Giusy Tigano è la giovane creativa che ha fondato una galleria reale e digitale, GT Art Photo Agency, che a Milano si sta adoperando per portare la foto d’autore come elemento d’arredo negli ambienti privati.
GT Art è un luogo di ritrovo per tutte le persone interessate alla fotografia documentaristica e artistica e per tutti gli appassionati di Fotografie da collezione, luogo nel quale ogni autore rappresentato può essere incontrato da vicino attraverso le sue immagini, i suoi libri, le sue pubblicazioni, e tutti gli eventi di Fotografia che lo ispirano e che lo riguardano.
Grazie a questo anello di congiunzione con i fotografi, può essere favorito il contatto diretto con loro e alcune delle loro opere possono essere acquistate in stampe di pregio a tiratura limitata, numerate e certificate. “PHOTOABITARE – racconta Giusy dello spazio dedicato alla fotografia d’autore per l’arredamento e per il business – ha delle idee e soluzioni per ambienti residenziali, commerciali, professionali e di hospitality. Ispirazioni per architetti di interni, interior designers, home personal shoppers/decorators, e per collezionisti privati, ammiratori dell’arte e cercatori di emozioni.
Lo abbiamo organizzato come un vero showroom su www.photoabitare.com per scegliere e acquistare anche online”.
Qual è il tuo rapporto con la città di Milano?
Sono sempre stata affezionata alla mia città, ai tempi dell’università apprezzavo in particolare i suoi parchi e l’atmosfera magica del centro storico. Ricordo con nostalgia le passeggiate con gli amici alle Messaggerie Musicali, dove ci si perdeva per ore: avevano sempre il sapore di un viaggio un po’ speciale attraverso nuovi mondi (svelati dai libri, dai dischi e dalle recenti mode musicali, dagli strumenti musicali in esposizione) e si faceva ritorno a casa con qualcosa in più anche quando non si comprava nulla, tra le note degli zampognari, d’inverno, al profumo inebriante delle caldarroste.
Oggi purtroppo le Messaggerie non esistono più e il suono dolciastro delle zampogne rimane solo un ricordo, ma si sono creati in questa incredibile città nuovi poli di attrazione, scenari alternativi di aggregazione sociale e iniziative di sviluppo socio-culturale senza precedenti. Negli ultimi anni le grandi trasformazioni economiche in atto e l’accelerazione dello sviluppo urbano hanno cambiato molto il profilo della città, che è cresciuta e continua a modificarsi, insieme con il suo tessuto sociale, consegnandoci spazi rivisitati, nuove aree verdi, poli residenziali alternativi e stili di vita in continua evoluzione. A volte quasi spaventa la velocità con cui il nostro spazio si trasforma intorno a noi, ma rimane invariata l’identità di una città dinamica e generosa di opportunità che ho sempre apprezzato. Il cambiamento stesso è la sfida del nostro tempo e Milano è una delle città più attente, più preparate e più predisposte a raccogliere questa sfida.
Quanto la città in cui vivi ha influenzato la tua creatività?
La creatività fa forse parte del carattere e delle attitudini individuali, ma è anche specchio dell’ambiente che ci circonda e può essere stimolata o accresciuta dal contesto in cui viviamo e operiamo. Milano è sempre stata una città dal fascino antico, piena di storia, densa di tradizioni, eppure incredibilmente aperta – al contempo – alle sollecitazioni culturali, all’innovazione e alle trasformazioni. Confluiscono qui realtà economiche, sociali e culturali provenienti da tutto il mondo: le varie forme di diversità, l’eterogeneità e la convivenza multietnica costituiscono una ricchezza enorme dal punto di vista culturale e sono stimolo costante alla creatività. Milano è a mio avviso il simbolo stesso della creatività, sotto molteplici punti di vista. Ne sono testimoni la sua vivacità culturale (nella musica, nel teatro, nella cinematografia), la sua grande anima sociale (espressa attraverso le innumerevoli associazioni sportive, artistiche, formative o di volontariato), la vivacità di molteplici e diversificate imprese economiche, sociali e di intrattenimento. Milano si rivela essere ogni anno fucina di un numero rilevante di start-up italiane che concorrono con fantasia, determinazione e competenze a influenzare o addirittura ridefinire il futuro, non soltanto entro i confini nazionali. La città porta con sé tutte le contraddizioni e le criticità delle grandi metropoli, ma le difficoltà stesse, gli snodi da risolvere, i diversi problemi che afferiscono le periferie o particolari gruppi sociali, spesso divengono stimolo e cardine di azioni adattive o correttive dotate di lodevole iniziativa, senso civico e originalità. In questa città complessa ma pur sempre sensibile alle novità, una mia passione personale si è trasformata otto anni fa in una vera e propria visione che ha condotto alla nascita della mia Agenzia fotografica e alla definizione della mia figura professionale.
