020 resta da vedere e sicuramente verrà prestata molta più attenzione a come questo anno storico plasmerà le generazioni future. Certo, lo stiamo lasciando tutti con un sospiro di sollievo, ma anche consapevoli che ci aspetta ancora più incertezza nel 2021. Qualcosa di buono però quest’anno l’ha prodotta: una certa necessità di riflessione. Se digitate “what 2020…” esce subito sui motori di ricerca il suggerimento “ci ha insegnato”.
Soddisfiamo la curiosità elencandovi quello che la “Rete” restituisce in questo senso:
“Riflettiamo su ciò che il 2020 ci ha insegnato. Fai quel salto di fede. Non sprecare la tua vita aspettando il momento giusto. … Trova la felicità nelle cose semplici. … Le azioni contano più delle parole. … I tempi difficili rivelano la verità. … Segui prima le tue passioni. … Rallenta. … C’è sempre un “silver lining” (ottimismo nella disperazione). … Sii te stesso, senza scusarti”.
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