1 Gennaio 2025

Francesco D’Ascenzo, a casa del ‘colorist’ più famoso all’estero

Se abbiamo gioito e ammirato dei colori dei film Unica, 2023. Rhythm and Flow Italia, 2023. One Simple Question 2021, lo dobbiamo a lui. Che oggi ci apre la sua dimora milanese.

1 Gennaio 2025

Francesco D’Ascenzo, a casa del ‘colorist’ più famoso all’estero

Se abbiamo gioito e ammirato dei colori dei film Unica, 2023. Rhythm and Flow Italia, 2023. One Simple Question 2021, lo dobbiamo a lui. Che oggi ci apre la sua dimora milanese.

1 Gennaio 2025

Francesco D’Ascenzo, a casa del ‘colorist’ più famoso all’estero

Se abbiamo gioito e ammirato dei colori dei film Unica, 2023. Rhythm and Flow Italia, 2023. One Simple Question 2021, lo dobbiamo a lui. Che oggi ci apre la sua dimora milanese.

Racchiudere l’arte del giovane Francesco D’Ascenzo, nel ruolo di Colorist ovvero colui che può influenzare notevolmente l’atmosfera e l’impatto visivo di un film, è riduttivo; “Le persone a cui dico che faccio il Colorist fraintendono” afferma Francesco,”non capiscono, pensano ad una figura non creativa, ma vi assicuro che un buon colorist salva trasmissioni girate in fretta, film a basso costo, anche se non fa miracoli il colorist ci sta vicino. Quando il girato è bello il colorist gioisce, può finalmente fare solo il suo lavoro, creare emozioni e non salvare emozioni. Lavoro prevalentemente nel settore degli unscripted. Sono il primo colorist ad aver realizzato in Italia un programma di intrattenimento televisivo in Dolby Vision”.

Ha colorato importanti titoli per Netflix: Unica, 2023. Rhythm and Flow Italia, 2023. One Simple Question 2021. Ilary (in uscita nel 2025) e molti altri ancora che saranno autentiche sorprese! Gli abbiamo chiesto di parlarci delle sue origini, dei suoi studi e della sua casa a Milano. “La mia è una vita minimalista fatta di buio e colori. Nasco in una città di mare dove le onde non ti trattengono ma ti spingono al largo. Molto presto sono approdato nella capitale. Roma è affascinante, piena di arte e non ci è voluto molto a distrarmi dagli studi universitari. Andavo a teatro tutte le sere e ho deciso che il mio lavoro era fare teatro e per qualche anno ho fatto regie teatrali, in alcune ho partecipato anche come attore, poi il cinema mi ha sedotto, i personaggi importanti che incontravo, dalle vite intense, mi incuriosivano. Con Lelio Luttazi, Roberto Pregadio, Ugo Gregoretti, Carlo Lizzani, e altri realizzai dei cortometraggi di 15 minuti.  Io giovanissimo, frequentavo artisti del calibro di Giorgio Albertazzi, Carla Fracci, Enrico Lucherini, scrittori e poeti, Raffaele La Capria, Luisa Spaziani e molti altri. Le loro facce e le parole erano per me giovane di provincia, magia. Decisi di conservare le loro vite in un film lungo. Così nasce “Qualcosa Rimane”; il Docu film viene presentato in anteprima al Biografilm, è selezionato per i nastri d’argento, vince per miglior film documentario e migliore colonna sonora al Bellaria Film Festival e miglior documentario al Social Film Festival. Poi conobbi Paolo Villaggio, maestro di vita. I suoi racconti divennero degli incontri fissi. Per mesi ho frequentato la sua casa. Nel cortometraggio che facemmo, “Allafinfinifinfinfine” regala di sé un uomo inedito, un Villaggio speciale. Il piccolo film vince il premio della Leone Film Group nel festival MYllenium Award e molti altri premi e menzioni”. Dalle parole traspare tutto l’entusiasmo della sua innata vocazione per l’arte visiva.

Francesco D’Ascenzo e Walter Volpatto – foto di Marcello Ferraris.

Nel 2007 D’Ascenzo entra a far parte del gruppo di artisti della ERA DEA; è nell’aprile del 2008 che debutta come regista teatrale con “Il Mio Compleanno” a cui seguono altre regie teatrali tra cui ITALIA&ITALIA (2011), Il Sotterraneo di Caravaggio (2015), Gesù Secondo Maria (2016), Teresa – L’Ultima Estasi (2018). Dal 2008 inizia la sua sperimentazione cinematografica firmando la regia di documentari ispirati alla musica degli anni ’60: Le Corde di Murolo, La Scelta di Bindi, La Fuga di Mia, La Risata di Tenco, Il Silenzio di Endrigo. Il 2012 è l’anno di “Autobiografie Eccellenti”, cortometraggi da 15′ l’uno dedicati a musicisti e registi italiani, tra cui Lelio Luttazzi, Roberto Pregadio, Ugo Gregoretti e Carlo Lizzani.

Poi la pandemia e la decisione di trasferirmi a Milano. La città grigia e nebbiosa mi porta la nostalgia dei colori caldi di Roma. Inizio ad interessarmi di color grading, di tecnologie di riproduzione delle immagini. Mi certifico in Dolby per il mastering di prodotti Dolby Vision. Ecco che la mia vita prende una strada che non avevo mai immaginato, mi innamoro del colore e dell’aspetto visivo finale di un film… Inizio ad abbinare l’estetica visiva che ho costruito negli anni a sempre maggiori skill tecniche. Mi certifico in SMPT, PVA e Blackmagic. Conosco Dado Valentic, uno dei maggiori colorist science e trainer di Hollywood, conseguo con lui un master a Los Angeles presentando una tesi sulla “Film Print Emulation And how it Mas Exerted influence on television productions”.

E la sua casa milanese? Chiediamo a Francesco D’Ascenzo di farcela visitare e raccontarcela: “ho una casa /studio molto luminosa che affaccia sulla Darsena, la zona più affollata e rumorosa di Milano. Il sole mi gira intorno ma nel mio studio le tende nere lo lasciano fuori. L’interno della casa è coloratissimo arredato da quadri eseguiti appositamente per questa dimora dall’artista DIBRIGIDA, mia amica da anni. Al buio, vivo circondato dai colori. Quando creo un look per i miei lavori, oltre alla tecnica ho bisogno di emozioni; sono loro che ci colorano la vita ed a loro mi ispiro nella creazione delle atmosfere di cui le immagini hanno bisogno per emozionare il pubblico che le guarda. Nessuno pensa che tutti i film, le trasmissioni e quasi tutte le immagini sono dipinte, dopo che vengono girate, dal pittore digitale.  Il grigio medio del mio studio mi protegge dalla sfrenata movida dei Navigli che sono la colonna sonora dei miei giorni e spesso delle notti che passo a lavorare. Amo il mio lavoro e posso farlo ininterrottamente finché non penso che sia perfetto”. Sono bastate le sue riflessioni, illuminate dalla luce dei colori che usa, come “un pittore senza pennelli, ma con tastiere, console e mouse” a farci comprendere quanto sia emozionante il suo lavoro, al pari d’un artista che usa pennelli e tubetti e tele!  Gli abbiamo chiesto cosa prova, quando è intento nel suo lavoro:” Soffro e gioisco come un’artista davanti alla sua tela quando guardo lo schermo dei miei monitor senza colore da colorare”. 

Testo di Teobaldo Fortunato, foto courtesy dell’artista Francesco D’Ascenzo

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