Il Teatro Franco Parenti di Milano presenta Carlo Cecchi in La Leggenda del Santo Bevitore di Joseph Roth, nell’adattamento di Andrée Ruth Shammah che ne cura anche la regia, con Claudia Grassi e Giovanni Lucini; in scena a Napoli al Teatro Nuovo fino a domenica 2 febbraio, poi al Di Rifredi di Firenze dal 20 al 23 febbraio e all’India di Roma dal 25 febbraio al 2 marzo.
Si tratta di un riallestimento del fortunato spettacolo in forma di monologo che quindici anni fa vide protagonista Piero Mazzarella con una memorabile interpretazione. Questa volta, a vestire i panni del clochard Andreas è un altro pezzo da novanta: Carlo Cecchi. La Leggenda del Santo Bevitore è la storia, passata anche sul grande schermo in un film di Ermanno Olmi (Leone d’oro nel 1988), di un clochard, Andreas Kartak, che una sera di primavera a Parigi incontra un distinto e misterioso signore che gli offre duecento franchi. Una somma che Andreas s’impegna a ricevere al patto di restituirla alla chiesa di Santa Maria di Batignoles dove c’è una statuetta di Teresa di Lisieux con cui l’ex minatore dalla vita scioperata ha un debito. Il testo, che nel 1939 fece breccia nel cuore dei lettori di tutta Europa, racconta le vicissitudini dell’uomo, della sua esistenza perduta dietro alle occasioni della vita ma protesa fino alla morte verso l’adempimento di un dovere morale. Passando attraverso portentosi colpi di fortuna, imprevedibili incontri, inaspettati guadagni, stupefacenti rinvenimenti che si dissolvono nell’alcool si disvela, così, la parabola del protagonista come un’inquirente discesa nel delirio, ma soprattutto nell’impotenza, di quella oscurità ebbra e piena di lampi che scandisce i suoi ultimi istanti di vita. “Soltanto uno scrittore dall’anima bella di poeta come Joseph Roth – afferma Andrée Ruth Shammah – poteva raccontare in poche paginette limpide e asciutte una di quelle storie che fanno subito breccia nel nostro cuore, mettendo in scena l’onore inscalfibile di un clochard parigino e tutta la commovente dispersione della sua vita piena di errori, amici, donne e Pernod. Come in tutta l’opera di Roth, qui il miracolo appare in una luce enigmatica e contraddittoria, circonfuso in un alone di ironia.”



di Joseph Roth adattamento e regia Andrée Ruth Shammah con Carlo Cecchi e con Claudia Grassi e Giovanni Lucini spazio scenico disegnato da Gianmaurizio Fercioni con le suggestioni visive di Luca Scarzella e Vinicio Bordin luci Marcello Jazzetti costumi Barbara Petrecca
produzione Teatro Franco Parenti
durata: 1h 20’
Nella doppia veste di narratore e personaggio, Carlo Cecchi, col suo inconfondibile eloquio da grande affabulatore, con la sua voce graffiata, il suo fisico apparentemente esile ma scattante e il suo fare dimesso, conferisce – fin dalle prime battute – forza e credibilità ad un personaggio enigmatico, pieno di luci e ombre. I suoi pregi (come il senso dell’onore e dell’amor proprio) e i difetti (il continuo abbandono all’alcool e a tutti i vizi alla cui forza attrattiva cede volentieri) vengono fuori attraverso voce, sguardi e gesti misurati che mettono in mostra tutte le qualità attoriali del grande interprete. Il continuo alternarsi del piano narrativo e di quello interpretativo crea un sofisticato gioco di immedesimazione/straniamento che movimenta l’azione e la rende fluida e ritmata. Anche lo spazio scenico disegnato da Gianmaurizio Fercioni con le suggestioni visive di Luca Scarzella e Vinicio Bordin, le luci di Marcello Jazzetti e i costumi di Barbara Petrecca contribuiscono non poco a ricreare un ambiente da bistrot parigino d’inizio Novecento in cui si muove il personaggio leggendario, creando un’atmosfera onirica che è la cifra registica della Shammah che sa sempre come far sognare lo spettatore, grazie alla magia del Teatro.
Testo a cura di Davide D’Antonio


Si tratta della storia di un uomo, di un’esistenza perduta dietro alle occasioni della vita, raccontate con profonda e fragile umanità, da Cecchi, allo stesso tempo protagonista e narratore.