Quando si perde fiducia nell’Italia, tocca andare a vedere cosa si fa per la preservazione e l’amore della terra. La Cantina di Serra Ferdinandea in Sicilia, in provincia di Agrigento, è un luogo di produzione di vino pregiato nato dal nulla, da un abbandono di 400 anni. La direttrice Cecilia Carbone, genovese di nascita e cosmopolita di vocazione, è arrivata qui in pianta stabile 7 anni fa. Voleva portare l’idea dell’agricoltura biodinamica in un territorio dove non se n’era sentito ancora parlare. Ma ha fatto di più: oggi la sua impresa è uno spazio culturale a tutti gli effetti. Chi viene qui viene contaminato dall’amore per il territorio, dal rispetto per i processi naturali, dalle idee che Cecilia persegue.
Questo è un luogo di assoluto fascino e di bellezza incontaminata. La tenuta che si sviluppa tra Menfi e Sciacca, nei pressi del Lago Aracio, è di quanto più lontano dalla frenesia turistica e cittadina si possa immaginare. Qui Cecilia Carbone ha recuperato una stalla, che è diventata la sua abitazione ‘accesa’ solo da luce naturale. E qui ha progettato un sistema di accoglienza per ospitare eventi, favorire il dialogo e celebrare la ricchezza del territorio siciliano.
Ma soprattutto questo è il cuore di Serra Ferdinandea, un’azienda agricola nata nel 2019 grazie alla collaborazione tra le famiglie Oddo e Planeta, entrambe attive nel mondo vitivinicolo rispettivamente in Francia e in Sicilia. Il progetto si distingue per una visione organica che va oltre la produzione di vino, attraverso un approccio agricolo integrato e polifunzionale. Ogni coltivazione e attività dell’azienda contribuisce all’equilibrio dell’ecosistema, dove l’intervento delle pratiche agricole si fonde con la natura circostante. Non limitandosi alla produzione di un singolo prodotto, Serra Ferdinandea promuove un’agricoltura sostenibile e rispettosa del territorio, reinterpretando in chiave moderna l’antico concetto di “organismo agricolo”.