Quali sono i quartieri che ami di più, che ritieni essere più creativi in città?
Non saprei identificare zone o quartieri particolari più “creativi” di altri, anche perché la creatività può essere applicata a una gamma molto ampia di attività umane, dalla cucina alle arti figurative, dall’artigianato al design, dalla sartoria all’arredamento, dall’architettura al mondo digitale, e molto altro ancora. Mi vengono in mente però alcune botteghe artigiane sparse per la città (in zone centrali ma anche periferiche) che ancora resistono alle dinamiche economiche attuali, alla dominanza dei centri commerciali e alle mode omologanti del momento: maestri nella lavorazione del vetro, del legno, della cera, del gioiello o della carta. Oppure, ancora, penso alle piccole gallerie d’arte che si trovano sui Navigli e dove si espongono prevalentemente le tele di pittori e artisti del colore. Ma la creatività non è una dote che si circoscrive in quartieri o si confina in zone. E’ semmai una qualità che si coltiva e si accresce con la pratica, con la dedizione e con passione. E talvolta è perfino contagiosa. In fondo, le eccellenze italiane per le quali siamo famosi in tutto il mondo non sono che il frutto di una creatività eccezionale che ci contraddistingue da secoli e che attiene ai singoli individui e alle loro storie: moda, cibo, arte, design. Sono un po’ figli di un DNA tutto italiano che si riscontra su tutto il territorio e che si arricchisce con le differenze regionali e con le contaminazioni culturali.
Quali sono, invece, i negozi o i luoghi che ami frequentare e che sono per te fonte d’spirazione per il tuo lavoro?
La fonte di ispirazione per un fotografo è il mondo stesso: possono esserlo le atmosfere, le relazioni umane, la strada, le storie delle persone. Certamente mi piace visitare le mostre fotografiche e quelle d’arte, il Fuori Salone , qualche mercato e alcuni eventi di folclore o di storia cittadina. Milano da qualche tempo ha concepito e messo in atto iniziative e progetti specifici di varia natura, organizzando annualmente la Design week, la Fashion week, la Photo week, la Ditigal week, la Art week, la Music week, la Arch week, la Movie week, la Green week, e altre ancora ce ne sono! Trovo incredibile questa capacità del territorio di generare così tante opportunità in ambiti diversificati e credo che sia indiscutibile l’impatto creativo di iniziative come queste, che innescano processi di confronto, di scambio e di contaminazione altamente generativi, costruttivi e interessanti. Ma di fatto ognuno di noi può essere trasportato da un’emozione estemporanea in un qualsiasi contesto ed esserne inaspettatamente ispirato per concepire un nuovo romanzo, inventare una ricetta, immaginare un nuovo cappello, o scattare una fotografia. Non esistono per me luoghi particolari deputati ad ispirarmi: a volte ho sentito il bisogno di stare vicina alle persone per coglierne semplicemente i tratti umani; altre ho desiderato visitare zone isolate e decentrate per fotografare il senso di abbandono e il silenzio eloquente dell’ <altra Milano>; altre ancora ho cercato di individuare le meraviglie del quotidiano grattando via la superficialità dell’ovvio nelle zone cittadine maggiormente frequentate. Sono tutti viaggi che sono valsi il biglietto: che si tratti delle grandi piazze, delle periferie, degli scali ferroviari, delle aree verdi o delle stradine più antiche e strette del centro città, Milano consegna spesso scenari potenzialmente straordinari dai quali è molto facile lasciarsi ispirare. E finché, voltato l’angolo, riesce ancora a sorprenderci con una palazzina liberty deliziosa e intatta incastonata tra i palazzi come un gioiello di famiglia, l’ispirazione non può che continuare ad albergare in noi.
Hai seguito diverse mostre in città, qual è l’evento che ricordi con più gioia ed emozione?
