Se si ascolta la sua “Alice” si capisce subito. Vincenzo Santovito, cantautore classe ’95, nato a Massafra (TA) e trasferitosi a Varese nel maggio 2022, è una voce e una penna aldilà del tempo. Non ricade in uno dei trend imperanti della musica confezionata per Spotify. Non ha paura di esprimere le sue fragilità e la grande passione che ha per i sentimenti. Che, dice entusiasta, “sono alla base della mia voglia di comunicare”.
A 28 anni Vincenzo fa già dei bilanci, perché col mondo dello spettacolo ha iniziato molto presto. “Ho cominciato a fare danza a 12 anni , quando da solo mi sono trasferito a Milano per frequentare la scuola del Teatro alla Scala. E con l’immaturità di quell’età me ne sono tornato dopo il primo anno. Avevo troppa nostalgia di casa ed ero poco strutturato. Così poi fino al diploma non ho fatto nulla, cantavo cover per gioco. Poi nel periodo dell’università nel 2015 ho iniziato a caricare di video su YouTube. Ricantavo pezzi di Lorenzo Fragola e Marco Mengoni, che era la musica che ascoltavo all’epoca”.

Sono molto emozionato lo ammetto. Come fosse la mia prima volta”.
“Alice” per quanto romantica, è una canzone che parla di un amore di una notte che lo ha segnato. ” Mi ha aiutato a superare l’abbandono, la protagonista nella vita non mi ha dato possibilità di amarla ma la canzone mi aiuta a non avere rimpianti“, dice Santovito. Da quando professionalmente si è esposto partecipando a talent show online, non ha mai nascosto la predilezione per argomenti intensi nei suoi brani. “Avevo una fidanzata che si è ammalata di una brutta malattia e nel 2017 ho scritto ‘Così dal nulla’. La scrittura è servita per sentirmi appagato in qualcosa. Parlavo della persona che amavo e del fatto che con l’amore si può vincere tutto. Non è stato facile mettersi nei panni degli altri ma lo ritenevo necessario”.
Da quell’episodio traumatico, che ha per fortuna avuto un epilogo positivo, sono arrivati i primi interessi da etichette indipendenti, la partecipazione al talent The Coach sulla tv nazionale 7Gold. Tanto che quella prima canzone, Vincenzo la canta ancora come apripista ai concorsi a cui si iscrive.
Nel suo repertorio c’è anche “Caos”, un pezzo di grande immedesimazione per i suoi coetanei. “Anche io ho attraversato la fase di bullismo da parte dei compagni che mi prendevano in giro per la mia passione per la danza, o le difficoltà a scuola con i genitori che pressavano. Quando ho scoperto le bellezze del mondo e il poter contare solo su me stesso le cose sono girate per il verso giusto. Mi sono laureato in Ingegneria, ho sviluppato un mio carattere. Non sono come tutti gli altri, è una condanna, lo so, ma non cambierei niente di me“.

Parte della sua identità, Vincenzo Santovito la rivela anche con le sue scelte musicali: “Non mi sento parte di questo mondo, sento che ragiono diversamente dai miei coetanei. Si tende a restare molto in superfice. Per questo ho inciso ‘Ti regalerò una rosa’ di Simone Cristicchi, quando la cantavo mi faceva sentire bene, è come se l’avessi scritta io. Forse perché sono stato preso per pazzo, piuttosto sono folle, autentico”.
Come vive la fase della creazione un giovane cantautore? “Bisogna imparare a sentire. E ciò avviene solitamente nella mia camera, immerso nei miei pensieri, spesso mi sento non capito. A volte ancora oggi amici e parenti mi prendono in giro per le mie frasi, io ci credo tanto in quello che dico. Ho molto rispetto della mia musica e non voglio pubblicare banalità, così nelle canzoni parlo di quello che mi segna. Il cambio è avvenuto lo scorso anno, con il brano ‘Come matita’, una nuova scrittura per un episodio che anni fa mi aveva segnato, un incidente stradale al mio paese che costò la vita a due ragazzi”.

Un po’ di malinconica sensazione di lontananza si avverte nelle sue composizioni intime, spesso infarcite di riverberi vocali, di suoni di pianoforti leggeri. Il video di “Alice” amplifica questo paesaggio sonoro, girato al lago vicino Varese dove l’atmosfera si presta a questo tipo di comunicazione. “Si tratta del posto che scelgo per stare in silenzio con me stesso, un rifugio per leggere un libro o scrivere. Detto questo mi reputo un introspettivo giocoso, sono sempre il buffo in un gruppo ma spesso ho bisogno di essere da solo. La sofferenza affrontata in maniera sana è bella, io non mi rifugio in nulla. Le lacrime mi aiutano. A volte mi dicono che sono indietro nei tempi ma la musica non ha età anche se c’è un genere che è di moda, che non sposo”.
Al momento Vincenzo ha dei pezzi nuovi, con l’etichetta ‘Musica è’ diretta da Mimmo Mignogna che ha portato Lor3n a Sanremo Giovani quest’anno, e che è suo attuale manager. Guidato da Walter Mignogna, produttore che ha uno studio a Roma e uno a Taranto, ha già registrato dei pezzi per tentare la carta di Sanremo 2025. “La mia ambizione – ci rivela in conclusione – è realizzarmi nei due pilastri della mia vita. La carriera, ma soprattutto l’amore, quello che fa bruciare dentro. Voglio sia bello, intenso e che mi porti a formare una famiglia”.