8 Novembre 2019

La “Freedom” di Zucchero: “Vivere la vita in stile country mi tiene puro”

Esce il disco nuovo del cantautore emiliano che parla di tempi difficili: "Ma trovo sempre la luce".

8 Novembre 2019

La “Freedom” di Zucchero: “Vivere la vita in stile country mi tiene puro”

Esce il disco nuovo del cantautore emiliano che parla di tempi difficili: "Ma trovo sempre la luce".

8 Novembre 2019

La “Freedom” di Zucchero: “Vivere la vita in stile country mi tiene puro”

Esce il disco nuovo del cantautore emiliano che parla di tempi difficili: "Ma trovo sempre la luce".

Anticipato dal primo singoloFREEDOM”, oggi, venerdì 8 novembre, esce in tutto il mondoD.O.C.” (Polydor/Universal Music), l’atteso nuovo disco di inediti di ZUCCHERO “SUGAR” FORNACIARI. “Sottolineo i mali di questo tempo ma lo faccio con una luce” dice Zucchero presentando il disco alla stampa italiana in una suggestiva location vintage. Il tutto è voluto perché il disco nuovo, “a parte essere molto intimo e rivelatorio, ha anche una matrice di autenticità che ho voluto riprendere”, dice il protagonista. Che per fortuna ha preservato le sue radici, anche musicali, restando “sempre a vivere da puro in stile country”.

In molte delle 11 canzoni (ci sono nei vari formati 3 bonus) ci sono argomenti inediti che Fornaciari non aveva toccato prima. La fede, o quello che ne consegue, è quasi una costante. “Eppure non è la prima volta che ne parlo – confessa lui – anche in cose tipo ‘Così celeste’ faccio riferimento prorio a quello, non è una donna. Ma è la fede che colora l’anima”.

Zucchero ha raccontato di non aver pensato a un titolo per questo album, solo all’ultimo giorno di consegna gli è venuta un’idea: “La casa discografia era agitata perché non volevo mettere titolo ero lì che giravo in fattoria e parlavamo dei prodotti di prodotti di origine controllata e raccontavano del bio. E quindi ho pensato…DOC, si dice così in tutto il mondo poi mi sono accorto che vuol dire anche disturbo ossessivo compulsivo! Ma va bene, mi rappresenta lo stesso“.

I temi sono personali questa volta, mancano quei sottintesi e doppi sensi tipici dei suoi testi più irriverenti: “Sono quasi geloso di questo album, quasi non volevo che uscisse perché c’è troppo dei miei ricordi. Come quello di mio padre, che a Pasqua quando arrivava il prete a benedire la casa diceva che non lo voleva, perché era tutto nero e non lo accettava perché si professava ateo da vero emiliano. Poi all’ottavo anno della sua malattia si è alzato dal tavolo con occhi lucidi e ha fatto il segno della croce accettando questa visita..non so che è successo ma credo che abbia pensato: aspetta che non si sa mai. E questo testimonia che a qualcosa bisogna aggrapparsi”.

Tra gli artisti italiani più amati e apprezzati nel mondo con oltre 60 milioni di dischi venduti, Zucchero torna a distanza di 3 anni e mezzo dal precedente “Black Cat”, e dopo la doppia uscita di “Wanted” nel 2017-18 che celebrava 35 anni di carriera. Non ha mai abbandonato la sua amata Emilia in tutti questi anni: “Non mi sono abituato in altri posti, non mi sento a casa mia” dice.

L’album è disponibile in 3 versioni: CD, Doppio Vinile e in una versione Doppio Vinile speciale color arancio (edizione limitata in esclusiva per Amazon).

Da aprile 2020 “D.O.C.” verrà presentato live in tutto il mondo partendo dall’Australia per arrivare nel nostro Paese il prossimo settembre all’Arena di Verona, luogo definito da Zucchero come «uno dei più bei posti al mondo per fare musica», per le uniche date italiane del tour mondiale. “Per me è come la Royal Albert Hall di Eric Clapton. Lui mi invitò nel 1990 per la mia prima volta all’estero e mi disse che quella era come un traguardo, una casa sicura. In più fare tanti concerti nella stessa arena ti permette di fare vita più rilassata, dormi quanto vuoi, mangi quanto vuoi. Se la tua musica si sposa bene con la struttura, la bellezza e il suono, è un vantaggio. Ci sono dei posti che hanno una magia già dentro”.