Le prime esposizioni organizzate a Milano dalla mia Agenzia sono state realizzate in ambienti non deputati ad ospitare mostre fotografiche. La prima delle nostre iniziative milanesi si è svolta presso una sartoria maschile di prestigio situata in zona Duomo. Successivamente siamo stati ospitati di uno storico Atelier di alta sartoria femminile in zona Sant’Ambrogio. Esperienze positive e passaggi interessanti del nostro percorso che ci hanno condotto nel 2017 alla Fabbrica del Vapore, dove abbiamo realizzato quello che ancora oggi è il progetto più ambizioso e più valido della nostra Agenzia: “Feeling Home, Sentirsi a casa” è una mostra fotografica itinerante che sta girando l’Italia e che ha saputo catalizzare esperienze diverse e sollecitazioni differenti, tappa dopo tappa, sotto “l’ombrello materno e accogliente della fotografia”, (citando un articolo pubblicato su di noi da “Gente di Fotografia”). Le varie edizioni della mostra, accompagnata sempre da citazioni letterarie sul tema della casa e dell’abitare, hanno raccolto grande attenzione da parte del pubblico e della stampa. La prima edizione milanese che ha lanciato il progetto è stata particolarmente emozionante e indimenticabile: realizzata in uno spazio espositivo di grande impatto e con un’installazione originale ed immersiva (realizzata dal bravissimo Sandro Boscaro), ha valorizzato le fotografie nel modo migliore senza rubare loro la scena. L’evento espositivo (accompagnato da una serie di eventi nell’evento per tutta la durata della mostra) ha rappresentato il primo grande appuntamento a firma GT Art Photo Agency attirando alcune migliaia di persone. Ricordo con nostalgia e anche con orgoglio il grande lavoro svolto per idearla e per trasformare una mia visione in realtà, con la collaborazione preziosa e irrinunciabile di professionisti speciali e dei miei fotografi. Oggi Feeling Home è diventato anche un libro e quell’idea del “sentire casa” che ha ispirato la mostra si è rivelato essere in qualche modo il principio fondante precursore del nostro più giovane progetto “PhotoAbitare”.
- Se pensiamo alle mostre o eventi di altri artisti…
Negli ultimi dieci anni sono passate da Milano mostre fotografiche importantissime e davvero belle. Ho visitato quelle di grandi autori come Lewis Hine, Sebastiao Salgado, Vivian Maier, Gabriele Basilico (a Sesto S.G.), Robert Mapplethorpe, Inge Morath, Cesare Colombo, Henri Cartier-Bresson, Ferdinando Scianna, e altre ancora. Ho avuto il piacere di seguire tutti i fotografi GT Art in occasione di diverse mostre fotografiche monografiche e collettive (alcune organizzate da GT Art, molte da altre Gallerie) che li hanno visti coinvolti: Isabella Balena, Franco Carlisi, Francesco Cito, Luca Cortese, Pierfranco Fornasieri, Gianni Maffi, Carlo Riggi, Pio Tarantini, Daniele Vita. L’esperienza espositiva che ha maggiormente toccato le mie corde e mi ha emozionato di più è stata forse quella di Robert Doisneau, che avevo visitato anche a Roma. “Il mondo che cercavo di far vedere – scriveva Doisneau – era un mondo dove stavo bene, dove la gente era gentile e dove trovavo la tenerezza di cui avevo bisogno. Le mie fotografie potevano dimostrare che un mondo del genere poteva esistere”. Questa visione esercita su di me un certo fascino e probabilmente scioglie anche qualche dubbio generale sulla totale aderenza al vero di alcuni suoi scatti particolarmente famosi. In fondo la fotografia è una rappresentazione di noi stessi, prima di qualsiasi altra cosa.
- Com’è nato il progetto Photo Abitare? Quanto sei stata influenzata dai tuoi ambienti?
Milano è una città molto “visuale”, i suoi panorami sono stati offerti spesso al cinema e alla pubblicità, i suoi spazi si sono prestati facilmente al design, all’architettura, alle foto ricordo di un assiduo turismo internazionale. Per i cittadini stessi, i tantissimi ambienti istituzionali (uffici, musei, palazzi storici) e privati (fondazioni, banche, ville storiche, ristoranti stellati, alberghi di lusso) offrono continuamente contesti estremamente interessanti da valorizzare al meglio.
Il progetto PhotoAbitare è il figlio naturale di una visione secondo la quale la fotografia merita di entrare nelle nostre vite e nei nostri spazi quotidiani al pari della musica, della letteratura, del teatro e di tutte le arti figurative in generale. GT Art si occupa da anni di Fotografia d’autore promuovendone la diffusione e sviluppando progetti espositivi, editoriali e corporate in linea con questa visione. A un certo punto del mio percorso professionale si è delineata per me l’esigenza di costruire un percorso più concreto che, oltre a portare le persone alla fotografia attraverso le diverse iniziative promosse sin qui, avvicinasse di fatto la fotografia alle persone seguendo un percorso inverso. Il processo in qualche modo si rovescia e questa piccola rivoluzione si basa sull’importante convinzione che fotografia rappresenti non soltanto un mezzo espressivo di valore ma anche un attivatore di emozioni, un elemento anche di “arredo” capace di andare ben oltre la sua valenza estetica o funzionale, uno strumento attivo che innesca la sensibilità individuale e le istanze psicologiche legate alla consapevolezza e al contatto positivo con se stessi. Al contempo, stimola la socialità tra le persone e può divenire punto di condivisione e di scambio.