Fin dall’inizio, l’azienda Serra Ferdinandea (che prende origine dal nome dalla celebre isola Ferdinandea che spuntò al largo del mare antistante la tenuta per un fenomeno vulcanico nel 1831) ha scelto un metodo agricolo biodinamico. Ciò vuol dire che tutte le attività che si sviluppano qui vengono fatte da Cecilia e i suoi braccianti rispettando e valorizzando la biodiversità di un territorio che negli ultimi 400 anni è rimasto incontaminato da qualsiasi forma di agricoltura. L’azienda si estende oggi su circa 110 ettari tra 400 e 500 metri di altitudine, tra boschi, coltivazioni, vitigni e macchia mediterranea, sulle colline tra Sciacca e Sambuca di Sicilia, a pochi chilometri dal mare e dal Monte Kronio. Questo territorio è legato alla storia della leggendaria Isola Ferdinandea, emersa nel 1831 e rapidamente scomparsa sotto le acque del mare. La sua apparizione fugace ha ispirato autori come Jules Verne, Luigi Pirandello e Andrea Camilleri. Oggi, l’isola si trova a 15 miglia dalla costa di Sciacca, a una profondità di 7 metri sotto il livello del mare. E riecheggia nelle etichette di Serra Ferdinandea, che ritraggono mostri marini per metà emersi: “Mi sembrava giusto celebrare l’attenzione per l’emerso e il sommerso in egual misura – dice Cecilia – del resto questo concetto è il cuore dell’agricoltura biodinamica. Che prepara il suolo per anni prima di avere i frutti in superfice“.
PROGETTO AGRICOLO
Serra Ferdinandea è un progetto agricolo nato con l’obiettivo di preservare e rigenerare il territorio siciliano, valorizzandone la storia e il patrimonio naturale. La gestione della terra si ispira a un’antica tradizione, tramandata da chi coltivava per il proprio sostentamento, in un contesto rimasto incontaminato per decenni. Serra Ferdinandea evolve questo modello, trasformando il terreno in una “tavola agricola” capace di fornire tutti gli elementi nutritivi necessari per un pasto equilibrato: proteine, carboidrati, energia, frutta, fibra e zuccheri. Il progetto invita a riscoprire il legame tra l’uomo e l’ambiente, riportando l’attenzione sul paesaggio collinare, sul respiro dei venti, sulla vicinanza al mare e sulla valorizzazione del suolo come matrice vitale e organica.
LE PERSONE
Il team Under 40, formato dall’agronomo Giacomo Marrone, dall’enologo Calogero Riportella e coordinato da Cecilia Carbone, responsabile che guida con passione il progetto, fa di Serra Ferdinandea un esempio di vivacità e innovazione a livello locale, non solo sul piano produttivo, ma anche in termini di gestione.
IL TERRITORIO
Il dominio agricolo di Serra Ferdinandea si estende su 110 ettari, di cui 17 dedicati ai vigneti—15 dei quali già produttivi, coltivati con varietà di Grillo, Sauvignon Blanc, Syrah e Nero d’Avola. Sono inoltre presenti 10 ettari riservati alla coltivazione di ceci, fichi bianchi, l’antico grano Perciasacchi e maggese. La proprietà include 60 ettari di bosco e macchia mediterranea, 50 arnie per la produzione di miele millefiori da api nere sicule e 11 mucche da pascolo su 10 ettari di terreno. Risalendo dal mare verso le colline, a Serra Ferdinandea il paesaggio cambia e diventa quasi montuoso, alternando prati e creste rocciose che assumono la conformazione a “sella”, in dialetto siciliano “serra”. I terreni derivano dalla disgregazione e alterazione di rocce in parte marine che ancora affiorano ai margini e sono pressoché vergini, nel tempo plasmate soltanto dagli elementi naturali e dalla pastorizia: qui la vita microbica e degli organismi terricoli non è mai stata disturbata.
LA PRODUZIONE
A Serra Ferdinandea non si fa solo vino. Tutte le coltivazioni seguono i princìpi dell’agricoltura biodinamica.
I vini – Le scelte varietali sono state attentamente orientate verso la valorizzazione delle uve in un territorio fertile e fresco: Nero d’Avola e Syrah per i vini rossi, Grillo e Sauvignon Blanc per quelli bianchi. La produzione conta complessivamente circa 40.000 bottiglie e si concentra su tre vini Sicilia DOC, espressione della contaminazione tra uve autoctone e alloctone.
Nutrimenti – Nutrimenti che favoriscono la crescita e non solo la funzionalità: pasta, farine e legumi provenienti da antiche varietà locali, accompagnati dal miele di ape nera sicula.
La pasta e la farina sono di grano Perciasacchi, una antica varietà di grano il cui nome deriva dalla forma del chicco in grado di bucare (perciare) i sacchi di juta atti al trasporto. Proveniente dalla famiglia dei grani turanici, coltivati nella regione Khorasan nel nord est dell’Iran da millenni, il Perciasacchi nel tempo si è diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo, trovando condizioni particolarmente favorevoli nel sud Italia.
I ceci e la farina di ceci sono di varietà Sultano, un’antica varietà anticamente usata per essere trasformata in farina grazie alla tenacia e alla compattezza del frutto. La “Sultano” è una cultivar del “cicer arietinum”, pianta erbacea annuale della famiglia delle leguminose originaria del Medio Oriente e coltivata da tempo immemore in tutto il bacino del Mediterraneo.
Il miele millefiori viene da ape nera sicula, specie autoctona dell’isola, nel pieno rispetto della biodiversità della fauna locale disponibile a partire dal 2023.
LA CANTINA
La cantina di Serra Ferdinandea, situata a Menfi, è la prima cantina urbana della zona. Nel cuore della cittadina, la struttura non solo mantiene la sua originaria funzione produttiva ma vuole essere un punto di incontro culturale e sociale che rispecchia l’immagine e i valori di Serra Ferdinandea. Inaugurata con la vendemmia del 2023, la cantina ospita, oltre alla produzione di vino, un wine-shop, una sala degustazione e una cucina per pranzi sul posto. A completare la sua offerta, la cantina include un centro dedicato alla biodinamica, spazi per workshop e conferenze. L’uso di materiali di recupero e manufatti artigianali locali sottolinea l’impegno nella valorizzazione del territorio.

