Milano è la prima città italiana a ospitare un ufficio di arte pubblica con sede in un museo civico: il MUDEC. È in continuità con i progetti di arte pubblica avviati negli ultimi tre anni che si inserisce questa nuova e originale mostra, “Dal muralismo alla street art. MUDEC Invasion” che dura fino al 29 giugno: dieci artiste e artisti muralisti conosciuti a livello internazionale collaboreranno, per un periodo limitato di 14 giorni, alla creazione di dieci opere, ognuna caratterizzata da un linguaggio unico e distintivo.
Il progetto espositivo, nato da una collaborazione tra il Mudec – Ufficio Arte nello Spazio Pubblico del Comune di Milano e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e prodotto da 24 ORE Cultura con il supporto degli sponsor Turisanda1924 – parte di Alpitour World, Ford e del Partner Boero – Il colore italiano dal 1831, è curato da Alice Cosmai, esperta di arte urbana e responsabile Ufficio Arte nello Spazio Pubblico del Comune di Milano, con la collaborazione per la parte storica di Silvia Bignami.
L’esposizione si propone di offrire una risposta unica e personale a una domanda ricorrente nel panorama dell’arte contemporanea: è possibile per il muralismo transitare dalla strada al museo? La risposta è sì, ma a una condizione: che essa mantenga il proprio linguaggio, trasformando gli spazi museali in modo tanto ‘invasivo’ quanto transitorio ed effimero, caratteristiche distintive dell’arte urbana. In questo senso, la formula della mostra temporanea non è mai stata così perfetta e adeguata come in questa occasione.
“’Dal muralismo alla street art. Mudec Invasion’ porta per la prima volta il linguaggio del muralismo urbano all’interno di un museo pubblico, trasformando il Mudec in un grande atelier collettivo. Dieci artisti internazionali danno vita a opere inedite e site-specific, in un dialogo tra memoria e innovazione che ridefinisce i confini tra spazio pubblico e spazio espositivo. Un progetto che conferma la vocazione del Mudec come laboratorio culturale in continua evoluzione – ha detto l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi -, capace di accogliere e valorizzare le forme d’arte più dinamiche e contemporanee.”
Le sale del MUDEC ospiteranno dunque una mostra di dieci opere murali inedite, per un periodo limitato di tre mesi. È la prima volta che – da un’idea congiunta dell’Ufficio Arte Pubblica e di 24 ORE Cultura, ovvero dalla collaborazione tra un ente pubblico e una realtà privata – nasce un progetto espositivo così innovativo. Un’importante committenza in un museo pubblico, come il Museo delle Culture, per un’operazione collettiva site-specific di muralismo contemporaneo.
Per quanto effimero, il muralismo è un linguaggio artistico estremamente pervasivo, si ritrova in ogni continente ed epoca, anticipando la pittura da cavalletto, e vive oggi di un rinnovato interesse per via dell’esponenziale crescita di committenza pubblica e privata, oltre che per essersi imposto presso innumerevoli comunità come linguaggio principe nella riappropriazione di spazi urbani.
Questo progetto espositivo innovativo crea un’occasione unica per riflettere sull’evoluzione del muralismo urbano contemporaneo. In un mondo sempre più interconnesso, il muralismo urbano ha saputo farsi portavoce di tematiche universali come la giustizia sociale, i diritti umani e la sostenibilità ambientale. Questa capacità di parlare a un pubblico transculturale ha contribuito a creare un linguaggio visivo immediato, in cui persone di contesti diversi possono riconoscersi e trovare ispirazione. “Il muralismo urbano contemporaneo è una potente forma di espressione, che riflette le tensioni e le speranze del nostro tempo e nel farlo ci invita a ripensare il ruolo dell’arte nella società. Con le sue radici storiche profonde e il suo sguardo rivolto al futuro, la pittura murale
continua a evolversi, portando significati e creatività nelle strade di tutto il mondo”.











STORIA DEL MURALISMO alla Mudec Invasion
Una mostra sull’arte urbana in un museo pubblico non poteva prescindere da una narrazione storica del fenomeno artistico, che è stata affidata a Silvia Bignami, storica dell’arte.
