C’è una storia vera alla base di Oliva Denaro, il monologo che Ambra Angiolini sta portando sui palcoscenici di tutta Italia in questi giorni, e c’è un romanzo omonimo, scritto da Viola Ardone, una delle penne più interessanti della letteratura contemporanea, da cui Giorgio Gallione e la stessa Angiolini hanno tratto il monologo. Entrambi, monologo e romanzo, si rifanno alla vicenda di Franca Viola, la ragazza siciliana che a metà degli anni 60 fu la prima, dopo aver subito violenza, a rifiutare il cosiddetto “matrimonio riparatore”.
Era la fine del 1965 quando Franca Viola fu rapita e stuprata da Filippo Melodia e alcuni suoi “compari”, per ritorsione contro la famiglia di lei che non aveva acconsentito al fidanzamento dei due ragazzi perché il Melodia era legato alla Mafia. Con gran dignità, i genitori della ragazza appoggiarono la sua decisione di non accettare la “paciata”, il matrimonio riparatore che – secondo l’articolo 544 del codice penale di allora – avrebbe estinto automaticamente il reato, e anzi di denunciare l’aguzzino e i suoi complici, ben sapendo di mettersi contro tutto il paese intriso della morale bigotta dell’epoca. Già, la morale. Perché in quel lontano 1965, lo stupro era ritenuto un reato contro la morale, non contro la persona. E, cosa ancora più avvilente, lo sarebbe rimasto fino al 1996!
In questo monologo, Oliva Denaro è l’alter ego letterario della vera protagonista, una ragazza “nata libera e cresciuta ingabbiata”. Fin dalle prime battute si capisce il contesto medievale che permeava i paesi siciliani (e non solo) dell’epoca: “La figliola è una brocca: chi la rompe se la piglia” e “se sorridi a un giovane, gli hai già detto sì” sono alcuni degli adagi con cui la madre educa la figlia, lasciando invece tutte le libertà al figlio maschio, anche se più piccolo. È una storia di crescita e di emancipazione che scandaglia le contraddizioni dell’amore (tra padri e figlie, tra madri e figlie) e si insinua tra le ambiguità del desiderio, che lusinga e spaventa. Ma Oliva, proprio come Franca Viola, decide di essere protagonista delle proprie scelte, circondata da una famiglia che impara con lei e grazie a lei a superare ricatti, stereotipi e convenzioni. Un padre che frequenta il silenzio e il dubbio, ma che riuscirà a dire alla figlia “se tu inciampi io ti sorreggo”, e una madre che, dapprima più propensa a piegarsi alla prepotenza e al fatalismo, riuscirà infine a spezzare le catene della sottomissione e della vergogna.
Lo spazio agito è quello dell’orto di casa Denaro, pieno di agrumi siciliani e soprattutto di arance, rosse come la passione, il sangue, la vergogna. Il succo che ne stilla la protagonista è quello aspro del sopruso, da cui nasce più forte la voglia di giustizia e di riscatto. Al centro della scena, troviamo un’Ambra Angiolini in piena forma, che conferma di aver raggiunto la piena maturità di attrice con un personaggio difficile, pieno di sfaccettature, ingenuo e agguerrito, impaurito e determinato a seconda dei momenti. Difficoltà doppia, se si pensa che durante il monologo presta voce e corpo anche agli altri personaggi del dramma, riuscendo a rappresentare efficacemente anche gli altri punti di vista. Il grosso lavoro di mimesi la porta a parlare con disinvoltura con accento siciliano e anche a muoversi e a gesticolare in modo “teatrale”, alla maniera delle donne del sud. Il suo studio del personaggio la rende credibile sia quando – all’inizio -, quindicenne, si affaccia alla vita sia quando – più tardi – la rincontriamo donna adulta, carica di un inesprimibile dolore. La messa in scena di Giorgio Gallione valorizza le doti dell’attrice creandole uno spazio in cui si muove a proprio agio. La scrittura, cruda nei momenti apicali ma non priva di ironia e leggerezza nel suo complesso, aiuta a rendere lo spettacolo pienamente godibile, agile e con un buon ritmo. Da segnalare la colonna sonora, un omaggio a Mina e a tutte le cantanti che – tra gli anni Sessanta e Settanta – cantavano di donne forti ed emancipate, così in contrasto col contesto della nostra storia eppure così affini al sentire della sua protagonista. Una storia esemplare che parla di libertà, civiltà e riscatto.

Lo spettacolo con Ambra Angiolini è al Teatro San Ferdinando di Napoli fino a domenica 23 marzo 2025, poi in giro per la Puglia e la Toscana, infine a Milano, al Teatro Franco Parenti dal 24 aprile al 4 maggio.
Recensione a cura di Davide D’Antonio. Foto di Ambra Angiolini gentilmente concesse da Teatro di Napoli.