C’è qualcosa di molto umile e realistico in quello che Marco Carta racconta alla vigilia della pubblicazione di Tieniti forte, il suo sesto album. “Non voglio fare rivoluzioni con la mia musica – ci dice – vorrei solo migliorami e guardarmi indietro con orgoglio”.
Questo nuovo capitolo arriva dopo l’ottimismo del singolo “Il meglio sta arrivando” (scritto da Davide Simonetta, Raige e Luca Chiaravalli) e quasi a 10 anni dal trionfo ad Amici (2008) seguito dalla vittoria al Festival di Sanremo nel 2009. Ecco come è cambiato in pubblico e in privato, il cantante sardo con uno dei seguiti più fedeli nel pop italiano.
Perché Tieniti Forte? Sembra un titolo ambivalente.
Lega perfettamente i brani che hanno tutti l’esigenza di imparare a resistere. Tenersi forte per non perdere un amore che deve ancora dare il meglio o per resistere alla distanza e alla velocità del nostro tempo. È anche un riferimento all’inizio della mia carriera, con la popolarità improvvisa che mi faceva sentire come un bimbo che per la prima volta sale sulle montagne russe. Ho imparato a tenermi forte.
Sei molto prolifico, esci sempre con cose nuove. Esigenze personali o di contratto?
Non lo faccio per senso del dovere, ogni uscita nasce da una vera esigenza. Quando sento le lagne per radio sinceramente cambio stazione. Non ne potevo più, volevo fare un disco ottimista. Volevo dire al mio pubblico che il meglio sta arrivando, volevo lanciare qualcosa di positivo.
Ti sarai fatto un’idea personale di come sta andando l’Italia ultimamente…
Lo so che non ci sono segnali positivi in giro, c’è un’effettiva crisi ma anche molto pessimismo. Il calo del lavoro, gli immobili che non valgono più come prima, molti se ne vanno da questo che è il Paese più bello del mondo. Mi dispiace, la vita ci mette davanti a delle sfide, me ne rendo conto, ma se tutto fosse facile da conquistare non ci sarebbe la felicità.
Cosa dici al tuo pubblico di giovani che ti segue?
Che non posso obbligare a pensare al meglio, ma ogni tanto farebbe bene pensare che il meglio debba ancora arrivare. Non state chiusi in casa davanti al pc, c’è un mondo fuori che vi aspetta. È questo il karma di questo disco nuovo.
In Tieniti Forte hai una maggiore sicurezza in come affronti la musica. Come sei cambiato in questi anni?
Sono 9 anni che faccio questo mestiere, sono stato il primo vero vincitore discografico uscito da un talent in Italia e ho scontato tutti i pregiudizi connessi a questa condizione. La musica fa parte di me da quando ero bambino, ora arriva il difficile perché voglio migliorarli, umanamente e anche professionalmente. Faccio del mio meglio, sto prendendo lezioni di piano ed è difficile, perché non sono più un ragazzino. Se lo avessi fatto prima avrei imparato più velocemente. Ovviamente non mi sento vecchio, ahahah!
Che posto hai nella musica italiana, secondo te?
Non mi so collocare, non sta a me dirlo. Però mi sembra che dopo anni di immobilismo e omologazione si stia muovendo qualcosa. Mi fa piacere essere parte di questa trasformazione, sono orgoglioso di non voler imitare a tutti i costi il sound di Justin Bieber come hanno fatto altri per anni. Luca Chiaravalli è stato cruciale in questo.
Lui è un grande produttore che sta lavorando molto in questo momento. Non è un’omologazione anche questa?
Sono onorato perché è stato lui a suggerire di fare qualcosa assieme, è molto riconoscibile. Per me lui è un falchetto, ha l’occhio lungo. Il rischio omologazione l’abbiamo superato visto che accanto alla sua mano c’è quella di Davide Simonetta, che è un lord dal gusto raffinato. Pensa che è stato Luca a ricordarmi che nel 2010 mi aveva mandato una canzone che avevo incluso in un disco. Quindi abbiamo riannodato una collaborazione che era già iniziata anni fa.
Parlami dei tuoi colleghi, vorresti fare delle collaborazioni? Segui ancora i talent?
Certo, seguo molto Malika Ayane e Annalisa. Ascolto Ed Sheeran e Bruno Mars ma non necessariamente faccio musica ispirata a loro. Mars poi è troppo veloce per me, sarebbe impensabile. Di Amici mi piace seguire il successo dei nuovi ragazzi, vedo sempre che sono alti nelle classifiche. Forse va meno bene a quelli di X Factor ultimamente, a me piaceva molto Roshelle.
Se dovessero chiederti di andare a fare il couch?
Ovviamente accetterei di tornare “a casa”. Se mi venisse offerto in contemporanea, sceglierei Maria. Ogni canzone per me è un esercizio nuovo, interessante, ti porta a imparare. Fare questo processo con altri ragazzi mi piacerebbe. Come mi piacerebbe tornare a Sanremo con la canzone giusta. E suonare un giorno a San Siro. Sono i miei sogni, mi sa che l’ultimo però non posso permettermelo.
Il rapporto col tuo pubblico è sempre stato molto stretto. Come fai a essere così legato ai tuoi fan?
Gli dedico tempo. Quando ci incontriamo c’è il rito che va in questa sequenza: foto, bacio, abbraccio e chiacchiera. Poi mi dispiace per quelli che sono in fila da ore e magari c’è poco tempo. Però incontrarli è bellissimo, molti sono cresciuti con me. E poi ci sono quelli nuovi, sempre giovani. Sono fortunato a vederli cambiare. Pensa che qualche tempo fa è venuta una fan che aveva fatto la prima foto con me a 7 anni…non la riconoscevo, era una donna!