“Durante i miei concerti il pubblico spesso canta insieme a me ed è sempre molto emozionante, ma in molti casi si trasforma in un’esperienza terribile perché la platea è spesso completamente stonata! Ogni volta che suoniamo a Napoli e in Campania, invece, restiamo stupefatti dalla compattezza e dall’intonazione del pubblico. I casi sono due: o gli spettatori vengono preselezionati con uno speciale casting pre-concerto o il pubblico degli stonati viene abbattuto all’ingresso del teatro!”. È Fabio Concato a scherzare dal palco del Teatro Summarte di Somma Vesuviana, in provincia di Napoli, luogo che è diventato negli ultimi anni un piccolo grande epicentro per la musica d’autore italiana e internazionale.
Nei giorni scorsi il cantautore ha tenuto un doppio concerto con il trio guidato dal pianista abruzzese Paolo Di Sabatino, con Marco Siniscalco al basso e Glauco Di Sabatino alla batteria. Da alcuni anni i tre musicisti affiancano Concato in un tour intitolato “Gigi”, come la bella canzone pubblicata esattamente trent’anni fa all’interno del disco “Giannutri” e dedicata al padre Luigi – detto, appunto, ‘Gigi’ – musicista della scena jazz milanese e evidente ispiratore del figlio Fabio.
“Tienimi dentro te”, “Sexy Tango”, “Domenica Bestiale” o “Rosalina” si inseguono in poco meno di due ore di un elegante concerto, vissuto tra commozione, gioia e tenerezza in un ideale diario della memoria condiviso con il pubblico.
Spina dorsale del quartetto è il quarantanovenne pianista e compositore teramano Paolo Di Sabatino che – nel corso degli anni – ha calcato i palchi dei più importanti jazz-festival internazionali, suonando al fianco – tra gli altri – di Paolo Fresu, Nicola Arigliano, Lee Konitz, Rosario Giuliani, Lino Patruno, Gegè Telesforo, Enrico Rava, Irio De Paula, Dario Deidda, Roberto Gatto, Bob Mintzer, Billy Cobham e Tullio De Piscopo.
Più di 40 anni di carriera – il debutto risale agli anni Settanta con l’album “Storie di sempre” – per Fabio Concato, cantautore condivide con The Way Magazine un aneddoto gustoso: “Nel corso degli anni mi è capitato di sentire stravolgere i titoli delle mie canzoni e, con i musicisti, ne ridiamo spessissimo. Per motivi misteriosi “Guido piano” è diventata “Quinto piano” mentre “Domenica bestiale” si è trasformata in un’inspiegabile “Domenica, maledetta domenica”!”.
Testo a cura di Michelangelo Iossa.