Il racconto inizia negli spazi dell’Agorà, la piazza delle culture del museo, raccontando un passaggio fondamentale per comprendere la street culture del 21° secolo: la matrice storica del muralismo contemporaneo. Bignami traccia l’evoluzione del muralismo nel XX secolo, partendo dal Messico postrivoluzionario passando per l’America del New Deal e l’Italia del Ventennio, fino alle esperienze degli anni ’60 tra Cile ed Europa. Si arriva poi alla fine del secolo, con l’esplosione dei graffiti tra Stati Uniti e Italia. Tecniche, linguaggi e scopi delineano il profilo di un’arte inscindibile dall’approccio politico e comunitario, dove proteste, contraddizioni e censure sono parte integrante della dimensione sociale delle opere. Particolare attenzione è riservata anche al Cile, dalle Brigadas Ramona Parras, alla collaborazione con il pittore cileno Roberto Sebastian Matta e alla Biennale di
Venezia del 1974. I focus analizzano tecniche, linguaggi e obbiettivi, mettendo in luce elementi e iconografie comuni. L’epopea messicana dei “tres grandes” (Diego Rivera, David A. Siqueiros e José C. Orozco) costituisce un punto di partenza fondamentale per capire l’evoluzione del muralismo. Tuttavia, la mostra non si limita a questi capitoli storici, ma racconta anche episodi singoli, altrettanto significativi per descrivere un panorama articolato, come il celebre Wall of Respect di Chicago (1967), i murali di Orgosolo e San Sperate in Sardegna realizzati negli anni Settanta o il celebre murale di Keith Haring a Pisa del 1989.
La pittura murale è stata un linguaggio chiave per la scena underground degli anni ’80 e ’90 e il contributo che luoghi di resistenza ed espressività libera quali squat, centri sociali e realtà occupate hanno dato a queste forme espressive è stato determinante per permettere a generazioni di artisti di esprimersi al di fuori dello spazio privato, misurandosi con la pluralità di pratiche condivise, e/o nate da una committenza collettiva.
Negli anni Duemila alcuni fattori tecnici e mediatici hanno determinato una esponenziale crescita di esperienze di arte nello spazio pubblico: il diffondersi di strumenti digitali per la produzione di immagini ha ampliato le possibilità espressive degli artisti; quindi internet e poi, soprattutto, i social media hanno rivoluzionato la loro visibilità, consentendo di documentare e diffondere il proprio lavoro a livello globale, semplificando enormemente semplici scambi e contatti un tempo difficili da costruire. In questo solco si è diffusa la cosiddetta “street art”, caratterizzata da immagini provocatorie e d’impatto, solitamente di piccole dimensioni, realizzate rapidamente in spazi affollati e visibili con stencil, sticker, poster. Un linguaggio che continua a rappresentare una risposta artistica all’invasione pubblicitaria delle città e che troverà spazio anche nel palinsesto degli eventi collaterali alla mostra, con workshop dedicati alle principali tecniche utilizzate sia per gli adulti ma anche per il pubblico dei più piccoli.
Tornando al muralismo a pennello e realizzato su committenza, questo linguaggio non si è mai del tutto interrotto subendo tuttavia decenni di stasi, per arrivare, oggi più che mai, a una diffusione esponenziale nel secolo XXI, con la formazione di una scena straordinariamente ricca e diversificata di artisti che grazie all’emergere di nuove committenze (sia pubbliche, sia private) e grazie al fenomeno dei festival di arte urbana, che conta nel mondo esperienze trentennali, hanno potuto sperimentare un forte rilancio. Il muralismo che è arrivato ai giorni nostri è basato su sistemi di professionalità e su portatori di interesse fondamentali per ogni progetto urbano. Gli artisti rimangono certo i primi protagonisti, ma non si può non considerare l’importanza di associazioni, singoli curatori, case di produzione, tutti quei soggetti chiave per la produzione di opere di arte
urbana, impegnati nel dialogo con le istituzioni per promuovere questo linguaggio come collaborativo e non vandalico. Il muralismo è un linguaggio necessariamente inclusivo che ha trovato la sua strada nel tempo e indipendentemente da tante altre espressioni artistiche che sono invece assolutamente esclusive.
Il muralismo si distingue così dal mercato dell’arte tradizionale, imponendosi come pratica fortemente basata sull’ascolto delle comunità e sulla collaborazione, al suo massimo con l’arte cosiddetta “partecipata”.

Fotoservizio allestimento Mudec Invasion Milano: Carlotta Coppo, marzo 2025