La fotografia d’autore è figlia del “pathos”: è documento, testimonianza, memoria, e al tempo stesso porta con sé una grandiosa capacità di colpire l’immaginazione e di generare emozioni.
Accogliere la fotografia nelle nostre case, negli uffici, nelle sale d’aspetto, negli alberghi, negli atelier, nei ristoranti, nei negozi, e in tutte le aree di aggregazione sociale consente di conferire personalità e stile alle pareti e agli spazi di vita, aumentandone il prestigio, l’esclusività e la capacità di accogliere e emozionare. Perché tutto questo possa accadere, affidarsi a professionisti del settore e a specialisti dell’immagine è la scelta migliore: per questo abbiamo creato uno Showroom strutturato come una galleria d’arte virtuale che propone alcune centinaia di opere d’autore (disponibili in tiratura limitata, firmate e certificate) che possono rispondere alle esigenze, ai desideri e ai gusti personali più diversi. Ci pregiamo in questo senso di offrire un servizio originale e di qualità che sia di supporto agli architetti di interni e agli arredatori, che concepiscono e disegnano per professione gli ambienti in cui viviamo, ma che sia al contempo dedicato a tutti coloro che si interessano di arte, ammiratori della fotografia e cercatori di emozioni .
- Dimentichiamo la pandemia e ritorniamo alla normalità (che speriamo di ritrovare presto) … una giornata con te. Cosa fai? Dove vai? Per un caffè, un pranzo… dove ami portare i tuoi fotografi?
Idealmente la mia giornata tipo include sempre esperienze legate alla fotografia: se non prevede l’atto stesso di fotografare io stessa, include di certo attività ad essa collegate, come la gestione di un progetto fotografico in corso, la curatela di un libro, l’elaborazione grafica delle mie fotografie, la gestione di una mostra, l’incontro con un cliente, l’inaugurazione di un evento, la lettura portfolio o l’editing del lavoro di altri fotografi, l’aggiornamento dei nostri siti web, attività di marketing o di PR, e altro ancora. Ho la fortuna di portare avanti una professione che richiede attività diversificate e sempre interessanti. Le passeggiate coi miei fotografi (sia che vivano qui sia che vi si trovino solo di passaggio) prendono talvolta spunto da una mostra visitata insieme, o d un appuntamento di lavoro con un cliente, o da uno scambio di vedute in studio o a casa. Se siamo fuori, cominciamo a passeggiare senza avere necessariamente una meta, in centro città o in un parco. A volte ci fermiamo in qualche bar carino sulla strada per una cioccolata o un aperitivo, e le idee migliorano insieme con l’umore. A volte sono loro ad accompagnare me da qualche parte (Milano non la si conosce mai abbastanza), ma in realtà il luogo è spesso poco importante, in genere la cosa più interessante dei nostri incontri sono le chiacchiere sulla fotografia, lo scambio di visioni, la progettazione di attività future, il tutto intervallato dai racconti o dalle confidenze sulla nostra vita, sulle nostre storie personali e sulle nostre famiglie. Si diventa facilmente amici quando le persone sono legate da una passione comune. Quello che mi piacerebbe fare una volta ritornati alla normalità, dopo questo periodo complicato, è sicuramente ricominciare a visitare le mostre fotografiche in compagnia, riorganizzarne di nostre e facilitare incontri di persona con ognuno di loro. Oltre a una gamma interessante di ristoranti etnici e regionali (mi piace sperimentare cucine alternative), la città offre luoghi particolarmente originali (a proposito di creatività!) dove potersi attardare: librerie-Bar, negozi di Fiori&Caffè, ristoranti concepiti in una serra. L’ultima novità che ho scoperto di recente è un bar-pasticceria con annesso laboratorio di riparazione di biciclette, un connubio insolito ben concepito e organizzato in maniera originale. Amo queste iniziative creative applicate al mondo dell’impresa e del lavoro. Sarebbero tutti luoghi carini da sperimentare più spesso, ma in assenza di nuove idee o di tempo per spostarsi, c’è sempre una certezza a portata di mano e anche piuttosto democratica: qualunque sia la compagnia, il panzerotto di Luini non sbaglia mai! Una golosità d’autore, un po’ come la nostra fotografia.