Di certo non era ipotizzabile negli anni Settanta che un giorno i sintetizzatori e le macchine per la musica sarebbero diventati soggetto culturalmente rilevante per un lungometraggio. Siamo a Parigi nel 1978, una ragazza sta cercando di farsi un nome nel mondo della musica autoproducendo musica elettronica. Quello che poi i francesi (con tedesci e italiani) avrebbero cavalcato negli anni 80 sarebbe stato il più grande motore innovativo del pop dopo i Beatles. L’elettronica generata da sintetizzatori e apparecchiature futuristiche.
Ana compone la musica del futuro, in conflitto con un mondo che sembra sordo ai suoni che verranno. Il primo film di Marc Collin (co-fondatore della Nouvelle Vague), con la meravigliosa Alma Jodorowsky ha un’irresistibile atmosfera vintage che rimanda al passato del regista come collaboratore di Nicolas Godin (Air) e di Elena Noguerra.
Lui stesso compositore di musiche di film, Alain Collin firma il suo primo lungometraggio, “Le Choc du futur”, presentato anche all’attuale Festival del cinema di Torino, sui temi della musica elettronica negli anni Settanta. Un’era di pionieri dove tutto era da scrivere. Il momento proficuo per qualsiasi punto di partenza degli innovatori.