30 Gennaio 2024

L’arte di Sergio Scabar: fotografare cose

Per la prima volta in mostra a Milano (BAG alla Bocconi) una carrellata di immagini che ritraggono composizioni meticolose di oggetti di uso comune.

30 Gennaio 2024

L’arte di Sergio Scabar: fotografare cose

Per la prima volta in mostra a Milano (BAG alla Bocconi) una carrellata di immagini che ritraggono composizioni meticolose di oggetti di uso comune.

30 Gennaio 2024

L’arte di Sergio Scabar: fotografare cose

Per la prima volta in mostra a Milano (BAG alla Bocconi) una carrellata di immagini che ritraggono composizioni meticolose di oggetti di uso comune.

C’è un’alta poetica cromatica e anche filosofica nelle foto che ci sono pervenute di un artista sicuramente da riscoprire. Ritraggono vasi, libri, ciotole e piccoli pezzi di legno, un teatrino di oggetti per giungere all’essenza dei fenomeni. È la “poetica fotografica” di Sergio Scabar, il grande fotografo scomparso nel 2019, e per la prima volta in mostra a Milano dal 25 gennaio al 20 aprile al BAG Bocconi in via Sarfatti 25, nell’ambito del ricco calendario di iniziative di MIA Photo Fair.

Silenzio di Luce (2007, 35 x 44). Stampa alchemica ai sali d’argento su carta baritata, esemplare unico, collezione privata. Nell’immagine di apertura servizio: Sergio Scabar, Libri nell’ombra (2016, 44 x 49 cm). Stampa alchemica ai sali d’argento su carta baritata, esemplare unico, collezione privata.

Il tempo sospeso: Opere di Sergio Scabar”, ideata da Fabio Castelli e curata da Angela Madesani, presenta gli ultimi lavori del fotografo, con immagini inedite provenienti dalla famiglia dell’artista e da collezioni private. Fotografie che sono frutto di una stampa alchemica realizzata dall’artista stesso, in bianco e nero, su carta baritata – carta di alta gamma, costituita di pura cellulosa a grammatura spessa – e quindi poste all’interno di cornici nere, senza vetro né passe-partout. Immagini che rimandano alla sua dimensione domestica, come nelle opere di Giorgio Morandi, artista particolarmente amato dal fotografo friulano. 

Sono tutti pezzi unici – commenta Angela Madesani, curatrice della mostra – un’unicità espressa anche dalla cornice, che attribuisce di volta in volta un senso diverso alle cose. Sono opere che richiedono un tempo lungo di visione, in contrasto con il consumismo visivo sempre più diffuso dei nostri giorni”.

Un immaginario personale quello di Scabar, che si fa collettivo attraverso la creazione delle sue opere, frutto di un lavoro meticoloso di disciplina compositiva, quasi ossessivo. “Sergio – commenta ancora Madesani – aveva un rapporto strettissimo con ogni suo singolo lavoro, che avvolgeva in un panno nero morbidissimo. Trattava le sue opere come dei bambini che non dovevano prendere freddo”. 

Scatti unici di oggetti che l’artista ha volutamente bloccato e sospeso nel tempo, una dimensione di puro still life. Espressione di intelligenza della forma, esaltata dalla luce uniforme e di origine indefinita. “Teatri delle cose” li definisce Madesani, tableaux-vivants che rimandano alla tradizione storico-fotografica vittoriana. 

Ognuno dei suoi lavori – spiega – è una possibile risposta a dei quesiti. Recano la forza del dubbio sul senso delle cose, sull’esistenza, sullo stesso fare arte. Sono fotografie legate al tempo, alla memoria, dove la dimensione estetica è sicuramente un mezzo, ma non il fine ultimo”.

Un’iniziativa che rientra nel percorso di avvicinamento a MIA Photo Fair 2024, la fiera internazionale d’arte dedicata alla fotografia in Italia (11-14 aprile) che si svolgerà nella centralissima sede di AllianzMiCo.

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