Dopo l’acquisizione e l’adattamento del sito, la cantina è stata inaugurata con la vendemmia del 2023 e a breve vedrà l’inaugurazione di un wine bar. Il sito combina spazi interni ed esterni con una vasta corte centrale, e grazie alla sua posizione più centrale rispetto all’organismo agricolo esteso e dislocato di Serra Ferdinandea, crea un legame forte con la comunità locale, offrendo non solo vini di qualità ma anche un luogo di aggregazione e conoscenza.
Cecilia Carbone racconta: “A Serra Ferdinandea, ci siamo presto resi conto che il metodo biodinamico non può essere considerato un’aggiunta, ma piuttosto un’integrazione al sistema produttivo aziendale. Non volevamo limitarci a creare un’azienda ordinaria ma fare dell’armonia con la terra e dei suoi saperi la nostra visione. Deve essere visto come una componente di un complesso metodo sinergico che mira al raggiungimento di risultati
coerenti con la natura del territorio, e con gli obiettivi di Serra Ferdinandea: creare vini pregiati attraverso un’agricoltura che segue i principi della biodinamica, valorizzare la qualità del terreno tenere conto del ruolo del terroir”. La biodinamica diviene così, uno dei pezzi principali di un puzzle agricolo complesso.


ne ha ben presente il legame plurisecolare, dai re normanni fino a Voltaire e Sciascia. Così è stato in
vitivinicoltura, con frequenti e reciproci scambi di varietà e di tecniche. Il progetto di Serra Ferdinandea (17 ettari di vigneto già piantati in una foresta di circa 50 ettari) intende rinnovare quel legame, dando vita a un’azienda eminentemente siciliana, ma che alla più profonda conoscenza della tradizione viticola ed enologica dell’isola aggiunge una decisa impronta francese.

LE ALTRE COLTURE
Per tradizione e per valore agricolo, il grano antico, di difficile gestione, Perciasacchi, viene seminato a Serra Ferdinandea a novembre e raccolto a luglio perché diventi farina e semola dalla quale otterremo poi il nostro pacchero integrale. non potevano mancare i ceci. Importanti per il loro alto valore nutritivo, questa varietà presenta una buccia sottile che gli permette di essere tra le varietà più digeribili di legumi.
Il cece intero nasce da circa 2 ha di terreno seminati con una varietà antica chiamata sultana, anticamente usata per fare farina di ceci vista la tenacia e compattezza del frutto. Il Cece liscio “Sultano” è una cultivar del “cicer arietinum”, pianta erbacea annuale della famiglia delle leguminose originaria del Medio Oriente e coltivata da tempo immemore in tutto il bacino del Mediterraneo.

IL TERRITORIO
Siamo in un territorio vergine unico, che non vede l’aratro da secoli, un crocevia tra ambiente Mediterraneo e di montagna (altitudine, illuminazione, territorio intatto), un complesso sistema/organismo agricolo.
Una pianta è un organismo vivente così come il sistema humus-terreno, il compost, l’animale, l’azienda agricola, il pianeta, le persone. Riconoscere queste realtà, operare non solo a seguito di pensieri dicausa-effetto, ma osservando alla maniera di Johann Wolfgang Goethe, significa sperimentare un pensare diverso. L’agricoltura biodinamica è un percorso che, anche attraverso visioni e pratiche porta Serra Ferdinandea ad essere creatore di un organismo aziendale denso di vita e diffusore di prodotti sani e di vitalità.
Custodia della biodiversità per noi vuol dire anche inserimento di piante che fanno parte di una tradizione che sta scomparendo. “Per questo abbiamo deciso di piantare il fico bianco, parente lontano del dottato pugliese”, dice Cecilia Carbone.
L’ape nera sicula è invece l’ape autoctona siciliana che popola la regione da millenni. È caratterizzata da grande resilienza e dalla mancanza assoluta di azioni di selezioni produttive/comportamentali che hanno lasciato inalterata la sua memoria genetica e la sua capacità di adattamento. 50 arnie completano il quadro dell’organismo agricolo di Serra Ferdinandea. Cecilia riferisce: “Abbiamo deciso di produrre miele millefiori per raccontare l’estrema biodiversità che caratterizza questi terreni e la diversità di fioriture attraverso le stagioni“.
