Un disco pieno di influenze pop e latin, passando per l’elettronica, che mette in evidenza la grande duttilità artistica di Letizia Brugnoli. Partita dal jazz, la cantante allieva del fisarmonicista e pianista RAI Bruno Aragosti, ha preparato un album, “Crystal Flower” (Irma Records) con brani scritti e arrangiati da Roberto Sansuini, con i testi, sia in italiano che in inglese, scritti da lei stessa. “Abbiamo iniziato il lavoro durante la pandemia – ci racconta – . Roberto mi mandava un traccia audio del brano mi dava un titolo ironico scherzoso e quando è arrivato Crystal Flower l’ho scelto come simbolo del disco. Mi piaceva l’inizio con un intro di piano e questo titolo mi sembrava fosse adatto a rappresentare il disco, parla dell’inarrestabile desiderio di camminare verso il futuro di un’anima senza sosta, incurante di tutto, anche del sole che sta lasciando spazio alla sera. La voglia e l’entusiasmo di raggiungere i propri obiettivi“.
“Crystal Flower” non presenta jazz per puristi o amanti della sperimentazione, ma piuttosto per tutti coloro che hanno semplicemente voglia di ascoltare musica con attenzione. Volutamente, i brani sono stilisticamente eterogenei e vanno dallo swing ai brani di derivazione brasiliana fino al latin con influenze dell’electric-jazz Anni Settanta. La cantante Letizia Brugnoli ha infatti avuto spazio per ogni sfumatura vocale ed interpretativa ed i musicisti hanno potuto esprimersi in modo sempre vario ed eclettico. Cimentarsi con generi diversi è stata una stimolante sfida non solo per loro, ma anche per il compositore ed arrangiatore, Roberto Sansuini.

Che territori hai esplorato con questo secondo disco?
Ho dato il titolo a tutto l’album prevalentemente di jazz che si rifacesse alle sfaccettature del cristallo: c’è un po’ di musica latin, swing, brasiliana, electric jazz. Sono figlia d’arte e mio padre, a cui è dedicato il disco e il testo del brano ‘Shadows’, non ha fatto in tempo a sentirlo. Credo ne sarebbe orgoglioso.
Franco Brugnoli era un bravissimo e stimato pianista. Che eredità raccogli?
Andavamo d’accordo e lo stimavo ma a volte era molto rigido. La mia versione di ‘Summertime’ che lui volevo togliere dall’album precedente, poi ha vinto i Parma Awards. Lui avendo sensibilità pop, prediligeva introduzioni molto brevi rispetto alle mie. Il suo principale insegnamento per me resta peròl’ascolto di infinite ore di musica Jazz, cercando di cogliere ogni sfumatura.
Nel 2014 è uscito il tuo primo album dal titolo ‘Through our Life’, come ti senti alla seconda prova?
Con Roberto Sansonini abbiamo fatto due album assieme, sono giunta alla maturità anche grazie alla sua vicinanza. Lui è un compositore bravissimo e io adato il vestito alla mia vocalità. A me piace molto la sua raffinatezza e il suo gusto. Penso che come il titolo del brano che nomina il disco, la vera potenza del fiore di cristallo deriva dalla bellezza della propria fragilità.
Cosa volevi comunicare in Nostalgiazz?
Il titolo fa riferimento ad un breve passaggio del brano in cui viene musicalmente evocata un’atmosfera da jazz-club nell’ America degli anni Trenta. Si tratta di un riferimento ironico e volutamente stereotipato, una sorta di scherzoso omaggio al jazz del tempo che fu. Nel pezzo convivono due anime: nella prima, su un rilassato tempo latin si dispiega una sinuosa melodia che si dipana su un accompagnamento ripetitivo e vagamente ipnotico; l’altra ha un carattere swingante e propulsivo. E’ come se da un sogno ad occhi aperti si passasse alla realtà. Il testo vuole raccontare il punto di vista di chi ha già vissuto molto e racconta del suo passato con un velo di nostalgia, senza però mai smettere di rinunciare ai propri sogni.
Il jazz è ancora un ambito per soli uomini?
Poche donne fanno quello che faccio io, vero. Specie in Italia nel mondo musicale di jazz e dintorni non sembra esserci molto interesse da parte di donne. Quando ho incontrato Michelle Hendrix nel suo workshop ci ha insegnato a trascrivere una partitura per non avere scontri con musicisti solitamente maschi. Credo che oggi per fortuna si stiano smuovendo le nuove generazioni. Anche nei conservatori si vedono dei cambiamenti e spero che continui.
Il tuo è un lavoro di nicchia. Cosa ti aspetti?
Credo nell’ascoltatore di musica più attento, preparato che si sceglie quello che vuole ascoltare. Per fortuna vedo che il mio album sta piacendo. Non è un ascolto serioso, io per esempio in macchina ascolto sempre jazz, bossanova, qualche novità funky talvolta rock e dipende dal momento. Non mi sento una specie protetta se prediligo il filone jazz, mi ascolto serenamente anche Elio e le Storie Tese che sono dei musicisti bravissimi. Si può apprezzare sia la capacità tecnica che la simpatia. Mi piacciono molto Ella Fitzgerald e Sarah Vaughan, Pat Metheney e Amalia Grè che in Italia ha fatto brani bellissimi.
Nel disco c’è anche un brano sul rapporto con la natura.
Walls of Stone, che è stilisticamente “a parte” rispetto agli altri. Nato in seguito alla straordinaria impresa di un rocciatore americano, Alex Honnold, che ha scalato una parete di 900 metri senza alcuna assicurazione nel Parco Nazionale di Yosemite, è un pezzo che vuole celebrare il rapporto dell’uomo con la grandiosità della natura.
Crystal Flower avrà una dimensione live?
Il primo dicembre 2023 a Parma in Borgo Santa Brigida 5 mi esibirò col quintetto di musicisti che suonano nell’album: Luca Savassi al piano, Giacomo Marsi contrabasso, Paolo Mozzoni alla batteria, Claudio Tuma alla chitarra e ci sarà anche Roberto Sansuini. Sarà un preludio del tour che parte ad aprile 2024, un concerto dove mi piacerebbe anche che il pubblico scoprisse la genesi di questo lavoro così importante per me.
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