Sta già progettando anche addirittura il tour del 2021, nonostante abbia alle spalle anni e anni di concerti. Nella sua carriera ha venduto oltre 60 milioni di dischi, di cui 8 milioni con l’album “Oro, incenso & birra”. Oltre a essere il primo artista occidentale a essersi esibito al Cremlino dopo la caduta del muro di Berlino, Zucchero è anche l’unico artista italiano ad aver partecipato al Festival di Woodstock nel 1994, al Freddie Mercury Tribute nel 1992 (nominato anche ai Grammy Awards).

Nel 1980 formò la band “Taxi” e nel 1981 si classificò primo al Festival di Castrocaro con il brano Canto te, a pari merito con la cantante Marina Fiordaliso. Nel 1982 esordio a Sanremo.

Anche pensando a questo oggi canta ‘Freedom’: “Che per noi è una parola usatissima ma ho pensato siamo veramente liberi? Io l’ho persa questa libertà, è una finta libertà, siamo controllati condizionati, una libertà apparente. Ecco perché faccio una vita country e cerco di essere genuino lontano dalle distrazioni. E mi proteggono pure in paese, non mi fanno disturbare. Il fatto è che quando esco dal ritiro non mi sento libero”.

In un’altra canzone nuova parla dell’essere fighi a tutti i costi: “Dico: Vittime del cool e spero non si facciano doppi sensi banali. Per me chi è cool ha atteggiamento da star o vip e vive di apparenza, non so perché c’è bisogno di essere cool a tutti i costi per emergere. Vorrei che la gente si manifestasse com’è.
Forse sono pensieri un po’ romantici, ma vorrei vedere un mondo più genuino”.

Ha viaggiato tanto ma alla fine è tornato sempre nella sua Emilia: “Ho pensato a lungo di poter abitare potrei abitare a New York o Los Angeles ma poi torno al paese, al Belpaese e me ne rallegro. Anche se ultimamente penso che forse l’hanno fatto gli altri prima di noi questo paese bello. Perché le radici, i costumi vengono tutti dal passato, di bello c’è rimasto quello che hanno fatto gli altri. Per questo tutta la corruzione di Roma capitale e le diatribe dei politici mi hanno disgustato. Si sono presi tutta l’oca e il pito, come si dice in campagna”.

Zucchero però resta legato all’Italia: “La perdono, è il mio paese e so quanto è importante avere radici. Da bambino sono stato sradicato, mi anno portato via dalla campagna, a dieci anni vivevo in un mondo alla don Camillo e Peppone. Il loro tempo era litigare sulle ideologie ma alla domenica ci si riuniva a pranzo perché c’era un rispetto oltre la diatriba. Non mi sembra ci sia lo stesso sentimento oggi”.

Lo storico press office di Zucchero, Riccardo Vitanza, mostra la grafica della copertina dell’album “D.O.C.” in uscita oggi sul mercato internazionale.

Della situazione politica e sociale parla mal volentieri, oggi: “Non ho avuto mai pregiudizi nei confronti delle persone di colore, ho sempre lavorato con musicisti di colore è impensabile e ingiustificabile essere razzisti, è una storia che dovrebbe essere dimenticata e invece ritorna. Questo lo dico ora ma quando sono sul palco il mio mestiere è trasmettere sentimenti ed emozioni, non mi metto a parlare di politica anche se qualche volta in passato ho fatto”.

