Ci sono fotografie che vanno raccontate. E la storia della comunità degli emarginati e controcorrente è raccontata magistralmente da una mostra fotografica collettiva a Parigi che indaga sulla controcultura newyorkese degli anni Settanta. Incredibile a pensarci: nel decennio di maggiore liberazione sessuale del Novecento, gay e lesbiche nella città più all’avanguardia del mondo non vivevano tutta la loro socialità alla luce del sole. E lo si capisce dagli scatti, ma soprattutto dai toccanti commenti scritti, in mostra a Le Bal, uno spazio di esposizione, di riflessione e di pedagogia dedicato all’immagine-documento sotto tutte le forme (fotografia, video, cinema). La mostra ha un titolo emblematico: “We Others” (Noi altri).



Per dare contesto storico, basti pensare che i moti di Stonewall, che sono le rivolte a cui ogni anno si rifà il Gay Pride nel mondo, sono datati 1969. L’omosessualità in America non era vietata in tutti gli stati, ma negli anni 70 c’erano ancora delle proibizioni sparse negli Stati Uniti. LE BAL di Parigi presenta, per la prima volta in Francia, il lavoro di Donna Gottschalk, Carla Williams e Hélène Giannecchini, tre donne, tre generazioni. Fotografia, storia dell’arte, letteratura: le loro pratiche sono diverse, ma condividono un impegno comune: rendere visibili vite escluse dalle narrazioni dominanti. Questa mostra è il risultato del loro incontro.
Donna Gottschalk, nata nel 1949 ad Alphabet City, un quartiere operaio di New York, è una fotografa. Dalla fine degli anni ’60, si è impegnata a rappresentare le persone con cui ha vissuto, condiviso l’attivismo politico e lavorato. L’evoluzione dello sguardo di Donna è inscindibile dai movimenti emergenti per i diritti LGBT+, in cui era coinvolta in un’epoca in cui le relazioni omosessuali erano ancora illegali negli Stati Uniti. Influenzata nei suoi primi anni dall’opera di Diane Arbus, scoperta al Museum of Modern Art nel 1967 durante la mostra “New Documents”, Donna scelse di fotografare individui ai margini, dalla posizione marginale in cui lei stessa si trova. Gli individui che fotografa, nell’intimità della loro vita quotidiana, non sono mai ritratti come oggetti di curiosità osservati da lontano. In contrasto con gli approcci fotografici dominanti nei circoli attivisti e nella scena d’avanguardia newyorkese degli anni ’70, il suo lavoro circolava al di fuori dei canali convenzionali. Ogni sguardo, ogni postura affermava “siamo qui, insieme, visibili, uniti”. Nel 2018, il suo lavoro è stato presentato per la prima volta al Leslie-Lohman Museum of Art di New York. Dopo anni di reticenza, Donna sente che è finalmente giunto il momento di condividere le sue immagini.






Hélène Giannecchini, nata nel 1987 a Parigi, è scrittrice e teorica dell’arte. Attenta a parole e immagini trascurate, dedica gran parte della sua ricerca a memorie queer e archivi di minoranze. Quando incontrò Donna per la prima volta nel 2023, si creò un legame immediato. In uno spirito di fiducia, Donna le offrì accesso ai suoi archivi, che lei esplorò, reinterpretò e ricompose. Le loro storie personali e collettive convergevano all’intersezione tra lotte passate e presenti, innescando un cambiamento nella narrazione. Il suo testo, strutturato come un viaggio, rivela, amplia e amplifica il lavoro di Donna nel presente.
Carla Williams, nata nel 1965 a Los Angeles, è una fotografa e storica dell’arte americana, la cui serie Tender è in sintonia con il lavoro di Donna. Da giovane studentessa, divenne profondamente consapevole della quasi totale assenza, nella storia della fotografia, di immagini create da donne nere. Con il coraggio di affrontare questa assenza, iniziò una serie di autoritratti nell’intimità della sua camera da letto. Pur attingendo a certi codici della fotografia modernista americana e della cultura vernacolare, Carla lo fa per sfidarne e sovvertirne le gerarchie. Come Donna, Carla contribuisce a dare forma a un’altra storia della rappresentazione.






“Ci sono voluti decenni prima che queste immagini arrivassero finalmente a noi. Tracce di esistenza, gesti d’amore e resistenza, non chiedono semplicemente di essere viste. Ci coinvolgono”.
– Julie Héraut
Informazioni pratiche
Biglietteria online
LE BAL
6 Impasse de la Défense, 75018 Parigi
Aperto il mercoledì dalle 12:00 alle 20:00 e da giovedì a domenica dalle 12:00 alle 19:00.
Chiuso il lunedì e il martedì
“We Others”
A cura di: Hélène Giannecchini e Julie Héraut
La mostra è coprodotta con The Photographers’ Gallery, Londra e il GwinZegal Art Center, Guingamp. Con la collaborazione di Marcelle Alix, Parigi e Higher Pictures Gallery, New York.
La mostra è sostenuta dalla Fondation Jan Michalski.
Gli eventi collaterali alla mostra sono sostenuti da LIG (Lesbienne d’Intérêt Général).
La pubblicazione, co-edita con Atelier EXB, ha ricevuto il supporto editoriale del Centre national des arts plastiques,
oltre al supporto del Lewis Baltz Research Fund.
Partner: Les Inrocks, Mouvement, POLKA, Arte, RATP, TRAM.
La programmazione di LE BAL è sostenuta dalla Città di Parigi, dalla Regione Île-de-France e dal Ministero della Cultura.