Non ha molta fiducia negli esperimenti di sensibilizzazione, forse perché ha fatto molto in passato in questo senso e poco sembra essere cambiato: “Ho la sensazione che non vengano recepite alcune cose da un pubblico in concerto. Quante cose abbiamo fatto per Nelson Mandela, io con Bono, Peter Gabriel e Bob Geldof ci siamo adoperati per tante cause…Penso al live 8 ma non ci hanno ascoltato, il debito è stato azzerato? La fame nel mondo? Menomale che c’è Greta perché è da troppo tempo che i ragazzi non si incazzano per qualcosa. Perlomeno smuove i ragazzi e li fa uscire di casa. Ma il mio mestiere è quello di intrattenere, del resto da me mai sentirete dire ‘grazie di esistere’, ‘siete ventimila cuori che battono all’unisono’. Sono sciocchezze che non voglio siano dette manco a me. Magari dico: a buon rendere”.

C’è stato un episodio che lo ha ferito nel suo passato: “Nella tournée di Spirito DiVino (1995) dissi una domenica pomeriggio in tv: abbiate cura di voi, usate il preservativo. Il risultato fu che dopo le lettere di protesta mi hanno buttato fuori dalla Rai. Il motivo era che i telespettatori si erano lamentati che mentre erano a pranzo con i figli avevano sentito quella parola”.

Specie in questo primo singolo dall’album nuovo, Zucchero ha abbracciato sonorità dance: “Non sono diventato dance all’improvviso ma lo sono sempre stato perché ho avuto sempre passione per la cassa in quattro, sono tutte derivazioni del blues. Da amante della batteria che è uno strumento incredibile, ho sempre sostenuto la ritmica che è alle fondamenta della musica. Per questo scelgo batteristi insoliti e diventa più blues e interessante”.

Non ho voluto collaboratori altisonanti come Eric Clapton o Bono Vox in questo 14esimo album di inediti: “Volevo giovani e tutti gli artisti che ascoltandoli di recente, mi hanno dato una speranza. Frida Sundemo è una cantautrice svedese e crea le melodie più belle, non scontate ed è un’autrice imprevedibile. Per questo la sua voce è parte della mia voce, cantiamo all’unisono dall’inizio alla fine nel pezzo ‘Cose che già sai'”.

Zucchero Sugar Fornaciari è attivo in campo musical dall’esordio con “Gli amici del mare” nel 1971. Il suo concerto nel dicembre 2012 all’Istituto Superiore di Arte di L’Avana con oltre 80.000 persone è stato ritenuto il più grande live mai tenuto da un cantante straniero a Cuba sotto embargo.

Per il resto, passioni e fascinazioni nel mondo di Zucchero non sono cambiati. “Ho scritto l’apertura di questo disco intitolandola ‘Soul Mama’ perché volevo c’entrasse un po’ di messa afro-americana, una delle esperienze forti della mia vita. C’è del gospel, ovvio. C’è dell’Italia che mi piace e che è mia, come Francesco De Gregori che mi aveva chiamato dal vivo a ricantare la nostra collaborazione ‘Diamante’ e ha lanciato l’idea per collaborare di nuovo. Così è nata. Invece la nuova collaborazione con Davide Van De Sfroos me l’ha suggerita lui. Io lo conoscevo perché aveva scritto un brano profondo e difficile per mia figlia Irene. E per me invece ha creato un testo con una musica che poi ho tagliato e ricucito per farlo diventare ‘Testa o croce'”.

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Christian D'Antonio

Christian D’Antonio (Salerno,1974) è direttore responsabile della testata online di lifestyle thewaymagazine.it. Iscritto all’albo dei giornalisti professionisti dal 2004, ha scritto due libri sulla musica pop, partecipato come speaker a eventi e convegni su argomenti di tendenza e luxury. Ha creato con The Way Magazine e il supporto del team di FD Media Group format di incontri pubblici su innovazione e design per la Milano Digital Week e la Milano Design Week. Ha curato per diversi anni eventi pubblici durante la Milano Music Week. È attualmente ospite tv nei talk show di Damiano Gallo di Discovery Italia. Ha curato per il quartiere NoLo a Milano rassegne di moda, arte e spettacolo dal 2017. In qualità di giudice, ha presenziato alle manifestazioni Sannolo Milano, Positive Business Awards, Accademia pizza doc, Cooking is real, Positano fashion day, Milan Legal Week.
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